Anche il voto della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari del Senato sul caso Gregoretti, che coinvolge Matteo Salvini, potrebbe slittare a dopo le elezioni regionali. Questa è almeno la richiesta dei partiti di maggioranza, che attendono il voto in Emilia-Romagna e in Calabria per per poi dar vita, come annunciato da Giuseppe Conte, al confronto sui temi più importanti da affrontare nei prossimi mesi e in parte rimasti sul tavolo già dallo scorso anno. Per l’ex ministro delle Finanze e per il Coordinamento delle politiche comunitarie Francesco Forte, con la scelta di rinviare la verifica dopo le regionali il Premier «si è decisamente avvicinato o addirittura identificato con la sinistra».



Perché?

Perché questa mossa serve ovviamente al Pd, che dalle elezioni dovrebbe uscire bene o comunque meglio del Movimento 5 Stelle. I dem stanno cercando di rafforzarsi tramite questo appuntamento elettorale, dove in Emilia-Romagna potrebbero anche vincere senza risultare il partito più votato, in quanto Bonaccini sembra godere di un supporto ampio e potrebbe essere rieletto persino grazie al voto disgiunto, complice anche la scelta non proprio ottimale del candidato da parte della Lega.



Ritiene che la scelta di Lucia Borgonzoni non sia stata azzeccata?

Mi sembra una candidata debole. Mi pare che la Lega abbia due difetti. Il primo è non avere un gruppo dirigente facilmente spendibile sul territorio, salvo alcuni rari casi come Zaia. Il secondo è che avendo cambiato impostazione rispetto a quella anti-euro e anti-sistema del 2018 non è ancora chiaro che posizioni abbia in politica estera e internazionale. Ha insomma il problema di uscire dal “regionalismo spicciolo”, buono o cattivo che sia, e diventare un partito con una posizione chiara sui principali temi globali, che sono poi legati all’economia. Forza Italia è ormai un partito minoritario a livello nazionale, ma ha quadri sicuramente più preparati di quelli della Lega e spendibili anche su temi internazionali.



Cosa succederà quindi secondo lei dopo le regionali?

Vedo uno scenario nebuloso. Salvini ha bisogno di ottenere un buon risultato, stante le difficoltà che ha anche per via del caso Gregoretti, sul quale non credo abbia scelto di perseguire la via migliore. Probabilmente otterrà una mezza vittoria, magari risultando primo partito in Emilia-Romagna. La mossa di Conte non risolve però i problemi del Governo e dell’Italia. Il Pd sarà rafforzato dal voto, ma ci troveremo in una situazione di stallo, perché non abbiamo una politica estera, non abbiamo un leader di un partito di maggioranza capace di fare una politica estera.

Perché pone l’accento sulla politica estera?

Per l’Italia in questo momento sono fondamentali la politica estera e i rapporti con i soggetti esteri. Per esempio, quanto accade in Libia è importante per l’Eni, ArcelorMittal è una compagnia franco-indiana che di fronte ai cambiamenti del mercato chiede delle modifiche all’accordo del 2018, la gestione della concessione ad Autostrade per l’Italia può dire molto a un investitore estero, così come le scelte sulla riforma della prescrizione: sono tutte questioni strategiche di economia globale. Comunque vadano le regionali, avere rinviato il chiarimento nella maggioranza non è una soluzione. E questo Governo andrà verso lo sfascio per inedia, cadrà per implosione.

Prima ha detto che il Pd si rafforzerà, a differenza di M5s. Nel vertice di fine mese potrà quindi prevalere la linea del partito di Zingaretti, sia sulla prescrizione che sulla concessione ad autostrade…

Il Pd sarà rafforzato, ma non è un partito monolitico e continuerà ad avere il disturbo di Renzi, che per certi versi è l’arbitro della maggioranza numerica in Parlamento. C’è tra l’altro tutta la vicenda della legge elettorale: si parla di una soglia al 5% che sembra disegnata apposta per creare problemi a Italia Viva e ad altri partiti appena nati o nascenti.

Secondo lei, vista tutta la serie di problemi da risolvere, c’è qualcuno che vuole governare davvero l’Italia o si preferisce lasciare la patata bollente ad altri?

Penso che a Salvini piacerebbe governare il Paese. A sinistra mi sembra invece che manchi un leader che possa avere questa ambizione, considerando il fatto che Renzi è troppo debole, oltre ad aver rimediato già delle sconfitte importanti.

Conte non può essere un leader per il centrosinistra?

A parte il fatto che non so come farebbe a portare a termine un altro “cambio di casacca”, trovo che assuma spesso un atteggiamento teso alla mediazione che non può essere sempre usato per governare, specie quando ci sono da affrontare grandi questioni. Per esempio, bisogna scegliere se essere con Trump o contro di lui, se in Libia sostenere Haftar o Serraj, che posizione avere sull’Iran. Ci vorrebbero dei leader come Craxi, Andreotti o De Gasperi. Non so poi se il Pd abbia voglia di farsi “dirigere” da un esterno.

(Lorenzo Torrisi)