“Questa mattina ci siamo svegliati con i futures Usa ancora in territorio positivo e i futures europei che seguono fedelmente quelli americani senza aver capito il perché”. Cominciava così il report di una casa di investimento pubblicato prima dell’ennesima giornata “decisiva”, specie per le sorti del debito italiano alle prese con più appuntamenti cruciali: il giudizio di Moody’s (poi rinviato) e Dbrs sul debito; l’annuncio dell’allentamento temporaneo sugli aiuti di Stato da parte della Commissione europea, aprendo così la strada per interventi straordinari a favore delle imprese che boccheggiano, non solo a causa del coronavirus; l’Eurogruppo chiamato a definire in sede tecnica la conclusiva proposta sulla progettata nuova linea del Mes per il finanziamento degli interventi sull’emergenza sanitaria, decisione che, per l’Italia, dovrebbe valere sui 35 miliardi.
Un complesso di misure e di scelte che potrebbero assicurare un temporaneo sollievo, ma che, di sicuro, non giustificano l’andamento positivo dei listini azionari, a partire dall’incredibile recupero del Nasdaq, oggi a livelli più alti dall’inizio dell’anno, nonostante il crollo del Pil e l’ecatombe dei posti di lavoro, testimoniata dall’ascesa a 33,5 milioni dei sussidi di disoccupazione. Un massacro che, secondo l’autorevole opinione di Larry Fink, numero uno di Blackrock, è destinato a peggiorare, sia in Usa che sulla sponda europea dell’Atlantico.
Ma le Borse, per ora, non se ne curano, drogate dalla pioggia di quattrini immessi dal Toro Usa: entro giugno le emissioni di nuovi bond Usa nel trimestre ammonteranno 2.996 miliardi di dollari, cinque volte tanto quanto fatto fino a marzo. L’alluvione di nuova finanza sta spingendo in giù i tassi Usa, a un soffio dai rendimenti negativi, ormai abituali in Giappone e in larga parte d’Europa. Insomma, anche negli Stati Uniti il denaro, la materia prima degli investimenti, s’avvia a essere solo un costo, con effetti paradossali. I futures sui Fed Funds sono andati giovedì in territorio negativo. La scadenza di gennaio 2021 per la prima volta ha varcato la soglia di 100, incorporando quindi, uno scenario di tassi negativi. Andrà così? Non è detto, perché la Fed potrebbe reagire con misure ancor più aggressive. Ma i modelli algoritmici che governano i mercati obbediscono ai numeri, non alle autorità monetarie. E così il calo dei tassi di riferimento sotto lo zero è già stato registrato dai modelli algoritmici dei gestori. E i bond vengono venduti senza pietà a vantaggio delle azioni.
Si spiega così in parte la tendenza positiva del mercato azionario in attesa di una ripresa che andrà misurata in mesi, piuttosto che in anni. Non è difficile prevedere, però, che i mercati prima o poi presenteranno il conto. Forse con un’esplosione dell’inflazione, come sospetta Stephen Roach, già guru di Morgan Stanley, che rileva molte analogie tra la situazione attuale e quella dei primi anni Settanta, quelli che hanno preceduto l’esplosione della “stagflazione”, il mix tremendo di inflazione e di stagnazione economica che colpì sia gli Usa che il resto dell’Occidente dopo il boom della spesa pubblica americana (in buona parte legata al Vietnam).
Per venirne a capo il Presidente della Fed Paul Volcker dovette sottoporre il mondo a una drastica curante dimagrante con aumento dei tassi che, tra l’altro, rappresentò l’avvio dell’esplosione del debito pubblico italiano. Non è detto che la storia si ripeta, è vero. Ma il ricordo suona a monito del fatto che è pura illusione sperare di fronteggiare una crisi sistemica puntando solo su strumenti di repressione finanziaria piuttosto che sulla collaborazione politica con i partner, merce rara in epoca di crisi. È pura illusione pensare di farcela da soli, ma è ancor più pericoloso affidare il futuro alle sole mani altrui.
Tante cose si possono fare per governare questa stagione di cambiamento. Le Borse già segnalano gli esempi virtuosi di chi ha adottato comportamenti in linea con il digitale. Volano i pagamenti elettronici (vedi PayPal ma anche l’italiana Nexi) e l’e-commerce (la tedesca Zalando ma anche Giglio group). Poca roba, a prima vista. Ma una piattaforma di successo moltiplica le possibilità di lavoro di tante imprese, magari piccole, purché smart. E così il consiglio più prezioso arriva da McKinsey: le imprese (e i Paesi) che usciranno vincenti dalla crisi saranno quelle che avranno approfittato di cambiamento per sviluppare competenze nuove, cioè l’arma vincente da sempre per l’Italia, Paese povero di materie prime ma ricco di competenza. È il momento di concentrare le energie sul futuro. E ve lo dice un pensionato.