Ieri Fitch ha confermato il rating sull’Italia a “BBB” con outlook stabile. La decisione era attesa ma dopo il downgrade di due settimane fa, a tarda serata e a mercati chiusi, sul debito francese era lecito un minimo di nervosismo. Fitch spiega che il rating è supportato da un’economia diversificata e ad alto valore aggiunto, dall’adesione all’area euro, da istituzioni forti rispetto al resto dei Paesi con lo stesso rating e da un Pil pro capite che è più che doppio rispetto ai Paesi comparabili. L’Italia gioca, ricordiamolo, in termine di rating in una serie inferiore rispetto alla maggior parte delle economie sviluppate. A controbilanciare questi fattori ci sono un debito pubblico molto alto, una politica fiscale espansiva dopo la pandemia e tassi crescenti.



Fitch nota la performance positiva e superiore alle attese del Pil nel primo trimestre derivata dalla forte riduzione dei prezzi del gas, dal rimbalzo del turismo e dal rafforzamento della domanda globale. Queste dinamiche portano la stima di crescita del Pil dell’agenzia di rating per il 2023 all’1,2% dalla precedente dello 0,5%. La ripresa italiana dopo la pandemia è stata inferiore alla media europea. A questo riguardo si cita il ruolo degli investimenti e, in particolare, il ruolo del bonus 110% che ha contribuito – Fitch qui cita la Banca d’Italia – per l’1,5%-2,5% cumulato alla crescita del Pil nel 2020-2022. L’agenzia si aspetta che la fine di questo schema venga controbilanciata dai fondi Ngeu (Next Generation Eu).



Fitch promuove a pieni voti il governo italiano in tema di politica fiscale. L’agenzia spiega che il programma di stabilità del governo ha obiettivi fiscali credibili, “in continuità sostanziale con la politica fiscale del precedente governo di unità nazionale”. La strategia di consolidamento fiscale di medio termine del governo si basa sulla fine delle misure contro il caro energia e il contenimento delle spese in termini nominali mentre le entrate fiscali beneficeranno dell’inflazione. Un bel modo, potremmo dire, per descrivere un aumento del carico fiscale.

Ma Fitch si spinge oltre, sostenendo che è più probabile che il deficit scenda piuttosto che salire, date “le assunzioni molto conservative sugli effetti della riclassifica dei crediti fiscali, specialmente nel medio termine”. Tutto bene anche in termini di riduzione del debito su Pil almeno fino al 2024. La Bce, poi, con il Tpi (Transmission Protection Instrument) ha contribuito a ridurre lo spread.



L’analisi politica dell’agenzia conclude che questo governo gode di una maggioranza stabile in parlamento e di un “forte supporto tra gli elettori”. Questo e la “frammentazione dell’opposizione” fanno credere a Fitch che il governo possa durare per tutto il mandato. La stabilità politica consente una strategia a medio termine e l’attenzione sull’effettivo impiego dei fondi europei. La pressione sulla coalizione potrebbe arrivare quando “gli aiuti al costo della vita scadranno” e “la perdita del potere d’acquisto diventerà evidente”. La politica fiscale del governo, in altre parole, ha finora mascherato gli effetti dell’inflazione e della crisi energetica, ma gli obiettivi fiscali sembrano incompatibili con la prosecuzione di queste misure. È una sfida perché il mercato del lavoro in Italia è meno forte che in altre economie sviluppate e la crescita dei salari più contenuta.

Promosso infine anche il sistema bancario, che al momento non ha problemi di crediti deteriorati e ha coefficienti patrimoniali buoni.

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