Il 75% degli italiani – una quota superiore all’affluenza all’ultimo voto politico – rimane convinto che vi sia una forte correlazione positiva fra la capacità di risparmio del sistema-Paese e le sue prospettive di sviluppo economico e civile (un anno fa la fiducia era però al 79%). Lo segnala la 22esima indagine Acri-Ipsos in occasione della Giornata mondiale del risparmio, che si celebra oggi: a quasi tre anni dallo scoppio della pandemia-Covid.
Per il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti – che di fatto debutta oggi, ospite dell’Acri di Francesco Profumo – e per il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco l’indicazione è secca: attenzione a mettere a rischio il risparmio finanziario delle famiglie italiane, che secondo un’ultima rilevazione ammonta a 5.256 miliardi.
È un “buffer” strategico che altri Paesi non hanno, benché si contrapponga a un alto debito pubblico e a un livello di evasione fiscale non meno pronunciato della propensione al risparmio. Restano comunque i fatti rilevati dall’investigazione statistica Acri-Ipsos: benché le lancette puntino in basso, il 39% delle famiglie intervistate si dice pronta ad affrontare senza problemi una spesa imprevista fino a 10mila euro (il 79% fino a 1000 euro). E se salgono dal 33 al 37 per cento gli italiani che desiderano risparmiare per sentirsi tranquilli, è ancora al 49% la porzione di coloro che affermano di riuscire a risparmiare senza eccessive rinunce. Raddoppiano tuttavia (dal 18% al 35%) coloro che prevedono di affrontare una fase di crisi della capacità di accumulo.
Su questo asset-Paese (lo stock tangibile della ricchezza e quelli intangibili della propensione e della fiducia) dal mese di ottobre è aumentata al 12% la morsa dell‘inflazione: “la più odiosa delle tasse”, secondo lo scarno copyright di Carlo Azeglio Ciampi. L’indagine segnala in via diretta l’opinione sempre più preoccupata (i rincari da energia sono diventati il fattore prioritario di rischio per l’83% del “poll”) anche sui versanti comportamentali: a dispetto del deprezzamento della moneta le famiglie aumentano la propensione precauzionale a detenere liquidità sui conti correnti e postali; e la riduzione dell’orizzonte temporale entro cui realizzare benefici sugli investimenti.
I Governi – soprattutto quelli titolari di un alto debito, come quello italiano – sono sospettati di voler tacitamente beneficiare di una fase inflazionistica che avrebbe l’effetto di svalutare le loro passività. È vero che la possibilità del Premier italiano o tedesco o del Presidente francese di intervenire sulla cause dell’inflazione – essenzialmente geopolitiche – sono limitate. Però ogni “tassa occulta sul risparmio” andrà a depotenziare il “motore” di ogni Azienda-Paese nella fase di rialzo dei giri indotta in Europa dal Recovery Fund. Se gli italiani avranno meno ricchezza disponibile e – soprattutto – ne avranno consapevolezza enfatizzata, l’effetto demoltiplicativo sarà forte e pericoloso.
Il ritorno sul mercato del Tesoro con una nuova emissione di Btp Italia appare su questo sfondo un segnale reattivo non marginale, anche se inevitabilmente iniziale. Appare corretta la scelta di rimettere in moto il risparmio delle famiglie con prospettive anche insufficienti di protezione e redditività del capitale. Ma serve più gioco di squadra con il sistema bancario (il “deposito” del risparmio privato) e con la cabina di regia del Pnrr.
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