Dopo il ministro Gualtieri, preoccupato per la dimensione della crisi economica che emergerà in autunno, anche il ministro dell’Interno Lamorgese ha detto la sua, preoccupata per le possibili tensioni sociali, dovute alla disperazione della gente colpita dalla crisi economica. Mettono le mani avanti, tanto per poter dire “l’avevo detto” e sgravarsi possibilmente da ogni responsabilità, ma i primi responsabili sono loro, il primo responsabile è questo Governo, che ha scriteriatamente puntato tutto sugli aiuti europei e ha lasciato l’economia reale in balia delle tempeste del mondo, senza alcuna protezione, come se l’economia reale non fosse un bene comune.



Quello che manca davvero è una visione generale di quanto sta accadendo, per cui gli stessi personaggi prima si pongono come meri esecutori di atti indispensabili per fronteggiare una qualsiasi emergenza (uno stallo politico dopo che i risultati delle elezioni non danno un chiaro vincitore o una chiara maggioranza, oppure la crisi economica, oppure una crisi sanitaria), poi non avendo affrontato il problema (qualsiasi sia il motivo) iniziano a mettere le mani avanti, anche per presentarsi di nuovo come la soluzione necessaria per affrontare la nuova emergenza, come se loro non c’entrassero nulla con l’emergenza. Di emergenza in emergenza, dove tutto può cambiare e tutto può essere messo in discussione, persino le libertà personali (quelle che la nostra Costituzione all’articolo 13 definisce “inviolabili”), tranne il fatto che loro rimangono al potere e che il singolo cittadino, a causa dell’emergenza, può perdere tutto.



Questo è un nuovo passaggio della crisi, che ormai è molto più di una crisi economica: è una crisi delle istituzioni, dei valori e rischia di diventare una crisi sociale proprio per l’inadeguatezza di chi sta governando. Prendono le loro decisioni come fossero chiusi in una torre d’avorio, distanti anni luce dalla realtà sociale ed economica del popolo sul quale fanno calare le conseguenze dei loro atti, quasi ignari di quanto accade. Ma possono ignorarlo davvero? Come fanno a ignorare il disastro in corso?

Un’indagine dello studio marketing Marketing01 ha rilevato che a Roma il numero dei turisti è passato da circa 300mila a mille al giorno, praticamente un crollo del 99,7%. E questo è solo un segnale tra i tanti: possibile che chi ci governa non si renda conto di nulla? Sinceramente non lo credo. Immagino che stiano facendo tutti gli sforzi possibili per guardare da un’altra parte. E allora guardano verso l’Europa, come se non ci fosse nessun’altra strada. Guardano da quella parte, ben sapendo che in Europa vi sono fortissime resistenze a darci degli aiuti, a farci uscire dalla crisi. In Europa vige il liberismo senza freni, quello che favorisce la finanza speculativa, dove i grossi gruppi e le finanziarie sperano di poter comprare a man bassa le nostre aziende e le nostre proprietà per un tozzo di pane. Sperano di poter fare un grasso bottino, come hanno fatto in Grecia.



Due notizie di questi giorni danno la misura di quanto sta accadendo. La prima riguarda la vicenda della concessione delle autostrade alla società della famiglia Benetton: la società diventerà pubblica, ma non tramite una cessione di quote, bensì tramite un aumento di capitale, cioè tramite un’immissione di liquidità da parte della società pubblica Cassa depositi e prestiti. Così il titolo in borsa ha preso il volo e i Benetton si fregano le mani. Del resto, loro non sono mai stati interessati alla gestione autostradale, ma ai profitti finanziari. E questo ha fatto il Governo: ha realizzato i loro profitti finanziari con il denaro pubblico. La seconda notizia riguarda il colosso Apple, sotto indagine dalla giustizia europea per gli enormi vantaggi fiscali ottenuti in Irlanda, ovviamente concessi da quel Paese per tenere lì le sedi del colosso americano e assicurarsi posti di lavoro per i propri cittadini. Ebbene, la corte di Giustizia europea, a fronte di una richiesta dell’accusa di pagare 13 miliardi, ha dato ragione ad Apple. Insomma, i colossi industriali e finanziari vincono sempre. Così si saldano distinti interessi: da una parte la volontà predatoria della finanza speculativa, dall’altra la volontà di rimanere al potere a tutti i costi da parte di chi oggi è al potere (soprattutto politico). Gli interessi dei popoli non fanno parte del piano.

In questo quadro deve essere inquadrato il summit europeo in corso nel quale si dovrebbe dare il via al cosiddetto Next Generation EU, il piano di investimenti e prestiti che parte da una proposta della von der Leyen di 750 miliardi, ma già ridimensionato da un accordo franco-tedesco a 500 miliardi e totalmente osteggiato da diversi Paesi del nord Europa, con in prima fila l’Olanda, il cui Premier Rutte ha già chiarito in anticipo che vi sono meno del 50% di probabilità che si trovi l’accordo.

L’accordo quindi si preannuncia molto difficile e se mai si realizzerà (come immagino e temo) prenderà tempo. Non hanno fretta, più passa il tempo e più l’economia andrà a rotoli, rendendo inutile l’intervento finanziario e realizzando così le condizioni ideali per il piano di entrambi: di chi vuole rimanere al potere e di chi vuole acquistare le nostre migliori aziende per un tozzo di pane.

Vedremo cosa salterà fuori dal vertice Ue.