È possibile guardare ai prossimi mesi almeno con una punta di ottimismo? Forse sì anche se, al solito, i problemi abbondano. In Italia, innanzitutto, in avvio di una stagione politica senz’altro fragile, vuoi per la forza d’urto dell’opposizione al Governo che verrà, vuoi, non meno insidioso, per il rischio del fuoco amico. Ma dalla sua Giuseppe Conte può contare su alcuni alleati. A partire dal favore dei mercati finanziari che hanno votato con grande entusiasmo l’affermazione di un esecutivo che non si pone in rotta di collisione con le regole oggi in vigore all’interno dell’Ue. Il calo dello spread non è il frutto di un complotto o di chissà quale magheggio. Il rendimento dei Btp, sceso sotto l’1%, si sta allineando rapidamente ai livelli dei Bonos spagnoli e dei titoli portoghesi, come vuole la logica. Il maggior onere che abbiamo patito in questi anni era legato al dubbio che il Bel Paese si avviasse all’uscita dal rispetto delle regole dell’Eurozona aumentando così il rischio per i creditori. Un onere che ha pesato non poco sulle casse del Tesoro, riducendo l’effetto del calo dei tassi che ha interessato gli altri Paesi Ue.
Inoltre, il calo degli interessi ha fatto bene al patrimonio delle banche che negli ultimi mesi avevano considerevolmente aumentato l’esposizione sui titoli del debito fino a superare la vetta dei 400 miliardi di euro a fine luglio. Ma stavolta, la dipendenza da Bot e Cct, ovvero la zavorra che da sempre frena le banche di casa nostra, rischia di essere un grande aiuto: un calo di 100 punti del rendimento dei titoli di Stato può comportare un incremento nell’ordine di 11-12 miliardi per il patrimonio delle banche (ma anche un grande sostegno ai conti delle Poste o di altre società dell’area pubblica).
Non meno importante: la Bce si prepara a rilanciare un pacchetto di misure espansive. Christine Lagarde, che a novembre rileverà il posto di Mario Draghi, non si è limitata a ribadire che la cassetta degli attrezzi della Bce dispone di strumenti che non sono ancora stati utilizzati, ma ha anche evocato la possibilità di lanciare gli eurobond, materia che esula dalla sua stretta competenza. Ma la sensazione è che i confini tra gli interventi di politica monetaria e quelli di politica fiscale siano sempre più labili. Si profila un intreccio, che nei prossimi anni diventerà sempre più stretto, e non una separazione. In questo quadro la mossa decisiva potrebbe essere il varo dei Bund ambientali da parte della Germania, una mossa espansiva con effetti rilevanti anche per l’Italia.
Insomma, il nuovo Governo potrebbe disporre di margini d’azione ben superiori a quelli che l’hanno preceduto. La minaccia sovranista italiana, combinata con l’evoluzione drammatica della Brexit, ha avuto l’effetto di smuovere le certezze ingessate del Vecchio Continente che sembra avere ancora energie per sfuggire al declino dell’Unione. Una sensazione figlia della paura che potrebbe favorire la navigazione del Governo. Purché non venga meno quella fiducia che ha spinto il commissario europeo Gunther Oettinger a offrire all’Italia “tutto il sostegno possibile, se cambiano i toni”.