Momento delicato. Il presidente di Confindustria ha avvertito il Governo che dovrebbe fare di più, rapidamente e diversamente per evitare il rischio di fallimenti e licenziamenti in autunno: soldi tanti e subito allocati principalmente sulle imprese affinché sopravvivano e mantengano l’occupazione. Ma il Governo sta mettendo al centro delle sue attenzioni non la creazione attiva della ricchezza, bensì i ricevitori passivi della stessa, violando il principio base del funzionamento di un sistema economico: si può redistribuire solo la ricchezza che viene creata. E fa così per motivi ideologico-elettorali, perché pensa di finanziare a debito il fabbisogno di tutele piuttosto che ridurlo. Questo è un errore che fa paura.



Per esempio, il Governo estenderà il divieto ai licenziamenti, ma se non permette alle aziende di sopravvivere sul mercato molte di queste chiuderanno. Inoltre, il Governo confida sulla generosità europea. Ma la scorsa settimana c’è stato un compromesso riservato tra Germania e Bce: l’acquisto di debiti che finora ha permesso all’Italia di farne tanto e “sproporzionato” sotto l’ombrello protettivo della Bce stessa dovrà rientrare entro limiti proporzionali entro l’estate del 2021. Non solo. In sede Ue sta passando la linea che il Recovery Fund darà prestiti eurogarantiti, ma non soldi a perdere.



Il Governo sperava di ottenere qualche decina di miliardi a fondo perduto per finanziare la sua linea assistenzialista, ma tale possibilità si è ridotta. Evidentemente o il Governo cambia marcia o dovrà essere cambiato per inefficacia plateale. Ma ci sono soluzioni tecniche intese come reperimento rapidissimo di soldi non a debito da allocare dove veramente serva a salvare il sistema? Ci sono. L’Austria ha appena lanciato un prestito irredimibile di 2 miliardi a 100 anni che non è classificato come debito (il titolo da il diritto a un rendimento che sostituisce il rimborso del capitale). I “Diritti di prelievo” dell’Italia presso il Fmi possono essere trasformati in cassa senza essere classificati come debito. L’uso combinato di questi due strumenti potrebbe generare dai 60 ai 100 miliardi di cassa entro uno o due mesi senza essere classificati come debito statale. Molto più del ricorso al Mes e senza rischi di condizionalità e reputazione e molto prima e senza postura da mendicante in relazione al Recovery Fund.



Chi scrive non capisce perché questi due strumenti non siano già stati attivati, e invita a chiederlo con forza.

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