Caro direttore,

il rendimento del Btp che stava toccando il 3%, lo spread è rientrato nel corso della giornata di ieri con un chiaro intervento della Banca centrale europea. Siamo tornati, almeno psicologicamente, sotto la soglia di guardia, ma per certi versi, paradossalmente, sarebbe quasi stato meglio se lo spread avesse continuato a correre. Avrebbe suonato come un forte campanello d’allarme che magari avrebbe svegliato qualcuno che deve decidere della nostra ripresa. Il nostro appunto non è sadismo, né compiacimento per la situazione attuale; riflettiamo solo che, sicuramente a livello governativo, non si sia compresa la gravità della situazione economica e che la spina dorsale dell’economia italiana, l’industria manifatturiera in particolare del nord Italia, rischia di scomparire per sempre. A quel punto qualsiasi calcolo su debito e Pil sarebbe inutile.



L’Italia esiste e resiste nonostante tutto e nonostante tre decenni di cattiva o mancata crescita perché queste imprese, contro tutto e tutti, continuano a esistere. Oggi osserviamo gli annunci tedeschi, francesi, inglesi e persino spagnoli e nel frattempo ci avviciniamo rapidissimamente al punto in cui migliaia di piccole imprese chiuderanno per non aprire mai più. Forse il Governo pensa di risolvere la situazione con il reddito di cittadinanza o forse con le mense della Caritas: il problema è che non si capisce con quali soldi queste bellissime iniziative potranno mai essere sostenute.



In una situazione finanziaria ed economica gravissima, l’unico gioco possibile è provare a resistere. La ripresa da questa situazione è salvare il più possibile di quello che c’è, ovviamente con un ordine di priorità. Quello a cui abbiamo assistito negli ultimi giorni “sui mercati” non ha precedenti né nella crisi del 2008, né in quella del 2001, né, infine, nel crollo del 1987. Abbandonare il nord e le imprese al loro destino perché “tanto sono ricche” o “perché hanno evaso” o per un’incomprensione di quello che accade con gli stipendi statali che continuano ad arrivare è un errore clamoroso.



Le conseguenze di questa incomprensione rischiano di essere tragiche anche per l’Italia di cui in questi giorni si canta l’inno e si sventolano le bandiere.

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