C’è un paradosso tutt’altro che nuovo, ma ora sempre più evidente, nel sistema finanziario che ha nelle Borse valori il suo elemento centrale. È il crescente scollamento tra quelli che una volta venivano chiamati Wall Street, la finanza, e Main Street, l’economia reale. Si susseguono infatti le previsioni più grigie per l’andamento della produzione e del lavoro, per effetto delle misure che tutti i Paesi hanno preso e stanno incrementando per contrastare la pandemia, mentre sul fronte dei mercati finanziari si susseguono i risultati positivi con le Borse disposte a scommettere sulle poche notizie che arrivano a questo punto soprattutto sul fronte farmaceutico con le prospettive di realizzazione di un vaccino capace di offrire protezione contro il virus.



Non è una realtà nuova. Già nel 2008 la grande crisi finanziaria culminata nel fallimento di Lehman Brothers era stata in larga parte provocata dall’espansione di un sistema finanziario che era riuscito per mesi a nascondere il rischio racchiuso nei mutui immobiliari. La tentazione di riuscire a fare i soldi con i soldi è sempre molto forte anche perché c’è sempre qualcuno che riesce a capitalizzare i guadagni anche solo un minuto prima degli inevitabili crolli dei mercati.



Ma non bisogna fare di ogni erba un fascio. Il sistema finanziario non è strutturalmente negativo. Anzi, ha una funzione essenziale per mettere in collegamento chi i soldi li vuole risparmiare e chi i soldi sa come spenderli in investimenti produttivi per far crescere le imprese e quindi l’economia nel suo complesso. Ma il sistema finanziario è costituito soprattutto da regole e da regolatori ed è quindi essenziale che le regole aiutino a rispettare la sana gestione e i regolatori siano altrettanto efficienti nel porre limiti, controlli ed eventuali sanzioni alle operazioni poco trasparenti ed essenzialmente speculative.



La storia più recente, anche in Italia, non parla di regole trasparenti e di regolatori avveduti. Basti pensare alla distruzione delle grandi banche popolari, operata per decreto dal Governo Renzi con la riforma del 2015, così come “l’accanimento regolamentare contro il Credito cooperativo, realizzato in Europa negli anni recenti, oltre che insensato, profondamente ingiusto”. Queste ultime parole sono di Stefano Zamagni nel libro scritto con Sergio Gatti “Incivilire la finanza” (Ed. Ecra, pagg. 130, € 19).

“Incivilire” è un verbo praticamente coniato e largamente usato per esporre le sue tesi da Carlo Cattaneo, uno dei maggiori e insieme troppo poco conosciuti economisti italiani. Incivilire vuol dire portare nel sistema finanziario i valori di quella economia civile che non limita in compiti dell’impresa alla conquista del profitto, ma richiama ogni operatore a una responsabilità sociale che peraltro è essa stessa un fattore di successo. Con le banche in prima fila perché intermediare il denaro è troppo importante non solo per ottenere buone regole, ma anche e soprattutto per agire con efficacia e trasparenza all’interno del sistema finanziario.

Ecco allora che vi sono valori che andrebbero difesi, come i legami della banca con il territorio così come quella che viene chiamata la biodiversità, cioè la presenza di forme giuridiche diverse in sana competizione. E invece gli ultimi anni sono stati segnati dalle tentazione del sempre più grande, delle aggregazioni e delle fusioni, fino a raggiungere il massimo livello dell’irresponsabilità e dell’azzardo morale, quelle banche troppo grandi per fallire sicure di poter in ogni caso addossare le perdite allo Stato e quindi ai contribuenti.

Lo stesso magistero dei papi, in particolare con la Caritas in veritate di Benedetto XVI e la Laudato si’ di Francesco, è stato un richiamo forte, sottolineato come una stella polare nel libro, a una finanza a misura d’uomo. Ed è una prospettiva di cambiamento anche nel campo della finanza. “Purché – scrivono Zamagni e Gatti – il pluralismo, la bio-diversità, la sussidiarietà, la mutualità cooperativa e la partecipazione delle comunità e dei territori siano non solo salvaguardate, ma convintamente incentivate”.