In Italia sono decine le crisi industriali di rilievo sistemico irrisolte, per esempio Ilva, Alitalia, grandi progetti infrastrutturali, ecc., e centinaia quelle di piccola scala, ma con pesante impatto locale, il cui complesso ha effetti deindustrializzanti. Ciò mostra che l’Italia non ha strumenti di governo sufficienti per realizzare soluzioni rapide e prevenzioni delle crisi. La Francia ha affrontato il rischio di deindustrializzazione nazionale nel settore auto, sottoposto a un cambiamento tecnologico discontinuo, spingendo sia Renault a rinforzare l’alleanza con l’industria nipponica e quella cinese e Peugeot ad accordarsi con Fiat Chrysler in condizioni di vantaggio.



È un ottimo esempio di “geopolitica economica”: il governo ha coordinato con notevole rapidità il capitale privato per fini strategici in un’ottica di prevenzione di una crisi industriale settoriale massiva, evitandola con una strategia che metterà la Francia al centro del mercato globale della mobilità. L’Italia ne è ormai ai margini.



La Germania ha salvato una banca di rilievo sistemico infischiandosene delle regole europee che impedirebbero il metodo di salvataggio adottato. L’Italia, invece, ha voluto/dovuto seguirle con esiti impoverenti. Molti commentatori criticano la politica evidenziandone l’inconsistenza. Ma la realtà è che i politici di qualunque colore e capacità personale non hanno gli strumenti di intervento. Manca un centro strategico che coordini governo e capitale privato, come in Francia. Per crearlo sarebbe necessaria una Repubblica presidenziale, ma è ancora ipotesi contrastata in Italia.



C’è però un’alternativa di “verticalizzazione” dello Stato pur questo avendo un modello “orizzontale”: un fondo sovrano con capitale pubblico aperto a quello privato non solo nazionale. Se ci fosse potrebbe intervenire subito per rilevare e condurre l’Ilva, Alitalia e altri casi aziendali in un processo di ristrutturazione e con un piano di vendita futura a privati. Non sarebbe l’Iri antica, ma uno strumento di investimento. Mancando questo, il Governo prolunga le crisi.

L’Ue lo vieterebbe perché aiuto di Stato? Ma se in Germania e Francia lo Stato è attore industriale attivo perché mai l’Italia non potrebbe fare lo stesso, chiarendo la natura d’emergenza e temporanea degli interventi? Il punto: le crisi avvengono perché il sistema istituzionale italiano non ha strumenti per risolverle e/o prevenirle. La politica li crei invece di perdersi in chiacchiere.

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