Lo scorso anno l’industria finanziaria, nel difficile percorso segnato dallo shock della guerra in Ucraina, l’andamento e il superamento dell’emergenza pandemica, l’aumento delle materie prime e il balzo dell’inflazione, ha visto riconsiderare molti degli attuali fattori dello sviluppo. A gettare lo sguardo sulle strade da intraprendere a partire da questi nuovi scenari, l’industria finanziaria ha puntato su investimenti sostenibili e responsabili che si sono dimostrati capaci di resistere alla crisi per orientare la ripresa verso soluzioni più eque e in grado di costruire un modello economico più duraturo e resiliente.



Abbiamo assistito al rapido dispiegarsi di nuove e più marcate tendenze, alcune già in atto, tra cui lo sviluppo e la spinta in avanti delle nuove tecnologie come quelle basate sui registri distribuiti (DLT ) per andare verso una sempre più ampia digitalizzazione del mercato dei capitali, dei servizi connessi e una riorganizzazione delle attività di consulenza finanziaria. Coadiuvare i risparmiatori nel progettare le loro scelte di investimento ha comportato la ricerca di un nuovo equilibrio, nel diverso contesto geopolitico e socioeconomico, per comprendere i nuovi rischi del breve periodo e costruire le soluzioni di investimento nel medio e lungo termine che una gestione della crisi deve mettere in campo.



Per tornare agli strumenti, gli investimenti ESG Environmental, Social, Governance, di cui tante volte abbiamo parlato in precedenti articoli, sono diventati uno strumento fondamentale, aprendo nuove frontiere, ridisegnando un modello con cui l’intero sistema, ben oltre i fautori della sostenibilità, determina e creerà la propria ricchezza odierna e futura.

I fattori ESG stanno lentamente demolendo l’assunto che la priorità e la verità scientifica possa essere primariamente quantitativa a favore di una valorizzazione più ampia e generale della qualità e una valutazione che vada oltre i risultati e i requisiti squisitamente economici. A partire dal 2 agosto scorso, il Regolamento Delegato UE n. 2021/1253 ha imposto di adeguare i questionari MiFID sulle verifiche in materia di adeguatezza (all’offerta dei due servizi di consulenza in materia di investimenti e di gestione individuale di portafogli) integrandoli con le preferenze espresse dagli investitori loro clienti in materia di sostenibilità.



Tale adempimento, nella sostanza, impone di raccogliere le preferenze di sostenibilità dei clienti, integrando debitamente i questionari di profilatura MiFID con apposite domande ESG. Si è inteso così aggiornare i modelli di adeguatezza prevedendo controlli aggiuntivi volti a verificare la corrispondenza tra le preferenze di sostenibilità raccolte e i prodotti raccomandati oltre ad estendere il catalogo prodotti con particolare focus sugli strumenti finanziari con caratteristiche ESG.

Successivamente, il 23 settembre scorso, con la pubblicazione da parte dell’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (Esma) delle linee guida è stato chiarito come gli intermediari dovranno dar forma alla modifica da ultimo introdotta, curando gli aspetti dell’informativa, della raccolta delle informazioni e della valutazione delle preferenze. Tra gli obiettivi la riduzione del rischio di misselling e le relative conseguenze finanziarie, evitare il greenwashing nella distribuzione dei prodotti, ridurre il rischio legato all’arbitraggio normativo o di vigilanza grazie a un maggior livello di armonizzazione ed ad una vigilanza più coerente. Spiegare, in modo chiaro evitando un linguaggio tecnico, il concetto di «sostenibilità» e chiarire la differenza tra prodotti con e senza tale caratteristica e proprietà. Sembrerà banale, ma ancora oggi la sostenibilità viene identificata dai clienti troppo spesso solo con il rispetto dell’ambiente, mentre invece abbraccia anche l’aspetto sociale e di governance.

La faccenda è tutto tranne che formale. In termini pratici, superato il vaglio di adeguatezza, una non corretta o non trasparente rappresentazione al cliente potrebbe generare responsabilità analoghe a quelle derivanti dalla vendita di un prodotto inadeguato con il classico dilemma contenzioso: se il prodotto non si rivelerà sostenibile ma farà guadagnare, nessuna obiezione; se farà perdere, scatterà la censura di insostenibilità. La delicatezza del tema impone un’adeguata formazione al personale (l’Esma stessa la richiede) e una radicale cambiamento dei modelli di commercializzazione.

