La ripresa? Ci sarà. Probabilmente prima del previsto, suggerisce l’andamento dei listini azionari. Sono bastati 70 giorni o giù di lì perché le Borse recuperassero tre quarti delle perdite subite via Covid-19. Ma per il Nasdaq, ai massimi assoluti, la crisi non c’è nemmeno stata. Così come per Jeff Bezos, il numero uno di Amazon che ha già recuperato l’importo versato alla moglie Mackenzie in occasione del divorzio miliardario di un anno fa: 38 miliardi dollari. Al contrario, la prima vittima del contagio è l’ascensore sociale, come denuncia il rapporto Istat. La speranza di migliorare la propria condizione economica rispetto alla famiglia di origine non appartiene a questa generazione. Anzi, il sospetto è che l’ascensore funzioni solo verso il basso: per la prima il numero dei giovani che scende supera quello di chi sale, 26,6% contro 24,9%.



È questa la vera ipoteca sul futuro che compromette tutte le altre statistiche. Non solo in Italia. Il New York Times, nel raccontare il formidabile recupero dell’occupazione a giugno (4,8 milioni di persone) fa notare che mancano all’appello rispetto a marzo 15 milioni di posti e che, in attesa che vengano rinnovati gli aiuti garantiti in questi mesi, l’incertezza regna nelle case degli americani: senza l’assegno di 600 dollari a settimana erogati dal Tesoro il reddito rischia di precipitare. Ma anche se il contributo pubblico verrà confermato, com’è probabile, il tenore di vita Usa risulterà più basso del 6%.



La ripresa, insomma, non è dietro l’angolo. E non sarà eguale per tutti anche se a ogni latitudine prende sempre più piede la dottrina Mmt (Modern Monetary Theory) che raccomanda di rifornire le economie di tutte le risorse monetarie necessarie, senza porsi alcun limite che non sia imposto dall’inflazione. Una formula di sinistra che non dispiace a Trump e al Cancelliere dello Scacchiere Rishi Sunak, ma che comincia ad avere seguaci anche in Europa, dove però è forte anche la sensazione opposta e cioè che si stia esagerando con gli stimoli che, però, per ora hanno più che altro cercato di colmare i buchi provocato dalla crisi e non di attivare un ciclo di crescita che per ora non si vede.



È assai dubbio però, che questa svolta alla giapponese (Paese che da decenni pratica la monetizzazione del debito senza risvegliare i prezzi) riuscirà a rimettere in funzione il motore dello sviluppo, inceppato al pari dell’ascensore sociale. Per evitare che la recessione prenda stabilmente il controllo della situazione non resterà che far ricorso alla spesa pubblica, finora spesso evocata, ma, a giudicare dallo stato delle infrastrutture, assai poco praticata. Ma stavolta, se alle parole non seguiranno i fatti, l’economia imploderà. Insomma: o dimostriamo di saper spendere oppure non vedremo la luce in fondo ai tunnel, come capita ai malcapitati che tentano di raggiungere la Riviera ligure.

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