Le ultime vicende politiche italiane hanno fatto molto bene allo “spread” e la spiegazione è talmente semplice che quasi ci vergogniamo a scriverla. Lo “spread” italiano è una funzione della bontà dei rapporti con le istituzioni europee da anni. Lo spread scende perché il mercato scommette, con un rigore a porta vuota, che il nuovo governo Pd+M5s farà una manovra di stretta osservanza europea e quindi l’Europa e le sue istituzioni monetarie stenderanno la copertura sul debito pubblico italiano. Vorremmo fare alcune precisazioni. Il decennale greco oggi rende meno del 2% e il suo “spread” è sceso molto come conseguenza di manovre di stretta osservanza europea. Eppure non si trova più un singolo economista disposto ad ammettere che la soluzione europea alla crisi greca sia stata un successo; anzi. Lo spread scende, ma non c’è niente da festeggiare, perché tutto ciò verrà pagato e perché la ricetta ha come unico beneficiario l’attuale equilibrio di potere dentro l’Europa che porterà a casa di tutto e di più a prezzi di saldo.



La “stretta osservanza europea” è un concetto etereo perché in Europa tutti gli stati sono uguali ma qualcuno e più uguale degli altri e comunque grandissime regole e ancor più grandi eccezioni. Basterebbe dare un’occhiata ai deficit degli stati europei immediatamente successivi al fallimento di Lehman; oppure, per essere più attuali, alle violazioni di questi giorni.



La seconda precisazione è che l’idea stessa di fare austerity per “contenere il debito”, tanto più in una fase come questa, è un’assurdità che non ha più dignità nei contesti che contano. Sostanzialmente è una cosa che si scrive e si pensa solo in Italia. La stretta osservanza europea è un concetto che dovrebbe essere declinato in questo modo: qual è la “stretta osservanza europea” per l’Italia? L’Italia nel progetto europeo ha abdicato alla propria sovranità, si contino le legioni d’onore distribuite, mentre la Francia e Macron dichiarano che “l’Europa è un moltiplicatore di potenza”. Nel senso che è un moltiplicatore della potenza francese ovviamente. Esattamente com’è stata un moltiplicatore della potenza industriale tedesca e di un surplus commerciale che non sarebbe mai potuto esistere senza l’Unione. L’Italia è una colonia, deve fare la colonia e comportarsi come tale perché non esiste una colonia che si possa permettere di fare meglio del padrone. L’Italia deve avere una crescita contenuta e non può essere altrimenti. Questo anche con il prossimo Governo e anche con i migliori ottimati che la migliore élite possa trovare.



Arriviamo ora al dunque. La prossima finanziaria italiana contro ogni logica, contro ogni analisi economica che imporrebbe espansione, contro ogni considerazione sul risparmio italiano e contro dieci anni di deficit sotto il 3% sarà di stretta osservanza europea. Il che vuol dire pessime notizie per l’economia italiana. Per due ragioni. La prima è che per evitare un aumento della tasse colossale per rispettare le “regole europee”, e cioè per dare ai padroni franco-tedeschi quello che chiedono, l’Italia venderà i migliori gioielli e si appiattirà su qualsiasi progetto di “multinazionali europee”; la seconda è che per evitare la rivoluzione bisognerà fare le “politiche redistributive” di facciata di cui si sente parlare. Il che vuol dire tagli veri ai servizi e spesa corrente e a pioggia per placare e far ingoiare quello che è stato concordato nelle sedi che contano. E probabilmente una bella patrimoniale “redistributiva”. Tutto questo verrà pagato e finanziato con i soldi degli italiani. È questo il dramma. Esattamente come il primo salvataggio greco, a favore di banche francesi e tedesche, è stato fatto con miliardi di euro italiani con l’Italia terzo contributore.

Il mercato sa perfettamente cosa significhino le ricette europee per l’Italia, e comprende benissimo, anche se non è particolarmente interessato, qual è il ruolo che l’Italia ha accettato e subito in uno Stato che non ha una Costituzione e ha, in compenso, un Parlamento senza poteri. Ma queste sono questioni per il 2020 e, nei mercati di oggi, è decisamente troppo chiedere di preoccuparsi del medio-lungo.

Per ora basta sapere cosa farà la Bce nelle prossime settimane. E lo spread scende. Per il resto si troverà sempre qualcuno a parlarci dell’”Europa dei benedettini” che vive e lotta insieme a noi e che possiamo chiaramente intravedere in quel novello Carlo Magno di nome Macron.