L’incontro in videoconferenza ieri tra palazzo Chigi e la task force guidata da Vittorio Colao ha fatto emergere la possibilità che alcune attività possano riaprire già il 27 aprile, mentre dal 4 maggio saranno circa 2,8 milioni gli italiani a poter tornare nei luoghi di lavoro. Martedì, nel corso della sua informativa alle Camere, Giuseppe Conte aveva parlato di “aperture omogenee su base nazionale”. Dunque non ci sarà possibilità per alcune regioni di partire prima di altre, come è stato chiesto nei giorni scorsi. Il che può rappresentare un problema, oltre a quello più facilmente prevedibile di una caduta del Pil che l’Ufficio parlamentare di bilancio ha stimato in un -15% quest’anno. «C’è il rischio che la debolezza che si è determinata nell’Italia del nord, in particolare in Lombardia, per la forza del coronavirus e delle chiusure delle aziende, faciliti la conquista delle stesse da parte di operatori internazionali», ci dice infatti Francesco Forte, economista ed ex ministro delle Finanze e per il Coordinamento delle politiche comunitarie.
Una conquista generalizzata o da parte di operatori di un Paese particolare?
Questo virus ha attaccato con particolare violenza il cuore dell’Italia produttiva con strettissimi rapporti commerciali con la Cina. E adesso Pechino, dopo aver perso credibilità in Europa, ha l’occasione di mangiarsi imprese italiane, che possono diventare il veicolo per operare nel nostro continente, portando avanti il proprio progetto di egemonia mondiale. Il prolungamento delle chiusure, la minaccia più o meno esplicita di commissariare la Lombardia, consapevolmente o meno, aiutano il piano di “shopping” cinese, in un certo senso rivale di quello francese, il quale non ha bisogno del coronavirus per esistere in Italia, ma è sempre stato favorito negli anni passati dalla nostra sinistra, anche a fronte di concessioni europee sul deficit.
Quindi oltre alla Cina ci sarebbe la Francia pronta a cogliere l’occasione?
La Francia ha una forte potenza finanziaria e una fame di imprese italiane, perché non ha il nostro stesso sviluppo tecnologico che le farebbe molto comodo. Il caso di Fincantieri e Naval Group è in questo senso emblematico. I francesi hanno poi la possibilità di eliminare facilmente dei piccoli concorrenti presenti nel nostro Paese in alcuni settori.
Ha citato Francia e Cina, Paesi che in una precedente intervista aveva indicato come referenti dei principali partiti di maggioranza…
Certo, Pd e M5s stanno di fatto portando avanti gli interessi dei loro referenti. Avevo poi fatto notare più di due mesi fa che tra pentastellati e Pechino era in atto un “finto litigio” riguardo i voli diretti tra Italia e Cina. Oltre a spartirsi le nomine delle aziende partecipate, i partiti della maggioranza hanno quindi il potere di favorire le imprese estere a loro gradite. Stanno, con questa operazione, volenti o nolenti, intenzionalmente per questo scopo o per uno scopo di potere, che poi è in qualche modo la stessa cosa, svendendo il nord Italia.
Ci saranno settori più interessati da questa operazione?
Il rischio è quello di una spartizione dell’industria italiana con particolare riguardo a quei settori più importanti per Cina e Francia. In entrambi i casi c’è di mezzo la difesa, la sicurezza, per non parlare dell’Eni, dei suoi rapporti internazionali e delle sue competenze tecnologiche.
Il Nord Italia ha rapporti commerciali importanti con la Germania. Berlino starà a guardare di fronte a questa spartizione?
La Germania è certamente preoccupata di quello che accade in Italia, non tanto perché debba mettere le mani sulle nostre imprese, anche se di certo non vede di buon occhio l’espansione francese, ma per l’aumento del debito pubblico. Se l’Italia va in crisi, l’euro crolla. Purtroppo sembra che la Germania sia disorientata sul da farsi. Trattare l’Italia come la Grecia vuol dire distruggere l’euro, ma non credo che la soluzione possa passare dai coronabond o dall’uso del Mes. Come ho già spiegato, credo che in Italia si possano trovare le risorse per far ripartire l’economia senza fare nuovo debito pubblico.
E gli Stati Uniti saranno a guardare il tentativo di espansione cinese?
Gli Stati Uniti negli ultimi giorni stanno lanciando messaggi contro la Cina proprio perché pensano ai Paesi come il nostro. Se l’Italia passasse ai francesi o ai cinesi, gli americani perderebbero il Mediterraneo. Quando i servizi di sicurezza Usa lanciano certi messaggi, per quanto opinabili, il loro fine è chiarire che il virus crea in Europa dei problemi di ordine strategico. Quindi Washington non si limita a “guadare”.
Intanto il Governo, grazie anche a questa situazione di emergenza, appare inamovibile.
Sono un po’ stupito del fatto che il capo dello Stato non intervenga per favorire un cambio di governo, considerando anche le controversie in atto all’interno dell’attuale maggioranza. Io credo che prima o poi Conte salterà perché non riuscirà a tenere insieme le esigenze delle due parti che rappresentano i due interessi stranieri: un conto è spartirsi le poltrone, un altro le imprese.
(Lorenzo Torrisi)