“Dobbiamo prendere in considerazione l’ipotesi che i tassi siano destinati a restar bassi per almeno un decennio o anche più”. Per questo motivo “uno sforamento del debito pubblico, purché per un buon motivo, non mi impedirà certo di dormire sonni tranquilli”. Olivier Blanchard, già capo economista del Fondo monetario internazionale, ha avanzato questa previsione/provocazione in un’intervista rilasciata lunedì scorso, quando ancora non si sapeva che Christine Lagarde, direttore generale del Fmi, sarebbe stata chiamata a succedere a Mario Draghi. Ma le parole di Blanchard, lette con il senno di poi, assumono oggi un altro valore: l’Europa si avvia a una stagione di tassi zero, alla giapponese. È senz’altro un rischio, avverte l’economista, perché il Vecchio Continente si priva delle armi per far fronte a un cambio di stagione (magari uno shock sul fronte dei prezzi), ma anche una grande opportunità da sfruttare fino in fondo.
Prendiamo la Francia: i titoli a dieci anni sono scesi in territorio negativo, con immediato sollievo per i conti pubblici che, fino a pochi giorni prima, sembravano compromessi per gli interventi decisi dopo la protesta. Che senso ha, in un momento in cui il denaro viene prestato sottozero, imporre tagli alla spesa pubblica? È il momento di allargare i cordoni della borsa, insomma, perché l’Europa accusa ormai un gap di investimento verso il resto del mondo che minaccia di compromettere quel che resta della sua leadership nei confronti degli Usa e dell’Asia, che investono molto di più.
Non sono concetti nuovi, per carità. Ma nuovo è il contesto politico ed economico in cui cadono. Ma soprattutto Blanchard lancia una proposta che, data la situazione, potrebbe fare molta strada. L’economista infatti propone di introdurre una “regola d’oro” nei bilanci statali, in modo da distinguere in maniera netta tra spese correnti e il conto capitale. La spesa corrente va contenuta con grande severità, ma il flusso degli investimenti deve ripartire al più presto. In assenza di un adeguato contributo dei privati, troppo deboli per alimentare la crescita, a spendere dovrà essere la mano pubblica.
Certo, non è una distinzione facile. “È vero – riconosce Blanchard – qualcuno potrebbe approfittarne”. E, chissà perché, cita ad esempio il Governo italiano. “Un membro del Governo di Roma mi ha detto che la decisione di abbassare l’età della pensione era, a suo modo, un investimento”. Per evitare “frodi” di questo tipo (l’economista parla proprio di triche) sarà necessario istituire un organismo europeo indipendente che goda della fiducia generale, quella che si è guadagnata la Bce sotto la guida di Mario Draghi.
La proposta Blanchard andrà avanti? Difficile dirlo, ma il clima e le circostanze fanno pensare che questa sia la direzione di marcia in cui si muoverà l’Europa o quantomeno la Bce sotto la guida di Madame Lagarde erroneamente considerata un “falco” nella retorica di casa nostra. Al contrario nelle scorse settimane la neopresidente ha aperto alla “Modern Monetary Theory” (una buona idea, ha detto, da usare per periodi brevi) e ai tassi profondamente negativi (che fanno bene al mondo). Ma la Germania si opporrà di sicuro alla strada della MMT, l’antitesi esatta del pensiero della Bundesbank. Al contrario, potrebbe accettare il compromesso proposto da Blanchard: più spesa per investimenti, vuoi attraverso grandi programmi europei, vuoi in chiave nazionale ma con un controllo sganciato dalle lobbies politiche.
Certo, non è una proposta priva di difetti, a partire dalla richiesta di ridurre poteri di veto e di condizionamento alle forze politiche dei vari Paesi, a partire da quelli che, come diverse regioni del Mezzogiorno, non hanno saputo sfruttare i fondi Ue. Ma, d’altro canto, il buon funzionamento della Bce che in questi anni ha dimostrato di saper reggere alle pressioni locali (vedi le banche) e di saper proteggere la statura politica dell’euro, dimostra che non è un’utopia aspirare a un’agenzia indipendente, consapevole delle esigenze della politica. Mario Draghi c’è riuscito.
Quel che conta, per ora, è prendere atto che l’Europa sembra pronta a muoversi, pur in mezzo a mille problemi. L’Italia, passata la sbornia elettorale, ha tutto l’interesse a partecipare al confronto con un obiettivo preciso: passare dalla politica monetaria, necessaria ma ormai esausta, a una politica fiscale che riattivi investimenti in infrastrutture, ricerca e nuovi mestieri digitali. Un percorso comune è possibile: tra quel che dice Blanchard sul Giappone e le parole di Paolo Savona all’assemblea della Consob non corre una grossa distanza.