Lo “spread” che ieri ha reagito alla volatilità politica italiana si muoverà nelle prossime settimane con una prospettiva molto ben definita. La prospettiva o lo sfondo su cui si muoverà lo spread è quello della prossima finanziaria. L’Italia può accontentare l’Unione europea facendo una finanziaria lacrime e sangue oppure può andare allo scontro, ma il risultato di breve periodo, l’unico che conta per i “mercati”, non cambia.



Se l’Italia obbedisce all’Unione europea dovrà piegarsi a una manovra pesantemente prociclica in una fase internazionale che fa paura come dimostrano, per esempio, i dati di ieri sull’economia francese. Il risultato per l’Italia sarà, come nel 2008 e ancora di più nel 2011/2012, quello di trasformare una crisi “normale” in una recessione con esiti imprevedibili. Tre recessioni in dieci anni nella terza economia dell’area euro e nell’attuale Unione europea fanno molta, molta paura. Ci consola pochissimo la speranza della copertura della Bce a recessione avvenuta che oggi vediamo nel rendimento del decennale greco: uno Stato che non potrà mai ripagare i suoi debiti e per questo sarà ricattabile indefinitamente da chi li detiene.



Ricordiamo ancora una volta quanto sia discrezionale e arbitraria l’applicazione delle “grandi” regole europee con le loro ancora più grandi eccezioni: dal surplus commerciale interno tedesco, “illegale”, al deficit costantemente sopra il 3% della Francia passando per un bail-in sperimentato con “successo” solo da noi.

La seconda possibilità è che l’Italia si “ribelli” alla follia delle regole europee, allo stato di colonia certificato nel 2012 e apra un fronte con le istituzioni europee e la sua banca centrale. Non sarebbe un bello spettacolo.

Ricordiamo che nelle prossime settimane Trump si rifarà vivo per chiudere la partita dei dazi e che si ritornerà a parlare di Brexit. La tentazione del mitico centro carolingio di scassare l’Italia una volta per tutte è sicuramente un azzardo, ma la lungimiranza delle élite europee vive solo nelle narrazioni dei fanatici, solo italiani, della nuova religione europea.



Pensare che tutto questo non influenzi grandemente la politica italiana è molto naif. Se l’Italia o chi si troverà a guidarla non trova o non vuole trovare una sponda fuori dall’Unione, che può essere solo americana, il destino sinceramente sembra segnato. Non ci facciamo nessuna illusione su un’Europa che cambia. Il bottino dell’Italia fa tantissima gola a una politica che pensa solo al domani e al massimo al dopodomani. Osserviamo gli sviluppi del contesto internazionale, i dati paurosi dell’economia tedesca e il pilota automatico dell’Unione imposto all’Italia che ancora oggi e in questa fase vuole, chiede e pretende una manovra che può solo aprire le porte a una recessione.