Chissà ora come la metteranno i tifosi di Draghi, quelli che osannano il suo carisma e la sua capacità di farsi “rispettare in Europa”, visto il nulla che ha ottenuto negli ultimi incontri. Passi per il mancato accordo sull’immigrazione che colpisce l’Italia e di cui i Paesi europei rifiutano di condividere la responsabilità, ennesimo esempio di una Unione europea che ha rinnegato la solidarietà.



Ma come la mettiamo con l’allentamento dei parametri di Maastricht richiesto da Draghi come indispensabile per favorire la crescita dopo la pandemia (e una crisi economica che non è mai finita)? Pure su questo non ha ottenuto nulla e qui le cose si mettono male, perché i Paesi del nord Europa iniziano a fare la voce grossa per ripristinare i controlli e le relative sanzioni.



C’è da capirli, soprattutto i tedeschi, freschi dalle nuove batoste elettorali che mettono sempre più in crisi il partito della Merkel e il suo Governo. Tentano di recuperare il terreno mostrandosi forti in Europa, chiedendo il ritorno di un’austerità che metterebbe in ginocchio diversi Paesi europei, favorendo così le imprese i gli speculatori tedeschi. Ma nella loro cecità economica non si rendono conto che sarebbe una vittoria di Pirro, una vittoria solo temporanea perché con un’economia europea devastata dalla crisi alla fine nessuno comprerà più nemmeno i prodotti tedeschi, così forti nelle esportazioni.



Ma soprattutto non si rendono conto della gravità della situazione a livello internazionale, con enormi capitali alla ricerca di rendimenti che nessuno può garantire, mentre l’economia sbanda paurosamente vittima di rigidità causate da un sistema unicamente votato al profitto. Così accade che l’inflazione rialzi la testa mentre la crescita economica ancora è anemica. Questo succede perché le banche centrali di tutto il mondo continuano a immettere liquidità, per non far affondare l’economia. Il problema è che gran parte di questa non arriva nell’economia reale, non si traduce in investimenti e in nuovi posti di lavoro. Tanto è vero che negli Usa risulta che vi siano ben otto milioni di disoccupati, nonostante numerose aziende fatichino ad assumere. Questo succede perché in tanti usufruiscono di sussidi e quel poco che prenderebbero in più andando a lavorare non li convince ad accettare il lavoro, che spesso risulta anche essere temporaneo e senza prospettive.

Lo stesso paradosso inizia a verificarsi in Europa e pure in Italia. Togliere questi sussidi non è per nulla una soluzione facile, poiché questo non solo porterebbe alla disperazione chi ne ha veramente bisogno, ma farebbe mancare all’economia reale una quantità di consumatori e questa ne soffrirebbe duramente.

La soluzione ovvia sarebbe invece quella di aumentare gli stipendi, ma una cosa del genere chi oggi è al potere non la vuole nemmeno sentir nominare. Di far riprendere l’economia reale, magari con investimenti, non se ne parla neppure, la speculazione è l’unica forza che deve dominare il campo e gli speculatori hanno troppo potere oggi per permettere una soluzione differente. Quella a cui stiamo andando incontro è una crisi devastante, che colpirà tutti, aziende malate e sane insieme, con crisi sistemiche sui mercati finanziari, nelle quali però gli speculatori più avveduti trarranno comunque i loro profitti. Perché la speculazione è fatta così, la speculazione vince sempre, sia che i mercati salgano, sia che scendano. Se ne fregano se poi a soffrire sono intere popolazioni.

Tutti, anche i cattolici e soprattutto la cultura cattolica, hanno dimenticato l’impareggiabile lezione di Pio IX il quale, nella Quadragesimo Anno del 1931, ha ben descritto i fenomeni perversi della finanza lasciata senza regole. Il Pontefice si riferiva alla finanza che ha creato la distruzione dell’economia e la Grande Depressione del 1929, ma le sue parole sono attualissime: “Una tale concentrazione di forze e di potere, che è quasi la nota specifica della economia contemporanea, è il frutto naturale di quella sfrenata libertà di concorrenza che lascia sopravvivere solo i più forti, cioè, spesso i più violenti nella lotta e i meno curanti della coscienza” (n. 104).

E ha pure indicato i rimedi: “Così, per evitare l’estremo dell’individualismo da una parte, come del socialismo dall’altra, si dovrà soprattutto avere riguardo del pari alla doppia natura, individuale e sociale propria, tanto del capitale o della proprietà, quanto del lavoro. Le relazioni quindi fra l’uno e l’altro devono essere regolate secondo le leggi di una esattissima giustizia commutativa, appoggiata alla carità cristiana. È necessario che la libera concorrenza, confinata in ragionevoli e giusti limiti, e più ancora che la potenza economica siano di fatto soggetti all’autorità pubblica, in ciò che concerne l’ufficio di questa” (n. 110).

Rendere la potenza economica soggetta alla pubblica autorità. Ma il sistema Euro ha come obiettivo esattamente il contrario. Per questo andrà smantellato, prima che provochi altri disastri. Altrimenti verrà smantellato, dopo aver provocato i disastri.