Il governo è rimasto deluso non tanto dalla conferma del voto basso di affidabilità dato all’Italia dall’agenzia Standard & Poor’s, ma dalla previsione di peggioramento. Si aspettava una previsione di miglioramento a seguito di un premio di euroconvergenza e della ripresa del programma Bce di acquisto degli eurodebiti che riduce i costi di quello italiano, proteggendolo. Perché ciò non è avvenuto mentre la disastrata Grecia ha avuto un voto migliorativo?



La crescita dell’Italia è la terzultima tra le nazioni comparabili. Nel 2020 sarà attorno allo zero, così come nel 2019, con rischi recessivi crescenti. Il debito sta aumentando e tende al 135% del Pil. Il Governo ha impostato un progetto di bilancio che aumenterà sostanzialmente le tasse e non produrrà stimoli sostanziali alla crescita. Il deficit previsto, sul 2,2% del Pil, infatti, non sembra destinato a finanziare investimenti, ma a incrementare la spesa per gli apparati e l’assistenzialismo non produttivo, peraltro già aumentata di oltre il 10% dal 2014 in poi. Infatti, la colpa dell’allocazione sbagliata e dissipativa delle risorse fiscali, nonché del loro impiego più per fini elettorali che di efficacia stimolativa, è anche dei governi precedenti, ma il governo in carica sta peggiorando la situazione.



Pertanto il dato evidente è che Roma continua da decenni a fare una politica economica sbagliata che mantiene costantemente il sistema in bassa crescita e debito crescente. A ciò va aggiunto che non è certo che la Bce possa continuare a lungo a comprare debiti perché ciò produce tassi negativi insostenibili nelle euronazioni più solide, spaccando l’Eurozona. Infatti, Lagarde, dichiarando che ricostruirà la collegialità entro la Bce, ha di fatto annunciato un limite al programma di acquisto dei debiti che avrà la conseguenza di far tornare l’incertezza su quello italiano.



Il Commissario italiano all’Economia, Gentiloni, è stato depotenziato e vigilato dal rigorista Dombrovskis per rassicurare i nordici che l’Ue non sarà lassista sul bilancio italiano. Umiliante. La forza industriale dell’Italia resta notevole, ma dipende da condizioni esterne che favoriscano l’export, ora incerte. In conclusione, il governo, invece di lamentarsi, dovrebbe valutare i motivi per cui l’Italia non riesce a ottenere fiducia all’esterno, ma anche all’interno: il risparmio italiano precauzionale, a scapito dei consumi, per paura di avversità è il più alto nel mondo.

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