Il Grande Cigno Nero sembra aver dispiegato le sue ali. La metafora del “Cigno Nero” (“Black Swan” in inglese) è stata resa famosa dall’omonimo libro dell’economista Nicolas Taleb, il quale con questo titolo indicava l’evento estremo non previsto, come la probabilità di trovare un cigno di colore nero. L’evento della pandemia del “coronavirus” sembra essere proprio quell’evento estremo, imprevedibile fino a qualche tempo fa, capace di scatenare la tempesta su mercati finanziari già duramente provati dalle difficili condizioni dell’economia reale e dal grande problema irrisolto del funzionamento (e dell’utilità) della finanza.
Il crollo dei mercati finanziari che si sta verificando in queste ore sembra non lasciare scampo all’apertura di una nuova fase, conclamata, della crisi finanziaria internazionale, quella crisi nella quale tutti contagiano tutti e nessuno ha i mezzi per porre un rimedio. Una crisi che di colpo spazza via ogni ipotesi e ogni chiacchiera di crescita, di ripresa, di soluzione compatibile con l’attuale sistema bancario e finanziario. Quello che sta accadendo è semplicemente un riallineamento dei valori dei mercati finanziari ai valori e agli andamenti dell’economia reale. Questo è il motivo banale per cui i mercati finanziari stanno crollando: sono cresciuti troppo per troppo tempo, drogati dal denaro facile iniettato come una nuova droga dalle banche centrali in tutto il mondo finanziario.
Intanto in Italia, in mezzo ai tanti appelli a “rimanere a casa”, non si trova da nessuna parte l’unica proposta che servirebbe sul serio: imponenti finanziamenti per la sanità pubblica. In questi anni di austerità abbiamo: meno 70.000 posti letto; meno migliaia di posti in rianimazione (meno 4.000 dati dell’anno 2005); meno 37 miliardi di investimenti nella sanità nei soli ultimi 10 anni; e abbiamo chiuso 359 reparti. Ci si illude che tra venti giorni o un mese passi tutto: ma se non passa, poi che si fa? E se il coronavirus avesse una mutazione genetica e riprendesse a girare?
Voglio dire: al prossimo virus che facciamo? Una sanità efficiente, preparata e con abbondanza di mezzi serve comunque. L’idea delirante di far sottostare i servizi che lo Stato dovrebbe fornire ai rigori del bilancio ha prodotto il disastro odierno: oggi ne stiamo semplicemente raccogliendo i frutti. La strada maestra per la ripresa economica sono gli investimenti di Stato, non vi sono scorciatoie o alchimie contabili che tengano. E se le regole dell’Unione europea sono un ostacolo, allora occorre abolire queste regole, oppure uscire da questa Ue incapace di prevedere, reagire e agire.
Le carceri italiane sono in rivolta generalizzata (e il settore della polizia penitenziaria è un altro di quelli che ha subito tagli indiscriminati e pericolosi), cosa aspetta la politica a capire che siamo sull’orlo del burrone? Una rivolta generalizzata? Aspettano che il popolo italiano scenda tutto in piazza per chiedere la loro testa? Si rendono conto, i politici, dei rischi che corrono d’ora in avanti?