E così anche Francesco Saverio Borrelli, noto magistrato tra i principali attori dell’indagine nota come “Mani Pulite”, è passato a miglior vita. E il fatto non poteva non essere l’occasione per alcuni giudizi su quello che è diventato uno dei principali eventi politici e sociali della fine dello scorso secolo. E per tale occasione sono stati diversi i politici e i giornalisti che hanno rimembrato quegli avvenimenti. Mi pare però che nessuno abbia cercato un collegamento tra quei fatti giudiziari, le conseguenze politiche e infine le conseguenze economiche. Un’analisi che invece deve essere fatta per comprendere appieno quegli avvenimenti.



Innanzitutto bisogna accennare a quella che era la situazione socioeconomica. Il 1992 non è stato solo l’anno di Mani Pulite, ma è stato l’anno del Trattato di Maastricht. A Maastricht si è arrivati però per un percorso iniziato in particolare con il Consiglio europeo di Stoccarda (1983). E questo vuol dire che siamo vicinissimi ai tempi del divorzio tra ministero del Tesoro e Banca d’Italia, cioè a quella decisione storica che avrebbe messo il pallino dell’economia italiana nelle mani voraci della finanza.



I due fatti sono strutturalmente legati. Lo sono perché mai sarebbe potuta nascere l’Europa di Maastricht se prima non fosse già stata stabilita la tanto citata “indipendenza” della Banca d’Italia dal potere politico, una “indipendenza” che di fatto voleva dire totale autonomia nelle decisioni sostanziali. Ma Maastricht non sarebbe potuto nascere anche per un’impossibile convergenza politica e istituzionale. Una convergenza che invece è stata cercata a tutti i costi, anche contro ogni ragionevole buon senso.

Ora, dato che non c’erano le condizioni ragionevoli, a un accordo si poteva arrivare solo per una situazione straordinaria e per un accordo solo temporaneamente conveniente. Questo divenne chiaro anche perché in successivi incontri ogni Paese cercò di portare avanti le sue proposte e l’accordo sembrava una chimera. Francia e Germania premevano per una soluzione federalista, ma c’era chi premeva per un’unione militare, quasi alternativa alla Nato e chi, come la Gran Bretagna, vedeva come fumo negli occhi questa soluzione; la Spagna invece premeva per un’unione a carattere spiccatamente economico. Ma in ballo c’erano anche le competenze in materia di affari interni, sicurezza, giustizia, politica estera.



Come si intuisce, un groviglio inestricabile. E il Trattato di Maastricht lo è: un groviglio di istituzioni, alcune di eletti, mentre altre sono composte da nominati, nelle quali non sono chiarissime e ben definite le competenze e soprattutto non sono chiare quali siano le relazioni tra gli uni e gli altri. Basti pensare che, per non scontentare nessuno, gli organi principali dell’Ue sono ben sette: la Commissione europea, il Parlamento europeo, il Consiglio dell’Unione europea, il Consiglio europeo, la Corte di Giustizia, la Corte dei Conti, la Banca centrale europea.

Ma come si è arrivati a questo groviglio inestricabile? Come hanno potuto i diversi paesi accettare questa situazione? La risposta semplice è che, in modo miope, ciascuno ha realizzato la propria convenienza, senza fare caso alle prospettive e alla risoluzione reale dei problemi. Il problema francese era la propria scarsa crescita e la corrispondente crescita dell’Italia. Il problema tedesco era analogo, ma una soluzione semplice al rilancio economico non c’era. Nel 1983, quando si gettarono le basi orientative per quello che poi divenne il contenuto del Trattato di Maastricht, il liberismo sfrenato impostato dalle politiche economiche di Reagan e Thatcher doveva ancora mostrare i suoi benefici (per loro) nella corsa al predominio mondiale. Ma da lì a pochi anni alcuni fatti storici modificarono radicalmente la situazione e spianarono la strada al progetto di Unione europea.

Il fatto decisivo è stato certamente il crollo del Muro di Berlino e la susseguente riunificazione tedesca. La Germania si è trovata così servita su un piatto d’argento una grande quantità di manodopera a costo contenuto (per gli stipendi medi dell’ex Germania Est) e discretamente qualificata. Una riunificazione impossibile senza il Trattato “due più quattro” (1990, firmato tra Germania Ovest, Germania Est, Francia, Usa, Regno Unito, Unione Sovietica); il 12 settembre avvenne la firma di questo trattato e il 3 ottobre 1990 avvenne il Trattato dell’unificazione.

Con questo trattato Usa, Regno Unito e Francia rinunciano a ogni pretesa sulla Germania e la Russia ritira ogni forza militare da quel territorio entro il 1994. Per capire quanto questa riunificazione sia stata in realtà un’invasione economica occorre ricordare che per le partite correnti il cambio del marco tedesco est contro ovest fu di uno a uno, ma per debiti e patrimoni il cambio fu di due marchi dell’est contro un marco dell’ovest.

Questa manodopera doveva però trovare uno sbocco come forza produttiva e lo sbocco venne trovato costruendo un sistema economico super liberista (ormai modello vincente) a danno dei paesi minori dell’Ue, in particolare l’Italia per la dimensione della sua economia e per la relativa ricchezza personale della sua popolazione.

Così si arriva a Maastricht (7 febbraio 1992) che entrerà in vigore il 1 novembre 1993. Ma nel frattempo scoppia Mani Pulite (14 febbraio 1992), che dalla sinistra di allora viene colta come occasione d’oro per arrivare finalmente al potere (complice la magistratura) a tutti i costi, anche a costo dell’indebolimento delle istituzioni italiane. Proprio nel 1992 si sono visti subito gli effetti dell’indipendenza di Bankitalia, della debolezza della politica e delle istituzioni in genere e della debolezza Ue dovuta alla sua costruzione eccessivamente articolata nella quale tutti possono proporre di tutto, ma nessuno è responsabile di niente. Infatti, nel settembre 1992 avviene l’attacco speculativo di Soros contro la lira, con una perdita secca di svariati miliardi e la finanziaria straordinaria da 93.000 miliardi di lire operata da Giuliano Amato come Presidente del Consiglio. Un attacco speculativo che rende evidente a tutti come ormai la finanza sia padrona del gioco.

Ma se la finanza diventa padrona del gioco, allora nemmeno Francia e Germania, alla lunga, avranno qualcosa di cui gioire. Se la finanza prende il potere, l’economia reale soffre e gli stati soffrono di conseguenza. Lo vediamo in questi giorni con l’accumularsi delle notizie negative per l’economia tedesca e per le banche tedesche.

Allora il difetto dei magistrati di Mani Pulite è stato quello di credere di poter moralizzare la politica italiana senza rendersi conto che così avrebbero consegnato gli interessi degli italiani a potenze straniere che non erano solo potenze politiche, ma molto di più potentati economici, non meno capaci di corruzione. E il presunto “rispetto delle regole” è solo il paravento dietro il quale tali potentati perseguono comunque i loro interessi, anche se contrari agli interessi dei popoli.