L’evento (geo)economico più rilevante sul piano globale, in questo periodo, non è stata la “tregua armata” nella guerra commerciale tra America e Cina in occasione del G20 di Osaka, fatto scontato per i possibili danni ad ambedue in caso contrario, ma l’avvio del trattato di libero scambio tra Ue e Mercosur, cioè l’area economica integrata del Sudamerica, che si aggiunge ai recenti trattati doganali con Giappone, Canada, Vietnam (in chiusura) e a più di una decina di altri già attivi o in studio.
Il punto: un’Ue capace di fare accordi commerciali molto strutturati con mezzo mondo è un oggetto che merita nuove valutazioni da parte dell’Italia. La prima è che la politica estroversa dell’Ue è un formidabile moltiplicatore di potenza per l’export italiano. Questo è spinto, per lo più, da piccole imprese. La possibilità per queste di accedere a un mercato estero in modi facilitati e protetti da un trattato è una leva eccezionale per l’espansione mondiale. Così come lo è la rimozione dei dazi. Quindi è interesse italiano potenziare la missione esterna dell’Ue e agirvi come azionista di riferimento smettendo di comportarsi come un dipendente disordinato e rivendicativo.
Semplificando, il costo di più ordine interno (taglio di spesa per l’equilibrio di bilancio, meno stranezze assistenziali, ecc.) sarebbe più che bilanciato dai vantaggi di crescita generati dalla moltiplicazione di capacità industriale-commerciale fornita dall’azione esterna dell’Ue.
La seconda valutazione è che più aumentano i trattati di libero scambio e più vi sarà frizione concorrenziale esterna sule produzioni nazionali. Per esempio, il Mercosur esporta beni agricoli e di allevamento che potrebbero mettere in difficoltà alcune produzioni italiane e già si sono sentite opposizioni. Poiché i calcoli economici mostrano che l’Italia ha molti più guadagni che perdite da tali accordi, la soluzione è generare compensazioni sia europee, sia nazionali per chi potrebbe essere danneggiato invece di bloccare gli accordi stessi.
La terza è che comunque l’America resta il pilastro della domanda globale e che per questo è necessario creare un mercato integrato euroamericano, dando forza negoziale e allo stesso tempo una posizione aperta all’Ue in tempo per l’avvio dei negoziati in novembre. La quarta è che poiché la Francia è ostile all’accordo euroamericano mentre Germania e Italia sono favorevoli, questo tema va considerato nei giochi correnti per la nomina dei vertici Ue.