Etica ed ESG. La voce della CEI

Poco conosciuto, da ottobre 2020, la Chiesa Italiana riprendendo i principi della Dottrina Sociale e le Encicliche del Magistero, ha approvato e pubblicato il documento “La Chiesa cattolica e la gestione delle risorse finanziarie con criteri etici di responsabilità sociale, ambientale e di governance” con il quale ha scelto e indicato i criteri ESG per i propri investimenti, indicando le nuove linee guida sulla finanza ESG da seguire durante il processo di gestione e d’investimento delle risorse finanziare da parte degli enti ecclesiastici. Il testo è stato scritto dalle Commissioni episcopali per il Servizio della carità e la salute e quella per i Problemi sociali e il lavoro. I criteri scelti sono nella stessa linea con i 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite che costituiscono il nucleo vitale dell’Agenda 2030, a cui si aggiungono quelli della salvaguardia della vita umana in tutte le sue forme e manifestazioni.

Ogni attività di carattere economico, secondo la CEI, può e deve rispondere ai principi di sostenibilità ambientale, sociale e di governance, nonché incorporare una dimensione etica (ESG + E). L’obiettivo è quello di scegliere quelle aziende che registrano performance migliori in termini ESG. Per realizzare questo obiettivo, la CEI ha deciso di affidarsi alle valutazioni di Nummus SpA, società di servizi finanziari advisor, che analizza e fornisce tutte quelle informazioni non finanziarie che possono essere integrate nelle scelte d’investimento. Per assegnare il riconoscimento Nummus analizza in particolare gli strumenti finanziari, i processi di investimento, le restrizioni e le esclusioni, al fine di aggiornare semestralmente la certificazione in coerenza alle linee guida.

Finanza sostenibile e SRI, ecco le SGR con la certificazione della CEI

E così un manipolo di SGR ha chiesto e ottenuto la Certificazione di Conformità alle linee guida della CEI. L’apripista, a settembre 2020, è stata IMPact SGR, per un comparto che investe in titoli obbligazionari ibridi, “World Impact Sicav – Corporate Hybrid Bond”. Successivamente questa società è stata selezionata da 8a+ Investimenti SGR per la gestione in delega di Etica di un nuovo comparto gestito secondo la Dottrina sociale della Chiesa Cattolica.

Poi è arrivata la certificazione a Optima SIM per la sua Gestione Bilanciata personalizzata, a Banor SIM, a Franklin Templeton con sette fondi appartenenti alla sua gamma di offerta Lussemburghese e Irlandese perché pienamente conformi al documento emanato dalla CEI.

Ad Anima Comunitam Bilanciato Prudente, fondo bilanciato obbligazionario di diritto italiano di Anima SGR, a Lemanik AM per  Lemanik Spring, fondo obbligazionario a breve termine, mentre Valori Asset Management per il suo Hearth Ethical Fund, UCITS di diritto lussemburghese che unisce l’investimento sostenibile all’investimento etico. NN Investment Partners e DPAM, che ha ottenuto la Certificazione per per 11 suoi fondi a gestione attiva, già tutti conformi agli artt. 8 e 9 del Regolamento sull’informativa di sostenibilità dei servizi finanziari (SFDR).

Si allarga così l’universo della finanza responsabile, con i suoi protagonisti, i suoi prodotti e le sue problematiche. Risparmio e investimento responsabile. Un’opportunità in più per scegliere e ragionare su quale modello di finanza e quale futuro vogliamo costruire, in una nuova visione dell’economia e della finanza che mette assieme creazione di valore economico e valori. Un sistema diverso e più inclusivo, più aperto e trasparente al servizio della collettività e delle imprese. Se il sistema finanziario, il mercato, i fondi diventano meno speculativi, più responsabili e sostenibili, gli effetti positivi potranno essere enormi.

La salute della finanza è la salute dell’economia e delle società. Il cambiamento e la transizione verso un sistema socioeconomico finanziario diverso non è solo una questione di grandi scelte compiute da Governi e imprese. Ragionare in maniera diversa con maggiore sensibilità e responsabilità in un insieme di buone pratiche e abitudini individuali e collettive. Noi non siamo semplici spettatori ma anche attori. Mettere al centro la generatività intesa come capacità della nostra vita di fare scelte e generare un impatto positivo sulla comunità e sull’ambiente. La generatività è la radice della soddisfazione e della ricchezza anche di senso del vivere.

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