La finanza islamica è in grado di ridurre al minimo le conseguenze devastanti, dal punto di vista economico, del coronavirus. A sostenerlo è Standard&Poor’s Global Ratings in un report in cui ha spiegato che la finanza islamica ha degli strumenti sociali che possono aiutare paesi, banche e società islamica ad attraversare la crisi attuale legata al Covid-19. Si tratta di Qard Hassan, Sukuk, Waqf, and Zakat. Questi possono essere utilizzati direttamente a sostegno delle famiglie, per compensare la perdita di reddito e per garantire loro l’accesso ai servizi basilari a prezzi accessibili, come istruzione e assistenza sanitaria. Prendiamo il caso del Qard Hassan che è una forma di prestito senza interessi che viene esteso da un prestatore a un mutuatario sulla base della benevolenza. Invece il sukuk è un titolo di debito conforme alla Sharia che corrisponde alle azioni. Ma a differenza delle obbligazioni, devono corrispondere ad un progetto specifico, immobiliare o infrastrutturale. Col termine Waqf si intende invece una fondazione pia islamica i cui beni si rilevano fondamentali per la vita pubblica, mentre il Zakat è un tributo verso la comunità che il fedele è invitato a compiere per purificare la propria ricchezza.



STANDARD & POOR’S “FINANZA ISLAMICA HA STRUMENTI RESPONSABILI”

Secondo Standard&Poor’s questi strumenti possono permettere alla finanza islamica di superare la crisi economica causata dal Covid-19. La pandemia ha infatti inevitabilmente rallentato anche l’economia finanziaria islamica, a causa delle restrizioni adottate per il contenimento della diffusione del virus Sars-CoV-2: disoccupazione in aumento, perdita di reddito per le famiglie e contrazione delle entrate sono le tre principali conseguenze. Tuttavia, la finanza islamica ha prodotti che secondo S&P sono «socialmente responsabili» e che la rendono «sostenibile». Si parla di un potenziale per «aiutare imprese e banche ad affrontare l’impatto del Covid-19». Per quanto riguarda il rating del credito, Standard & Poor’s Global Rating ritiene che «l’uso di strumenti sociali da parte delle banche avrebbe un effetto limitato sui loro bilanci, purché tali strumenti non riducano significativamente la loro redditività o non aumentino materialmente i loro costi». Inoltre, evidenzia il fatto che le banche islamiche hanno un approccio «più indulgente» col personale: alcune stanno ricorrendo a permessi retribuiti con o senza stipendio ridotto e allo smart working pur di non ricorrere ai licenziamenti.

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