Il 2020 era cominciato bene per il presidente del Consiglio Prof. Avv. Giuseppe Conte, ma sta terminando con fuochi d’artificio che, invece di celebrare l’Anno Nuovo, sembrano assediare palazzo Chigi.

All’inizio dell’anno, la prospettiva di forgiare gradualmente e progressivamente un’alleanza strutturale, da lui guidata, tra il Movimento 5 Stelle e i partiti di centro-sinistra e sinistra sembrava plausibile anche perché le elezioni regionali primaverili sarebbero state un ottimo collante. In questo quadro, pareva ipotizzabile l’evoluzione della figura del presidente del Consiglio da quella di «primus inter pares», come previsto dalla Costituzione, in quella di Cancelliere con vasti poteri di guida effettiva, non solo di indirizzo e coordinamento, in tutti i campi dell’azione politica. La pandemia e il ricorso allo stato d’emergenza e a strumenti come i Decreti del presidente del Consiglio dei ministri (Dpcm), emanati anche senza discussione in Consiglio dei ministri e in ogni caso senza dovere essere convertiti in legge da parte del Parlamento, rafforzavano questa idea, che otteneva maggior forza dalle prospettive di una Recovery and Resilience Facility di 209 miliardi di cui, più a torto che a ragione, il presidente del Consiglio si era intestato la primogenitura.



A fine anno, la situazione è molto cambiata e ora i fuochi d’artificio – in gran parte alimentati da “artificieri amici” – sembrano ridimensionare alla grande le aspettative e in certi casi anche preparare un decreto di sfratto. 

In primo luogo, anche se la stampa italiana non ne ha parlato, i giudizi degli osservatori internazionali (non solo degli oppositori interni) sulla gestione della pandemia mettono il Governo italiano tra gli ultimi in classifica. Lo fanno, ad esempio, l’editoriale del numero doppio di Natale e fine anno del settimanale The Economist e l’ultimo libro di Fareed Zakaria (giornalista – Newsweek, Wall Street Journal, The New Yorker – e scrittore molto noto anche in Italia) nel cui ultimo lavoro (Ten lessons for a post-pandemic world) dà i voti alla quality of Government in base ai risultati di come tale qualità si è manifestata di fronte all’aggressione subdola del Covid-19. Ciò vuol dire correggere al più presto la rotta e dare dimostrazione di eccellenza nella campagna di vaccinazione appena iniziata.



In secondo luogo, è stato ricordato al presidente del Consiglio che l’Italia ha avuto un’allocazione (preliminare) della Recovery and Resilience Facility più alta di tutti gli altri Stati dell’Unione europea non grazie alla sua arringa da “avvocato del popolo”. ma per come è stato ridotto il Paese dalla pandemia, e da una gestione per la quale un paio di centinaia di italiani stanno andando ai tribunali interni e internazionali proprio per essere risarciti dalle autorità di Governo. In breve, i finanziamenti europei hanno come causale un impoverimento aggravato da misure contraddittorie ove non improvvisate. Attenzione, come diceva Tevye, il povero lattaio con tante figlie da accasare . e, quindi, da fornire di doti- in una nota commedia musicale (Fiddler on the Roof) della metà degli anni Sessanta del secolo scorso, «non bisogna vergognarsi di essere povero, ma non è neanche il caso di essere orgoglioso». 



Su questa testata ho sempre criticato il Governo per non avere fatto ricorso allo sportello sanitario del Meccanismo europeo di stabilità la primavera scorsa in modo di rafforzare il sistema sanitario prima che arrivasse una “seconda ondata” della pandemia: ora, anche a ragione del disastro sintetizzato nell’alto numero di morti, si levano voci forti all’interno della maggioranza. In materia di Recovery and Resilience Facility, su questa testata si è coerentemente e costantemente sostenuto che c’erano solo due strade: o seguire per tempo la proposta della Fondazione Ugo La Malfa (Fulm) di affidarlo a un ente ad hoc guidato da personalità di grande spicco internazionale o utilizzare le strutture esistenti, se del caso rafforzate con consulenti tramite un processo di evidenza pubblica di selezione di istituti di ricerca e università. La proposta “cabina di regia” guidata dal Cancelliere in pectore è oggetto di critiche severe da parte non solo dell’opposizione, ma anche delle forze di maggioranza. È bene che venga smontata prima di nascere.

In terzo luogo, dopo mesi di “sussurri e grida”, sta esplodendo, all’interno pure della maggioranza, il tema della delega per i servizi segreti che il Prof. Avv. Giuseppe Conte non vuole affidare – come in passato – a uno dei sottosegretari alla presidenza del Consiglio o al ministro dell’Interno. Negli stessi sistemi presidenziali, tali funzioni non sono esercitate dal presidente del Consiglio dei ministri, né dal Capo dello Stato. I “maligni” spifferano che il Prof. Avv. Giuseppe Conte insiste tanto per tenere tale delega per sé in quanto teme il nuovo “delegato” scopra “altarini” (nei rapporti con Donald Trump) che potrebbero gettare cattiva luce ora che alla Casa Bianca sta cambiando inquilino. Per mettere a tacere tali voci, il Prof. Avv. Giuseppe Conte si dovrebbe liberare al più presto di tale “delega”.

Questi tre nodi porteranno a una crisi di governo? Difficile fare pronostici. Da un lato la pandemia potrebbe essere un ostacolo ad andare al voto (ma in Israele, dove il Covid-19 sta mietendo più contagi che in Italia non lo è). Da un altro, gran parte dei parlamentari della maggioranza sanno che in caso di voto perderanno probabilmente i loro scranni.

Tuttavia, continuare a galleggiare senza meta e sprigionando incertezza crea danni economici, sociali e sanitari maggiori di una sterzata che se vuole la maggioranza può dare, anche, se del caso, cambiando inquilino a palazzo Chigi. Al tempo stesso, è bene che l’opposizione svolga il suo ruolo non tanto protestando, ma redigendo un programma e preparandosi a governare.