Secondo diversi commentatori economici, il nuovo governo dovrà trovare circa 50 miliardi nella prossima finanziaria. Non voglio qui contestare il dettaglio che hanno portato a questo totale, dico solo che essi si basano sul tentativo di rispettare i limiti europei (quelli che tanti paesi, come la Germania, non rispettano) e che si basano su ipotesi di crescita per il prossimo anno probabilmente sbagliate.
Infatti il vero problema è la crisi in arrivo, anzi la nuova fase della vecchia crisi mai terminata. Una nuova fase già preventivata da tanti, al punto che persino Draghi, pur avendo il mandato in scadenza a fine ottobre, ha iniziato a parlare di un nuovo Qe, cioè di una nuova offerta di liquidità per sostenere il sistema bancario in perenne difficoltà.
E quello che era previsto ora si sta materializzando in dati ufficiali. Il più recente è un dato pesantissimo: la produzione industriale in Germania a luglio è calata del 4,2% rispetto ad un anno prima e dello 0,6% rispetto al mese precedente. Questo vuol dire che le cose vanno peggio di quanto previsto, poiché le previsioni erano di un calo del 3,9% rispetto a un anno prima e una crescita (non un calo) dello 0,4% rispetto al mese precedente.
La Germania è in crisi per un motivo molto semplice: ha puntato tutto sull’export, deprimendo allo stesso tempo il mercato interno con insensate politiche di austerità. Questa la formula semplice del successo tedesco degli ultimi 15 anni. Ma si tratta di una vittoria di Pirro, di un successo che non poteva durare e che ora rischia di pagare duramente. Infatti, in questa situazione, il suo provvisorio successo dipende per il 50% dalle esportazioni. Ora le esportazioni sono calate dell’8% e questo sta trascinando in basso l’economia tedesca.
Di questa situazione non abbiamo nulla da rallegrarci come italiani, visto che noi siamo il principale partner commerciale della Germania. Se la produzione industriale crolla da loro, allora calerà anche da noi, inevitabilmente. E questo lascia supporre che le previsioni oggi fatte sulla finanziaria sono destinate a diventare carta straccia nel momento in cui la crisi inizierà a manifestarsi.
Quello che succederà non è difficile prevederlo. Già in Germania si parla di piani straordinari di investimento proprio per sostenere l’economia in affanno, magari con la scusa di investimenti dettati dalla necessità di “salvare il pianeta”, una retorica nel nome della quale in questo periodo si può fare di tutto e il contrario di tutto. E in aggiunta in Germania si può dire che loro se lo possono permettere di sforare il limite del 3%, sia perché sono abituati a sforare le regole, sia perché hanno il rapporto tra debito e Pil intorno al 60%.
Ma a noi, nonostante abbiamo fatto davvero le riforme e abbiamo comunque la bilancia commerciale in attivo da trent’anni, proprio con la scusa del debito alto, non lo vorranno permettere. Sarà allarme rosso per i conti pubblici, proprio nel periodo (marzo 2020) nel quale scade il limite dei due anni per ottenere la pensione per tanti deputati e senatori grillini, che difficilmente avrebbero di nuovo il posto in Parlamento, visti i sondaggi.
Ma superato il limite dei due anni e garantita la pensione da parlamentare, questi parlamentari del M5s si sentirebbero più liberi di non votare un aumento delle tasse. Si torna al voto, dunque? Alla fine non credo. Infatti, chi ha da perdere da un turno elettorale anticipato sono non solo quelli del M5s, ma pure quelli del Pd (tanti renziani verrebbero sostituiti da altri più vicini a Zingaretti) e quelli di Forza Italia (per un dimezzamento dei posti, visti gli attuali sondaggi).
Insomma, sembra configurarsi la situazione ideale per un governo Draghi, dettato dall’emergenza (magari con l’aiuto di uno spread alto) e dal sostegno in parlamento di Pd, una parte del M5s e con l’appoggio di Forza Italia, da sempre (dopo il 2011) sostenitrice di una politica filo-Ue.
Con la scusa del disastro finanziario, un governo Draghi tenterà di legittimare l’aumento delle tasse e la vendita di beni pubblici e ogni altra forma di spoliazione sia economica che di diritti del lavoratore, spacciando queste riforme con la necessità di “flessibilità” per attrarre investimenti esteri.
Occorre, però, tenere conto che il diavolo fa le pentole e non i coperchi. Molte cose possono accadere nel frattempo: soprattutto sono in vista diverse elezioni amministrative e non si potrà non tenere conto dei risultati ottenuti dai vari partiti in queste occasioni. Ma anche la Merkel non potrà dormire sonni tranquilli, visto che con l’arrivo della crisi il principale partito sovranista tedesco, l’Afd, ha praticamente raddoppiato i propri voti nelle elezioni regionali in Sassonia e Brandeburgo.
C’è una grande confusione sotto il cielo. I tempi sono interessanti.