I risultati di bilancio sono sempre stati il punto di forza di Mediobanca: la riprova puntualmente verificata delle capacità del management e quindi la principale linea di difesa dell’autonomia dell’istituto. Ventidue anni dopo la scomparsa del fondatore Enrico Cuccia, gli eredi di Vincenzo Maranghi, il presidente Renato Pagliaro e l’amministratore delegato Alberto Nagel hanno nuovamente calato l’asso di un consuntivo record.



Il primo semestre dell’esercizio 2021/2022 ha chiuso con ricavi in forte crescita (+12%) rispetto allo stesso periodo dell’esercizio, a un massimo storico di 1,459 miliardi di euro, alimentato sia dal ritorno del margine di interesse, sia da commissioni da primato.  Tutte le aree di business hanno contribuito allo scatto di Mediobanca: dal wealth management al corporate banking, dal trading alla gestione della partecipazione nelle Assicurazioni Generali. È così che l’ultima riga del bilancio semestrale chiude con un utile netto a 526 milioni (+28% su base annua e +1% su base trimestrale) con un rendimento del capitale aggiustato all’11% (rispetto al 9% di fine 2020). Resta solida la posizione patrimoniale (con un indice Cet al 15,4%) grazie anche a un’attenta sorveglianza della qualità degli attivi creditizi. Tutte premesse per ulteriori soddisfazioni per gli azionisti, gratificati da un puntuale pay-out (70%) e da iniziative di buy-back.

È con queste carte che il vertice di Mediobanca si accinge ad affrontare un’ennesima battaglia: lanciata da tempo da Leonardo del Vecchio (che sta scalando l’istituto avvicinandosi al 20%) e Francesco Gaetano Caltagirone, che ha invece preso di mira le Generali. Queste ultime si annunciano come il terreno di scontro primaverile: quando Mediobanca (forte del 17% grazie anche a un prestito titoli) si accinge a difendere l’amministratore delegato Philippe Donnet dai due “assalitori” italiani, appoggiato anche da Fondazione Crt (resta ancora incerta la posizione di Edizione Holding).

Il mercato ama le dinamiche speculative innescate dalle contese di Borsa, ma raramente dimentica che chi si propone di sostituire un assetto di controllo mette in gioco la propria capacità di ottenere risultati migliori. Ieri – senza ombra di dubbio – “Mediobanca dal 1946” ha dimostrato che la sua capacità di creare valore gestendo business bancari e assicurativi è intatta ed è tuttora d’eccellenza. È naturale che la preda sia ambita: ma chi pretende di aggiudicarsela dovrà superare l’asticella alzata ancora una volta a soglie da record da Nagel & C.

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