La settimana borsistica che ci lasciamo alle spalle vede saldi di modesta entità positiva sui principali benchmark azionari internazionali. I negoziati in corso tra Usa e Cina appaiono ancor più in stallo, o quanto meno hanno rallentato l’escalation di minacce e dichiarazioni dall’una e dall’altra parte. Di fatto, il listino statunitense (rif. indice S&P 500), sembra voler “rifiatare” prima di potersi avvicinare ai suoi precedenti massimi: una pausa del tutto fisiologica poiché motivata dal recente rally di brevissimo periodo attraverso il quale si è potuto registrare una performance superiore ai sei punti percentuali da inizio mese.



Gli operatori – nel corso di ottava – hanno osservato con estrema attenzione l’evoluzione del “dossier Italia” in sede europea. La procedura «giustificata» nei confronti del Bel Paese è stata confermata dai ministri delle Finanze e, nell’arco dei prossimi giorni, si attende l’ulteriore approfondimento su quali risorse, e con quali modalità, è intento del nostro Governo far fronte ai dubbi sollevati in materie di rilevato debito eccessivo. Nonostante lo stato di tensione in essere, il mercato obbligazionario domestico non ha reagito negativamente: con uno spread pressoché stabile attorno ad area 265 punti base, le aste dei titoli di stato sono andate a buon fine registrando tassi in generalizzato calo soprattutto per le scadenze a 7 e 15 anni. Un dato significativo è quello riconducibile al Btp a 20 anni: il 64% è stato collocato presso investitori esteri.



L’indice Ftse Mib ha raggiunto il livello di prezzo indicato in precedenza (20.490,90) mentre il target di brevissimo periodo a 20.909,33 punti appare “più distante” rispetto alla precedente analisi: nonostante i corsi abbiano registrato un incremento su base settimanale, sembra aver perso forza la pressione in acquisto da parte dei buyer. Pur riconfermando il precedente target, appare fondamentale il superamento in chiusura di area 20.753,69: qualora nel corso della prossima ottava ciò non si verificasse, è plausibile – fin da ora – anticipare un complessivo deterioramento dell’intero impianto tecnico attualmente in essere.



Tale ipotetico scenario, fin da ora, può trovare un primo riscontro sul fronte algoritmico: alcuni leading indicators (quelli maggiormente reattivi) registrano valori in rallentamento ormai prossimi alla neutralità rispetto al precedente stato di acquisto. Da monitorare il supporto dinamico rappresentato dalla media mobile a 200 giorni in corrispondenza dell’area di prezzo a 20.228,170 punti: un avvicinamento dei corsi potrebbe rappresentare la conferma alla precedente indicazione.

Sul versante statunitense gli osservatori finanziari sono certi di poter assistere a una nuova fase di politica monetaria: due possibili strette nel corso di quest’anno e altre due nel 2020. Una conferma a tale potenziale ipotesi è arrivata prontamente dal mercato obbligazionario Usa: i corsi del future sui Treasury hanno registrano nuovi massimi di brevissimo periodo riportandosi ormai a ridosso dei livelli del 2017.

Se i bond a stelle e strisce vedono i propri rendimenti in ribasso, il mercato azionario ha rispettato la nostra precedente view: dopo aver raggiunto il primo target a 2.897,71 punti, i prezzi hanno dirottato dalla precedente impostazione rialzista verso una prima fase di consolidamento laterale: positivo sarà il ritorno sopra area 2.913,36 con potenziale upside in ottica di 2.950 punti. Negativo il ripiegamento dei prezzi sotto la soglia di 2.862,60 con target ribassista di brevissimo periodo in corrispondenza di 2.836,70 punti.

Sul mercato delle materie prime, i prezzi dell’oro hanno beneficiato dell’attuale quadro intermarket: con un mercato dei bond meno appetibile in termini di rendimento, il lingotto ha ripreso nuovamente il suo appeal rappresentando sia un “bene rifugio” (in caso di discesa dei mercati azionari) che un vero e proprio asset alternativo in ottica di rendimento in conto capitale. L'”oro nero” invece ha ripiegato sui propri precedenti corsi riportandosi prima a ridosso della soglia psicologica dei 50 dollari (rif. Wti) per successivamente ritornare in area 52: il nostro precedente posizionamento in chiave rialzista rimane confermato.

L’ottava che assisteremo rappresenterà un ulteriore tassello all’attuale scenario grafico che accomuna i principali listini azionari: una serie di prime sedute di fisiologico assestamento al fine di poter registrare nuovi massimi. Solo nuove tensioni sul fronte commerciale tra Usa e Cina potrebbero innescare vere e proprie azioni di sell off con inevitabili ripercussioni coerenti a una prima fase di inversione di tendenza di breve termine.

Mantenendo inalterata la nostra visione prudente, assistiamo con particolare attenzione l’evoluzione delle prossime sedute.