Dal oggi fino a mercoledì si terrà a Sintra il forum annuale della Bce. Secondo alcuni analisti, quella potrebbe essere l’occasione per Christine Lagarde per fornire dettagli riguardo lo scudo anti-spread annunciato dalla Banca centrale europea la scorsa settimana. Intanto giovedì scorso è stato diffuso il bollettino economico dell’Eurotower, secondo cui “vi sono i presupposti affinché nella seconda metà dell’anno l’attività economica nell’area dell’euro riacquisti slancio”.



Come ci conferma Domenico Lombardi, economista ed ex consigliere del Fondo monetario internazionale, questo documento non è da sottovalutare, «soprattutto per quello che si riesce a leggere tra le righe».

A che cosa si riferisce?

Anzitutto è necessaria una premessa. Ci troviamo di fronte a una situazione economica inedita, che nessuno è in grado di controllare. Dunque, le previsioni della Bce vanno lette tenendo conto della forte incertezza, il cui perimetro non siamo in grado, oggi, di stimare. Bisogna essere consapevoli, insomma, che questi valori vanno accolti con una banda di confidenza molto ampia. Al di là delle previsioni di crescita in sé, che nonostante il deterioramento dell’economia rimangono complessivamente ottimistiche, credo sia importante mettere in rilievo alcuni aspetti.



Quali?

Nel bollettino sembra non si tenga conto delle recenti survey realizzate tra i Ceo delle multinazionali e gli economisti internazionali secondo cui la probabilità di una recessione è pari al 50% – recessione che partirebbe dagli Stati Uniti, ma che poi, evidentemente, si estenderebbe alle altre regioni del globo – nei prossimi trimestri. Si tratta, tra l’altro, di un valore molto alto che storicamente si è manifestato a ridosso di eventi recessivi o quando tali eventi sono già iniziati. Va, poi, detto che la crisi russo-ucraina potrebbe determinare nei prossimi mesi un pessimismo generalizzato che deteriorerebbe in misura ulteriore le prospettive di crescita. E, altro elemento, nel formulare la sua batteria previsionale, la Bce assume il protrarsi della fase intensa della guerra in Ucraina fino alla fine dell’anno. Questo è un aspetto molto importante da sottolineare.



Perché?

Perché la Bce si sofferma sugli effetti visibili della crisi ucraina – in particolare, la dinamica dei prezzi delle materie prime e agroalimentari -, ma il protrarsi della fase più acuta della guerra può incidere negativamente sulle aspettative degli operatori economici con un effetto, forse, addirittura prevalente rispetto a quello indotto dall’aumento dei corsi delle materie prime, creando un sentimento di forte pessimismo generalizzato. Questo non mi sembra, peraltro, un aspetto pienamente colto dall’analisi dell’Eurotower. Un ulteriore aspetto che emerge tra le righe è che, se da un lato si assume la guerra possa continuare almeno fino alla fine dell’anno, dall’altro la Bce segnala che nel 2024 dovrebbe essere reintrodotto il Patto di stabilità, per salvaguardare la sostenibilità fiscale. Qui si coglie un messaggio neanche troppo velato nei confronti dell’Italia, la cui stance fiscale viene notoriamente percepita come non particolarmente sostenibile. 

Può spiegare meglio qual è il messaggio nei confronti dell’Italia?

La Bce ricorda che il Patto è congelato fino alla fine del 2023. Dal linguaggio che utilizza si evince che la sua reintroduzione – senza enfatizzare se debba o meno essere riformato – avverrà dall’anno successivo, notando che la stabilizzazione fiscale che ne risulterà contribuirà a diminuire la pressione inflazionistica oltre che la sostenibilità della finanza pubblica. È chiaramente un messaggio lanciato all’Italia, tuttavia, non perfettamente allineato con le circostanze che stiamo osservando, perché se si prevede la prosecuzione di un’escalation militare, è chiaro che in qualche modo i suoi effetti andranno contrastati dai singoli Paesi anche sul fronte fiscale. 

L’Italia cosa dovrebbe fare?

Proprio in previsione di questo scenario di reintroduzione del Patto di stabilità, di incertezza economica e di aumento dei tassi, l’Italia dovrebbe fare di tutto per attuare il Pnrr nei fatti e non solo a parole. Dovrebbe garantire che il Piano verrà effettivamente attuato senza ritardi, perché la puntuale erogazione dei fondi europei è a questo punto ancora più essenziale.

Il messaggio della Bce all’Italia potrebbe essere anche un modo per tranquillizzare i “falchi”. Oppure crede che ci sia la volontà di ritirare sempre più il sostegno dato in passato al nostro Paese?

Quello che si può notare, osservando anche il sentiero di normalizzazione scelto dalla Bce, è che vi sia la volontà di ritirare progressivamente il sostegno dato al nostro Paese. Rimane, infatti, ancora una grande incertezza su quale sarà lo strumento che la Bce metterà in campo per contenere gli attacchi speculativi. Si ha un po’ la percezione di una Bce che sta tirando i remi in barca. Occorrerà poi vedere come interverrà di fronte a una probabile nuova tempesta speculativa. Finora, però, i segnali non sono rassicuranti, ma anzi, implicitamente, paiono incoraggiare un attacco speculativo.

In che senso?

Guardando anche alla reazione dei mercati, probabilmente la sequenza scelta dalla Bce non è quella più idonea alla situazione complessa e variegata dell’Eurozona, che è un’unione monetaria di economie tra loro relativamente eterogenee. L’Eurotower ha scelto di portare a terminare le misure di Qe per successivamente alzare i tassi. Probabilmente sarebbe stato meglio adottare un approccio un po’ meno ortodosso, meno convenzionale, nel senso di mantenere comunque aperto il canale di acquisto titoli per veicolare un segnale forte ai mercati e stroncare sul nascere pressioni speculative sui Paesi percepiti come più vulnerabili. Che è poi implicitamente quello che la Bce sta cercando ora di fare mentre corre ai ripari e spiega che vuole avvalersi appieno della flessibilità insita nel reinvestimento dei titoli acquistati nell’ambito del programma Pepp. C’è stato, insomma, un cortocircuito nella comunicazione che ha aperto una finestra speculativa per i mercati a danno del nostro Paese, che, non dimentichiamolo, deve rifinanziare centinaia di miliardi di debito pubblico nei prossimi 18 mesi.

Oggi inizia il forum di Sintra e c’è chi scommette che conosceremo nuovi dettagli sullo scudo anti-spread che la Bce vuol mettere in campo. Cosa ne pensa?

È inevitabile che questo tema emergerà. Vorrei sottolineare, però, l’importanza di non giocare con i mercati. Se si promette una cosa, poi bisogna deliberare, bisogna far seguire i fatti alle parole. Quando nel 2012 Draghi pronunciò il famoso whatever it takes, passarono poche settimane prima del varo dell’Omt. Se a Sintra si facesse, ancora una volta, un riferimento generico alla volontà di mettere in campo uno strumento per contrastare la frammentazione si rischierebbe di indebolire la credibilità della Bce, lasciando spazio a finestre speculative, a danno in particolare delle economie percepite più vulnerabili.

(Lorenzo Torrisi)

— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI