La Banca d’Italia, da quando ha acquisito la propria dipendenza dagli indirizzi della finanza, si è preoccupata di coadiuvare la stessa in due modi: ha modificato la normativa e si è adoperata per la predisposizione di nuovi strumenti operativi.

In merito alla prima azione, in presenza dell’avvenuta adozione dell’euro (rivelatasi moneta emessa a debito senza alcun correttivo) non si è mai fatta parte attiva, ad esempio, per provocare l’emissione da parte del Tesoro italiano di monete in quantità proporzionalmente corrispondente a quello degli altri Paesi europei: su questo giornale mi sono limitato a pubblicare, a titolo esemplificativo e non esaustivo, il paradosso dell’Austria, sistematicamente autorizzata a emettere un valore di molto superiore a quello dell’Italia.



Questa circostanza fa sì che, poiché l’euro viene emesso solo in occasione della concessione dei prestiti, quando il debito viene restituito occorre aggiungere gli interessi maturati, il cui importo non è e non sarà mai emesso; pertanto, in Italia, si subisce la sistematica sottrazione di denaro circolante, anche se nel vissuto quotidiano non ce ne avvediamo.



I Paesi ora considerati frugali hanno vissuto entrambe le condizioni, poiché finché hanno avuto tassi positivi sono stati soggetti allo stesso tipo di usura, invece, dal momento in cui hanno ottenuto i tassi negativi, hanno registrato un arricchimento grazie all’uso dell’euro. Con una moneta emessa a debito senza correttivi si esercita usura e questo non può essere sconosciuto alla Banca d’Italia, che non è proattiva a sistemare e risolvere la situazione.

Oggi, quindi, tutti gli operatori finanziari che esercitano il credito praticano usura, non nel senso “legale” del termine, ma di fatto. Cioè a livello globale sarà impossibile restituire tutto il debito creato e i padroni della finanza finiranno per acquisire l’intera proprietà dei beni esistenti nelle aree dove circola la moneta emessa a debito senza correttivi. L’acquisizione della ricchezza avviene senza alcun esborso di denaro a copertura degli interessi maturati.



Per dare un’idea esplicativa di cosa provoca il debito in Italia dico che 5.000 miliardi di euro, a un tasso di interesse dell’1% annuo senza effettuare la capitalizzazione degli interessi, trasferiscono beni reali a prezzi di realizzo alla finanza per pari importo (5.000 miliardi di euro) in cento anni, ma il tasso è ben al di sopra dell’1% e gli interessi vengono capitalizzati quantomeno annualmente, il che riduce drasticamente il tempo di trasferimento: se il tasso onnicomprensivo è del 4% il trasferimento di 5.000 miliardi avviene in 25 anni senza capitalizzazione (5.000×0,04×25), ma con la capitalizzazione annuale il periodo si riduce a meno di 18 anni.

“Com’è che l’Italia, dopo diciotto anni di euro, non è ancora diventata tutta di proprietà straniera?” si chiedono casta e Banca d’Italia. “Diamoci da fare, aboliamo il contante e mettiamo la moneta elettronica”. E proprio la Banca d’Italia ha approntato l’applicazione elettronica da utilizzare e, nonostante in prima battuta la Bce si sia dichiarata a favore della materialità della moneta, la nostra istituzione (ormai italiana soltanto nel nome) ha tanto insistito che, alla fine è riuscita nell’intento, e per quanto la Bce non se la senta di “uccidere” tutti i cittadini europei, si “nasconde” dietro il sondaggio di opinione proposto agli stessi, richiedendo se vogliono precipitare ulteriormente.

Gli italiani, guidati dal pifferaio magico, correranno verso il precipizio buttandovici di peso. Non è casuale che il sondaggio venga fatto quando la continua propaganda antinfluenzale sta inducendo le persone ad aborrire il contatto diretto fra loro (ad esempio, saluti e abbracci), addirittura siamo arrivati a propagandare l’uso della mascherina in presenza di componenti della propria famiglia e c’è chi dà ragione ai propri aguzzini: sta diventando persino normale indossare la maschera chirurgica anche alla guida, da soli e con i finestrini chiusi, della propria autovettura! E che dire della pubblicità battente come una televendita di dubbio gusto al bonus del 10% a chi dal prossimo anno abolirà il pagamento in contanti?!

Qualcuno può obiettare: “Ma la Bce sta semplicemente aggiungendo un euro digitale ai pagamenti che oggi avvengono in contanti o con le carte di credito o con i conti correnti online!”.

Vorrei far presente che se anche tutto il mondo fosse in possesso della moneta digitale, mentre in Italia si rimanesse, anzi eventualmente incentivandolo, con l’uso delle banconote, avremmo rispetto agli altri Paesi un vantaggio differenziale: le banconote italiane sarebbero l’unico strumento di pagamento collezionabile e, in termini di biglietti, sia di banca che di Stato, non abbiamo eguali in termini di capolavori artistici ritratti su di essi (che già da soli fanno la nostra ricchezza – anche in senso ampio). Inoltre, i turisti stranieri per le monete e le banconote residuate dai viaggi o da acquistare prima del viaggio è come se ci facessero un prestito (una donazione) a tasso zero (e a fondo perduto pro ricevente).

Non dobbiamo dimenticare che l’elettronica è bella quando funziona: basterebbe un blackout, una mancanza di energia elettrica (la volontà di “spegnerci” perché non conformi al pensiero unico) per farci pentire della moneta virtuale. E poi non dimentichiamoci dei furti elettronici di identità (il phishing) e degli altri rischi connessi e, non meno importante: di quale operatore ci dovremmo fidare? Di criptovalute tipo Libra (di Facebook) o del Bitcoin – che al momento non danno alcuna garanzia di sicurezza né di privacy – tant’è che sono state attaccate per via delle loro regolamentazioni troppo labili e che sono sotto studio per pervenire e finalizzare una regolamentazione complessiva di tutela del consumatore – o della Bce, che sta inesorabilmente perseguendo e ottenendo la nostra (italica) lenta distruzione con la sua moneta a debito?

Il primo a dover diffidare di quest’ultima istituzione unionista sono proprio io, che reclamo la modifica basilare dell’euro, sostituendo l’emissione a debito con l’emissione a credito, ovvero almeno adottando i correttivi necessari, altrimenti crolleremo come nazione e come Ue, da cui sempre più persone auspicano l’uscita.

Pur rimanendo assolutamente contrario all’abbandono della materialità della moneta, considerando la qualità dei miei concittadini – che fortunatamente ancora sono piuttosto restii ad abbandonare moneta cartacea e metallica – devo richiamare l’attenzione dei politici sull’eventualità che prima di varare l’euro digitale occorre che la società si attrezzi per attuare quella solidarietà (impossibile, dati i trattati internazionali che abbiamo firmato, a sfregio – repetita iuvant – dell’articolo 11 della Costituzione, e che ci hanno incarcerato senza aver commesso reato e senza condanna di tribunale) che ancor di più verrà a mancare dopo l’abolizione del contante, perché di abolizione si tratta: non si possono conservare monete e banconote improduttive da utilizzare solo nei casi eccezionali di fallacità del sistema. Occorre una struttura stabile per tutti coloro che vivono di elemosina.

Per concludere, da cattolico devo richiamare l’attenzione sull’evidenza lapalissiana che in tempi remoti l’elettricità e l’elettronica non esistevano e fu profetizzato che quando sarà stato imposto “il marchio della bestia” senza di esso non si potrà né comprare né vendere. Siamo arrivati a quei tempi e l’appartenenza dei proponenti a certi tipi di associazione lo dimostra.