Siamo arrivati alla due giorni cruciale per le due principali Banche centrali occidentali. Oggi la Fed e domani la Bce comunicheranno le loro decisioni di politica monetaria. «Mi aspetto – è la previsione di Mario Deaglio, Professore emerito di Economia internazionale all’Università di Torino – che i Banchieri centrali, anche se si tratta di qualcosa che hanno difficoltà a fare, diano dei segnali concreti, espliciti, in modo che siano compresi, sul fatto che nel corso dei prossimi mesi ci saranno dei rialzi dei tassi oppure che verranno utilizzati altri strumenti non così espliciti per rendere più costoso il denaro.
Credo che sia inevitabile se vogliono effettivamente compiere il loro lavoro relativo alla stabilità dei prezzi, in quanto i dati, superiori alle previsioni di 3-4 mesi fa, mostrano un’inflazione che sta andando fuori controllo. Senza essere catastrofisti, comincia a essere un problema che non può essere trascurato».
Questo lo dice anche per l’Europa o vale solo per gli Stati Uniti dove l’inflazione è vicina al 7%?
L’Europa da questo punto di vista è messa un po’ meglio degli Usa e considerando anche la situazione dei contagi di Covid la Bce non può bruscamente invertire rotta. Mi aspetto, quindi, che l’Eurotower prenda una posizione più sfumata, senza essere troppo specifica sulle azioni che metterà in campo, ma anzi dando rassicurazioni sul fatto che farà la sua parte per non fermare la ripresa e chiedendo ai Governi di utilizzare nel modo migliore le risorse. Cosa che apparentemente con l’approvazione dei Pnrr sarebbe implicita, ma come vediamo, non solo in Italia con lo sciopero generale proclamato da Cgil e Uil, è in corso un tentativo di contrattazione di alcune categorie per una distribuzione diversa dei fondi.
C’è anche da dire che se Powell ha già fatto marcia indietro sulla transitorietà dell’inflazione, la Bce continua a considerare temporaneo il rialzo dei prezzi…
Ha presente quando un semaforo diventa verde, poi giallo e poi rosso? La Fed ha fatto già scattare il giallo e adesso darà qualche segnale più preciso su quando passerà al rosso. La Bce è ancora sul verde e si prepara a far scattare il giallo. Deve quindi dare una sorta di “avviso” sul fatto che se l’inflazione continuerà a crescere sarà pronta a intervenire, magari nella seconda parte del 2022.
Cosa vuol dire tutto questo per i nostri conti pubblici che per un lungo periodo hanno potuto giovarsi dello “scudo” della Bce?
Penso che il 70-80% delle emissioni di titoli di stato resterà “scudato”. Per quanto riguarda la parte rimanente, molto dipenderà dall’evoluzione del quadro politico italiano. In particolare, se un noto politico italiano il cui cognome inizia per B dovesse diventare presidente della Repubblica, avremo subito delle conseguenze sullo spread, anche perché la sua figura resta associata a un periodo in cui il differenziale era andato fuori controllo. Se invece questo non accadrà, se la Legge di bilancio verrà approvata senza troppe sbavature, se a livello politico non prevarranno polemiche e spaccature plateali, allora non dovremmo patire particolari contraccolpi, anche perché la nostra economia sta continuando a recuperare, anche se resta lontana dai livelli ideali.
Ci sarà un faro della Commissione europea, che è già stato in qualche modo preannunciato nelle scorse settimane, sul livello della spesa corrente?
Sì, diciamo che è stato avvertimento che probabilmente verrà ripetuto. Se ci sarà ancora Draghi, potrà ricordare l’importanza di adottare certe misure per evitare conseguenze spiacevoli. Penso che qualche provvedimento sull’amministrazione pubblica si potrà prendere, soprattutto per quel che riguarda il livello centrale. Sarebbe infatti sufficiente approfittare dei tanti pensionamenti che ci saranno, vista l’età media elevata dei dipendenti pubblici, e laddove ad andare in quiescenza saranno i quadri alti cogliere l’occasione per ridisegnare i servizi e le procedure, in modo che siano più semplici e richiedano meno persone. Ovviamente andranno fatte anche assunzioni, guardando soprattutto all’aumento dell’efficienza. Tutto questo è relativamente facile da fare a livello centrale, ma nelle regioni, nei comuni, negli enti locali è un po’ più complicato.
Da quel che ha detto prima, emerge che anche la Bce si dirigerà sulla strada tracciata dalla Fed, anche se con un lieve ritardo. Questo potrà consentire, una volta superato l’inverno, periodo in cui i prezzi dell’energia pesano di più sull’inflazione, di varare una politica monetaria restrittiva più contenuta?
Penso di sì. Il problema europeo sarà determinato da un eventuale quadro geopolitico che rendesse difficile l’accesso al gas russo. Anche perché le previsioni meteorologiche dicono che gennaio sarà un mese molto freddo. Non dovremo poi abbassare la guardia sul fronte del Covid, perché quel che sta accadendo nel Regno Unito è preoccupante. Stanno adottando progressive restrizioni e limitazioni come non hanno mai fatto. E non è chiaro come mai. Probabilmente i vaccini non garantiscono l’immunità di gregge su cui si era scommesso e questo sposta in avanti i termini dell’uscita dalla pandemia.
(Lorenzo Torrisi)
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