Sarebbe naturale riprendere quanto riportano le agenzie di stampa nel corso delle ultime 24 ore, a seguito delle conclusioni emerse dall’agenzia di rating Fitch, e, allo stesso modo, le ovvie obiezioni che ne sono derivate da parte dei principali esponenti del nostro Governo. Riteniamo importante e significativo questo “momento”, ma – nell’odierno spazio – vogliamo concentrare l’attenzione di Voi lettori su due immagini, due grafici, due situazioni che obbligano a un’attenta e ponderata riflessione.
Lo scenario complessivo che riportiamo vede nei sottostanti (e i loro prezzi) questi elementi: un più che sufficiente orizzonte temporale oggetto d’analisi (30 dicembre 1998-9 luglio 2019), due indici ritenuti più che robusti ai fini dell’investimento (Bund Future e Stoxx Europe 600), e infine due risultanze, anzi le vere e proprie risultanze più significative, ossia i rendimenti conseguiti pari al +38,93% e al +114,18%.
Ai più esperti potrebbe risultare molto semplice il confronto sia in termini qualitativi che quantitativi: si tratta di una comparazione tra due tipologie diverse e opposte di asset class di investimento. L’una di natura esclusivamente azionaria (Stoxx Europe 600), mentre l’altra più difensiva perché corrispondente alla componente obbligazionaria (rappresentata dal future sul titolo di Stato decennale tedesco).
Come si può evidentemente notare, ci troviamo di fronte a due “nature” diverse, due rischi diversi e ancor più due rendimenti diversi. Si passa da un andamento che vede un sottostante partire a quota 279,20 (al 30.12.1998) per successivamente crescere fino alle attuali quotazioni a 387,92. All’opposto, invece, l’altro competitor che inizia la sua lunga corsa in area 80,87 (30.12.1998) per traguardarsi agli attuali corsi a 173,21.
A distanza di un lungo periodo rappresentato dall’arco temporale intercorso tra il 1999 e il non ancora terminato 2019, la “corsa al rendimento” di ognuno dei contendenti è sorprendente e confluisce in un segno positivo finale. Ma l’entità è ben diversa. E proprio quest’ultima è decisamente quanto di meno scontato possa corrispondere alla realtà.
L’investitore (e l’investimento) che ha beneficiato della performance positiva che si distingue per le sue tre cifre rispetto alle “solo” due, è colui che ha impiegato i propri averi sull’indice tedesco. Ebbene sì, l’indice del mercato obbligazionario tedesco ritenuto benchmark di riferimento dell’intera Zona Euro, ha surclassato l’andamento del mercato azionario europeo rappresentato dal proprio principale indice di categoria.
Il nostro intento è quello di aver riportato all’attenzione di Voi lettori quanto è accaduto e sta accadendo sui mercati finanziari internazionali (oggi con particolare focus sulla nostra più vicina Europa): certamente le condizioni di 20 anni fa non sono come le attuali e ciò non può comunque giustificare due andamenti (e i loro risultati) così lontani. Quello che sta accadendo, sembra rappresentare verosimilmente la frase del cinico Gordon Gekko nel celebre film Wall Street (1987) di Oliver Stone: «Il denaro c’è ma non si vede. Qualcuno vince, qualcuno perde. Il denaro di per sé non si fa né si perde, semplicemente si trasferisce: da un’intuizione ad un’altra. Magicamente».
A chi legge, riteniamo possa suscitare spontanea la curiosità legata alla doverosa risposta al quesito: che cos’è opportuno fare? Ovviamente non abbiamo né la sfera di cristallo, né strumenti magici per predire il futuro (a differenza di altri), ma, con opportuna accortezza e umiltà, una possibile analisi potrebbe essere avanzata. Quest’ultima, sarà da noi sottoposta alla Vostra attenzione, nel corso delle prossime ore.