Il Segretario di Stato americano Pompeo giovedì ha chiamato il ministro degli Esteri italiano. L’oggetto, è ormai chiaro a tutti, è l’atteggiamento dell’Italia nei confronti della Cina e in particolare della sua propaganda che la vede nel ruolo del salvatore disposto ad accorrere al capezzale dell’Italia ammalata. Le attenzioni degli Stati Uniti nei confronti dell’Italia sono state evidentemente speciali a testimonianza che il rischio di un cambio epocale di alleanze è concreto; così come è concreto che l’Italia si presti a fare il gioco cinese. Un gioco che però rischia di finire male presto, lasciando l’Italia nella non invidiabile posizione di essere quel Paese che ha creduto alla bugie cinesi buttando via qualche decennio di alleanze. Esattamente come un anno fa, in un momento che sta definendo il presente, l’Italia decideva di firmare la Via della seta proprio nel momento di massimo sforzo dell’alleato americano. Un’umiliazione pubblica di un alleato storico che ovviamente ha avuto conseguenze gravi. Così si spiega come mai Trump abbia twittato il suo supporto all’Italia in piena emergenza americana lasciando le frecce tricolori al primo posto per quasi 24 ore; e poi di seguito Canada, Israele e tutti gli alleati “storici”.
Cerchiamo di capire perché oggi l’Italia rischia di prestarsi a un gioco, quello cinese, che finirà malissimo anche questa volta lasciandoci con il cerino in mano dei gonzi e forse anche dei “traditori”. Il modello “Wuhan” molto probabilmente non esiste e più passa il tempo più si capisce che non è mai esistito e che forse non esiste neanche ora. I morti in Italia, dove in due terzi del Paese il virus è appena arrivato, hanno già sorpassato quelli cinese e presto il resto del mondo replicherà questa amarissima statistica.
Ci dicono che questo insuccesso sia dovuto alla grande efficienza cinese e alle grandi possibilità che una dittatura consente e che in questo momento dovremmo rimpiangere. In realtà c’è un’altra spiegazione e cioè che i numeri cinesi siano assolutamente finti e soprattutto grandemente sottostimati. I video dei cinesi che protestano contro la versione ufficiale si sono sentiti ancora in questi giorni. Nessuno sa quale sia il prezzo in termini di morti che ha prodotto il “metodo” Wuhan perché i coraggiosi giornalisti cinesi che hanno provato qualche reportage sono spariti dalla circolazione e perché non c’è un singolo giornalista occidentale che sia in grado di raccontare la storia indipendentemente dalla versione ufficiale. La cifra rimane quella del medico che denunciava l’emergere dell’epidemia finito malissimo.
Il metodo Wuhan non esiste, non ha avuto i successi che ci raccontano e soprattutto ci viene fortissimo il dubbio che non sia finito niente e che semplicemente si vada avanti per dare un’immagine di successo e nel frattempo inondarci di prodotti a basso costo. In Italia possiamo leggere l’Eco di Bergamo e trarre qualche conclusione sulla portata dell’epidemia: in Cina questo sarebbe impossibile. Il lock-down cinese è iniziato a causa di una propaganda che non voleva che emergesse la verità molte settimane dopo le prime avvisaglie. Più passa il tempo, più le bugie si smascherano.
Prendiamo per esempio alcuni dati “ufficiali” sulla produzione industriale cinese come le tonnellate d’acciaio prodotte. È chiaro che il Paese non si è fermato, che nella migliore delle ipotesi il lock down è stato possibile perché tutti gli altri continuavano a lavorare. Siccome lo scoppio dell’epidemia è sicuramente antecedente alle misure messe in atto dal Governo cinese è, di nuovo, assolutamente probabile che il virus si sia propagato come da noi dappertutto. Nessuno sa quale sia il costo in vite umane di queste misure. Esattamente come oggi non ci risultano malati cinesi in Italia nonostante ci sia la più grande comunità in Europa.
Giovedì Pompeo ha dichiarato che “arriverà il giorno in cui valuteremo come il mondo intero ha risposto” alla propaganda cinese. Una propaganda che in Europa viaggia ed è trasportata anche da alcuni partner europei, sicuramente la Germania, che però non sono così pazzi da prestarsi al gioco nel modo italiano così sguaiato e ovvio. Tra qualche settimana sarà forse chiaro che neanche con una stretta alle misure di lock-down bastano, a meno di non murare la gente in casa e farla morire di fame. Ieri il governatore di New York Cuomo avvisava i cittadini appena messi in lock-down che le misure potrebbero durare “mesi”. Non è chiaro quindi che cosa abbia da guadagnare l’Italia nel prestarsi a questo gioco; per la Cina i pro sono chiari, ma per noi vuol dire essere isolati geopoliticamente ed economicamente perché l’interscambio commerciale con l’America è un multiplo di quello cinese. Non solo, siccome gli americani non hanno più l’industria forse potremmo tornare utili mentre i settori italiani falcidiati dalla concorrenza cinese, fatta senza diritti, sono tantissimi. Questo senza considerare il conto di una dittatura in cui il dissenso semplicemente non è ammesso.
Cui prodest? Va bene vendersi, ma non sarebbe il caso di trovare un compratore migliore?