Ieri Soros, intervistato dal De Telegraaf, ha espresso alcune considerazioni interessanti sul destino dell’euro, dell’Unione europea e in particolare dell’Italia. Il finanziere ha spiegato “di essere particolarmente preoccupato per l’Italia”. Soros teme che nel nostro Paese si possano rafforzare i movimenti anti-euro e nota come l’Italia sia stata “trattata male” durante la crisi migratoria del 2015; “più recentemente l’ammorbidimento delle regole europee sugli aiuti di Stato è stato particolarmente ingiusto nei confronti dell’Italia”. Qui Soros si riferisce agli aiuti di Stato che rompono la competizione interna all’Europa nella misura in cui restituiscono, a crisi economica finita, sistemi industriale in salute perché soccorsi dallo Stato e altri devastati perché inseriti in Stati indebitati. È la stessa identica “obiezione” esposta da Panetta in un paper pubblicato un paio di settimane fa in continuità con la lettera di Draghi al Financial Times.



La questione che emerge in modo drammatico in questa fase è che i difetti di costruzione dell’euro, su cui ormai non c’è più dissenso nella comunità “scientifica”, lasciano i Paesi deboli senza protezione a partire da quella valutaria. Una svalutazione del cambio ovviamente aiuterebbe a recuperare competitività e permetterebbe di iniettare liquidità “sovrana” in banche e imprese. La stessa Unione europea e anche il sistema industriale tedesco sono usciti dalle crisi del 2008 e del 2012 anche grazie a mega svalutazioni dell’euro sul dollaro. Non esistono, insomma, solo scenari “venezuelani”.

Soros è già intervenuto su questi temi spiegando secondo noi in modo incontestabile come nell’euro i debitori siano alla mercé dei creditori e senza strumenti di difesa. Soros l’ha spiegato benissimo due anni fa e nessuno ha potuto dissentire. Questo non significa, ovviamente, che i debitori siano incolpevoli, ma descrive semplicemente la dinamica che si osserva in Europa in particolare a ogni crisi. Le spinte centrifughe sono evidenti così come il divaricamento dell’andamento economico dei Paesi membri che in questa crisi emergono in modo inequivocabile.

Da qui i timori che i Paesi deboli, pur di evitare la colonizzazione e recuperare “flessibilità” anche negoziale, decidano che uscire, una fase sicuramente traumatica, sia il male minore. Soros si inserisce in un dibattito che fuori dall’Italia è considerato “normale” almeno da dieci anni. Draghi e Panetta hanno spiegato quanto drammatico sia per l’Europa il momento attuale. Per noi italiani è persino peggio perché, oggettivamente, ci troviamo impreparati e siamo guidati da un Governo debole e di terze linee. Draghi, Panetta, ma anche Padoan o Moavero, o Enrico Letta o Tremonti o aggiungete voi sono tutti fuori dai posti che contano e purtroppo non è una bella notizia.