Tra pochi giorni – il 25 e il 26 marzo – i Capi di Stato e di Governo dell’Unione europea si riuniranno in presenza a Bruxelles per esaminare insieme i seguenti temi: risposta alla pandemia di Covid-19, mercato unico, politica industriale, trasformazione digitale ed economia, situazione nel Mediterraneo orientale e relazioni con la Russia. L’ordine del giorno formale non è stato diramato al momento in cui questa nota viene redatta.
Da informazioni fornite dal Segretariato del Consiglio, si sa che in materia di pandemia i leader europei faranno il punto sulla diffusione dei vaccini e sulla situazione epidemiologica e proseguiranno i lavori per fornire una risposta coordinata alla crisi pandemica. Il Consiglio europeo discuterà anche delle priorità fondamentali per il mercato unico, la politica industriale e la trasformazione digitale. I leader esamineranno la “bussola per il digitale“, compresi gli obiettivi fissati per il 2030, e faranno il punto sui lavori in materia di tassazione del digitale. I leader esamineranno anche le priorità per il semestre europeo 2021 e saranno invitati ad approvare una raccomandazione sulla politica economica della zona euro.
A questi temi, se ne aggiungono altri quale l’esame della situazione nel Mediterraneo orientale: prima della riunione, l’Alto rappresentante e la Commissione dovrebbero presentare un rapporto sulle relazioni Ue-Turchia a seguito delle conclusioni del Consiglio europeo del dicembre 2020. Si parlerà anche di Russia, anche alla luce degli ultimi scontri verbali tra Washington e Mosca.
Un programma quindi pesante. Non si sa se e come toccherà anche due temi di grande interesse per l’Italia (anche in quanto la coalizione che sostiene il Governo Draghi alberga sensibilità differenti in queste materie): quale sarà l’assetto dell’unione monetaria dopo la sospensione del “Patto di crescita e di stabilità” (che dovrebbe terminare, ed essere sostituito da nuove regole entro la fine del 2022) e sino a quando durerà il “sistema transitorio” in materia di concorrenza e aiuti di Stato.
Il primo tema tocca nervi profondi dei partiti e dei loro consiglieri economici: come già detto su questa testata alcune idee, non ancora proposte, sono contenute in un documento di un “gruppo di riflessione” istituito nella Direzione Generale Affari Economici e Finanziari dei servizi della Commissione europea, documento ora all’esame dei Governi. Il secondo ha implicazioni più immediate per “casi” come Alitalia ed ex Ilva.
Una nota del Segretariato del Consiglio ricorda che gli Stati membri sono invitati a migliorare l’attuazione e l’applicazione delle norme del mercato unico e a rimuovere gli ostacoli agli scambi transfrontalieri nell’Ue. Il Consiglio ha chiesto, ad esempio, che le procedure amministrative e l’accesso agli appalti pubblici siano più semplici e più digitali. Il Consiglio ha sottolineato inoltre l’importanza di sensibilizzare, sviluppare capacità e agevolare la cooperazione tra le autorità pubbliche per prevenire gli ostacoli normativi.
Durante il Consiglio europeo straordinario dell’1 e 2 ottobre 2020 i leader dell’Ue hanno sottolineato la necessità di tornare quanto prima a un mercato unico pienamente funzionante. Hanno approvato le conclusioni del Consiglio del 21 settembre 2020 e chiesto più precisamente di: attuare e applicare rigorosamente le norme del mercato unico; rimuovere gli ostacoli ingiustificati, in particolare nel settore dei servizi; aggiornare il quadro europeo in materia di concorrenza; plasmare il nuovo sistema di governance economica mondiale; investire nell’istruzione, nella formazione e nell’uso efficace delle competenze.
Si tratta, in breve, di raccomandazioni e inviti che non hanno implicazioni immediate su misure e azioni di politica economica. Il fatto stesso che il Segretariato del Consiglio europeo voglia ricordarle mostra come, soprattutto dopo il “pasticciaccio brutto” dei vaccini, il clima complessivo sia cambiato. Quasi tutti gli Stati dell’Ue non considerano che essere “europeisti” vuol dire accettare in modo acritico le proposte e le indicazioni che vengono dalla Commissione, o anche da altri organi dell’Ue.
Ciò ha ramificazioni importanti per l’Italia. L’attuale Governo è espressione del Capo dello Stato ma sostenuto da una larga maggioranza in cui al centro-sinistra e al centro ci sono partiti che si autodefiniscono “europeisti”, mentre a destra in anche in parte della sinistra (del Movimento 5 Stelle) sono considerati “sovranisti”, termine che viene considerato sinonimo di “anti-europeista”. Quanto sono profonde queste distinzioni dopo lo sviluppo degli avvenimenti degli ultimi mesi e settimane? Quanto incideranno sulla posizione che l’Italia in quanto Nazione dovrà prendere sulle nuove regole per il funzionamento dell’unione monetaria e sulla fine del “regime transitorio” in materia di mercato unico e di “aiuti di Stato”?
Se ne avrà un primo assaggio questa settimana, quando, prima di andare al Consiglio europeo, Mario Draghi riferirà in Parlamento, che risponderà con una risoluzione. Gran parte degli analisti politici ritengono che le posizioni di “europeisti” e “sovranisti” diventeranno sempre più divergenti sino a causare la fine dell’attuale maggioranza di larghe intese quando l’emergenza pandemica sarà considerata superata. Le risposte delle forze politiche alla centralizzazione degli acquisti dei vaccini nelle mani della Commissione ora e alle indicazioni sul funzionamento dell’unione monetaria e del mercato unico sembrano suggerire un grado di convergenza almeno sino a quando si andrà alle urne e si verificherà inevitabilmente una marcata divaricazione.
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