“L’utility italiana A2A unirà le forze con il fondo Ardian in un affare del valore di 4,5 miliardi di euro, parte in cassa parte in asset, con l’obiettivo di creare il secondo più importante produttore di energia verde del Paese”. La Reuters non ha usato mezzi termini nel sintetizzare un indubbio “big deal”: quello che vedrà il polo “ex  municipalizzato” lombardo – peraltro tuttora controllato dai Comuni di Milano e Brescia – stringere un’alleanza strategica con il super-polo francese del private equity.



Nato 25 anni fa come costola del gigante assicurativo Axa, Ardian gestisce oggi 112 miliardi di euro di fondi, investiti in una ventina, nei segmenti e attraverso gli strumenti finanziari più diversi. L’impegno in Italia ammonta già a 3 miliardi e comprende fra l’altro quote in poli infrastrutturali 2i Aeroporti e 2i Rete gas (bracci del gruppo Cdp), Astm e Autovia Padana e Inwit (torri tlc). Non in Italia ma in Canada, Ardian ha avviato una partnership con Enel nello stoccaggio delle batterie.



L’accordo con A2A prefigura tuttavia un salto di qualità nella proiezione italiana di Ardian. Il progetto prevede infatti la creazione di una holding che sarà a controllo italiano (55%) per tutte le sue attività di produzione energetica. L’investment house parigina dovrebbe invece iniettare 1,5 miliardi di liquidità, con una partecipazione fino al 45%. L’impegno Ardian sarebbe già in parte destinato a rilevare le attività idroelettriche del gruppo Erg. Successivamente Ardian apporterebbe anche il proprio parco eolico e la nuova “A2A 2.0” accelererebbe sul terreno delle rinnovabili (soprattutto nello sviluppo delle tecnologie all’idrogeno).



Lo sfondo (macroeuropeo) è naturalmente quello del NextGenerationEu ridisegnato in chiave Recovery: quello, quindi, dei maxi-investimenti pubblici in transizione ecologica e digitale per attivare la ripresa post-Covid. Non c’è dubbio che in Italia il Pnrr stanzierà importanti agevolazioni per le imprese del settore energetico.

Non manca tuttavia uno sfondo micro-politico: quello delle elezioni comunali di Milano, previste fra quattro mesi. Il Sindaco di centrosinistra Beppe Sala è ricandidato per un secondo quinquennio, ma sotto una nuova insegna: quella dei Verdi europei. È una proposta che – almeno sul piano industriale e finanziario – sembra ora aver riscosso l’attenzione di Emilio Del Bono, eletto nel 2018 sindaco di Brescia per il Pd.

I due comuni che tuttora  detengono il 51% di A2A avrebbero avuto varie alternative di ingegneria finanziaria per stringere un’alleanza con Ardian. Una sarebbe stata, ad esempio, far entrare direttamente l’investitore francese nella capogruppo attraverso un aumento di capitale, con la diluizione dei due ex azionisti di maggioranza assoluta al 40%. La soluzione adottata trasforma invece parzialmente l’attuale capogruppo in una “scatola cinese” intermedia, ma lascia intatta la posizioni maggioritaria dei due comuni: in linea con la tendenza ristatalizzatrice di medio periodo sostenuta da Pd e 5Stelle (tuttora alla ricerca di coalizioni politiche stabili a livello nazionale e nei grandi comuni). Pd e M5S – per ragioni diverse – sono gli stessi partner della maggioranza di governo che hanno tenuto fermo il punto della ripubblicizzazione di Atlantia a opera di Cdp.

Il disegno lascia al momento la nuova joint venture operativa fuori dal giudizio diretto dei mercati, anche se gli operatori come Ardian hanno nella loro mission la rivalorizzazione dei loro investimenti in Borsa o in altra dismissione. Il progetto, certamente, sembra tenere al momento la politica in seconda linea, dando la ribalta al management A2A: il presidente Marco Patuano (proveniente dal vertice Tim e ultimamente da quello di Edizione Holding, finora azionista di riferimento di Atlantia); e l’amministratore delegato Renato Mazzoncini, negli anni scorsi a capo delle Fs su designazione del governo Renzi.

Non da ultimo, sullo scacchiere geo-economico non c’è dubbio che A2A-Ardian si affianchi all’operazione Stellantis nel consolidare un asse preferenziale fra Italia e Francia sul piano industriale e finanziario: una sintonia peraltro evidente anche a livello di leadership di governo fra il premier Mario Draghi e il presidente Emmanuel Macron. E non c’è dubbio che A2A-Ardian si vada delineando a un tavolo “alpino” denso di partite aperte: prima fra tutte quelle che vede due grandi finanzieri italiani con forti interessi francesi – Leonardo Del Vecchio e Francesco Gaetano Caltagirone – premere per una “re-italianizzazione” di Generali, retta da un Ceo francese come Philippe Donnet (Caltagirone ha fra l’altro già da tempo concambiato la sua quota nell’utility romana Acea con una partecipazione nella francese Suez). Ma non va dimenticato l’armistizio appena siglato con Fininvest in Mediaset dalla francese Vivendi (Vincent Bolloré): che resta tuttavia azionista di maggioranza relativa in Tim.

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