Quando si vuole fare la figura degli stolti si prova a fare una previsione sull’andamento di una divisa; questo detto vale sui mercati finanziari ancora oggi e ci spiega come sia davvero difficile interpretare correttamente le tantissime variabili che concorrono a influenzare l’andamento di una valuta, anzi meglio di una coppia di valute.
Una divisa è influenzata dal delta tassi di interesse fra i due Paesi, da fattori politici e di governo, dalle politiche monetarie attuali e future, dalle bilance commerciali, dal debito pubblico e dal suo rating, dall’inflazione, dai flussi di capitale e di investimento, da interventi sul mercato che la banca centrale può attuare. Non vi basta? Alcune valute sono poi fortemente legate all’andamento del prezzo di una materia prima: è il caso della Corona Norvegese e del petrolio, del Peso Cileno e del rame o ancora del Real Brasiliano e delle materie prime agricole.
E allora perché mai dilettarsi a scrivere un pezzo dedicato alle valute su cui puntare per l’anno prossimo? Perché un metodo interessante a nostro parere esiste ed è quello di osservare quali valute sono parecchio sottovalutate sulla base di parametri quali ad esempio la teoria dei poteri di acquisto e selezionare quelle che potrebbero, per motivi diversi, iniziare a rientrare verso il loro valore effettivo. Non è certo semplice da fare, ma quantomeno punta a cavalcare un trend che prima o poi sarà favorevole; la chiave è trovare il giusto timing.
Questo vecchio grafico di Deutsche Bank vi mostra per esempio come il Dollaro Americano abbia sempre reagito rivalutandosi quando la sua valutazione era diventata particolarmente bassa (1980, primi anni ’90, 2011) e allo stesso modo sia sceso quando la valutazione aveva raggiunto livelli eccessivi.
Quali valute oggi sono in questa situazione?
– Alcune valute emergenti quali la Lira Turca, il Real Brasiliano e potenzialmente anche il Rand Sudafricano e il Won Koreano che presentano valutazioni inferiori del 20-30% rispetto ai valori teorici. Le prime due sono le nostre preferite visto che vedono anche due banche centrali che stanno mantenendo/aumentando i tassi e quindi offrono dei livelli di carry molto buoni. Specifichiamo che è sempre consigliabile di esporsi a queste valute tramite titoli sovranazionali a rating elevato, là dove non siano disponibili Etf o fondi dedicati.
– La Corona Norvegese che è in una situazione analoga (sottovalutata del 20% circa rispetto all’Euro) e che in più presenta il vantaggio di essere la divisa di un Paese ricco, poco indebitato, che ospita il fondo sovrano più grande al mondo e che offre un carry superiore a quello dell’area Euro. L’aspetto negativo è il fatto che la corona sia in questa situazione da 4 anni, quasi che nessuno si occupi della questione.
– Lo Yen Giapponese con sottovalutazione molto elevata (a seconda del tipo di misurazione fra il 25 e il 40%). Trigger positivo è la politica della banca centrale che va in direzione opposta (possibili rialzi ai tassi ufficiali) a quella delle banche centrali degli altri Paesi sviluppati (tagli), mentre in negativo segnalerei il basso carry dello Yen e il fatto che recuperi importanti di valore della valuta nipponica richiedano fasi di risk off elevate sui mercati finanziari, oggi non all’orizzonte. Tutto sommato però come “protezione” del portafoglio la consigliamo.
È invece nella situazione opposta il Dollaro Americano che ha una sopravvalutazione del 15% circa rispetto all’Euro dopo essersi apprezzato molto negli ultimi 15 anni (+45%); pensate che il cambio Euro/Dollaro toccò a metà 2008 il livello di 1,60. Chi programma un Natale a New York ne tenga conto.
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