La situazione surreale nella quale intere popolazioni sono state catapultate dalla pandemia del coronavirus sta portando alla luce l’inadeguatezza politica di tanti personaggi e le contraddizioni di un sistema economico e finanziario che sta implodendo su se stesso. Un brillante esempio lo ha fornito il Governatore della Bce Christine Lagarde, già nota per le sue gaffe fin dai tempi della sua presidenza al Fondo monetario internazionale. È nota a tutti la sua uscita sul fatto che la Bce non ha il compito di abbassare lo spread. Risultato: lo spread è salito e le borse europee crollate pesantemente, alcune segnando una caduta record mai registrata nella storia in un solo giorno.



Ovviamente sono piovute le critiche per l’ennesima gaffe. Alla quale è seguito un tweet della Lagarde che il giorno dopo, annunciando un’iniezione di liquidità straordinaria di 750 milliardi, specificava che “tempi straordinari richiedono azioni straordinarie. Non ci sono limiti all’impegno della Bce per l’euro”.



Tutto risolto? Manco per niente. Ci pensava Monti ad affermare, in controtendenza rispetto a tutti gli altri commentatori, che la Lagarde ha “semplicemente detto la verità”. A questo punto, dando retta a Monti, dovremmo capire che la Lagarde ha detto la verità e che i 750 miliardi (pochini per l’emergenza in atto in tutta Europa, infatti la sola Germania ne stanzia 550 solo per sé), sono solo fumo negli occhi.

In effetti, un nuovo Qe non è che sia una novità; ormai si sta perdendo il conto di quanti annunci di nuova liquidità siano stati fatti. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti: l’emergenza continua e i problemi dell’economia reale sono ancora tutti sul tavolo. Come si sa da secoli, la banale stampa di moneta non funziona per risolvere i problemi dell’economia reale, se non in specifici casi e con specifiche modalità.



Quali sono questi casi? Il caso tipico in cui la stampa di moneta può funzionare è la presenza di disoccupazione. Perfetto allora, con la disoccupazione che abbiamo, no? Invece no, perché occorre pure farlo nella modalità adeguata. Infatti questa crisi, che è la stessa del 2007-2008, è la crisi della domanda. Mi spiego con un esempio, riferendomi alla crisi immobiliare: in questo settore la crisi non è iniziata perché le imprese edili hanno iniziato a produrre in modo scadente, per esempio case che crollavano; la crisi è iniziata perché è venuta a mancare la domanda di immobili (per mancanza di liquidità). Invece la Bce ha operato unicamente dal lato dell’offerta, immettendo liquidità nel sistema bancario per poter offrire liquidità alle imprese. A una crisi della domanda, la risposta è stata una cura pesante dal lato dell’offerta, che non è servita a nulla se non ad amplificare il problema. Infatti, le imprese (grandi) che hanno ottenuto questa liquidità l’hanno usata per comprare azioni proprie e non per investimenti, creando magari nuove opportunità di lavoro; in questo modo si è perpetrata la disoccupazione e la crisi della domanda. La liquidità era in mano alle imprese (quelle che riuscivano a ottenerla, però indebitandosi) e non in mano ai consumatori (perché disoccupati).

La situazione è diventata così grave che ben prima della pandemia la produzione industriale tedesca era calata di oltre il 3%. Ora che sono arrivati i primi dati di quella cinese (produzione industriale in calo del 13,5% a gennaio e febbraio) si paventa una catastrofe, sia per l’economia che per la finanza, visto che i mercati finanziari sono calati in poche giornate di oltre il 20%.

Qual è la via d’uscita? Purtroppo la via d’uscita è stata già disegnata da diverso tempo e si chiama “helicopter money“: in pratica le banche centrali stamperanno moneta e la invieranno direttamente nei conti correnti dei consumatori, senza altri passaggi intermedi. Sembra la soluzione perfetta per contrastare la crisi della domanda, ma in questa fase non lo è e rischia di essere un clamoroso boomerang.

Infatti, la crisi scatenata da questa pandemia, a causa delle restrizioni sull’apertura delle fabbriche, sta colpendo dal lato dell’offerta, poiché il crollo della produzione sta bloccando una grande quantità di filiere produttive, in Italia e nel mondo. E cosa succede tipicamente quando vengono a mancare i beni o questi sono limitati e c’è in giro moneta a disposizione per tutti? Risposta facile: si scatena l’inflazione! Non subito, non all’inizio, ma prima o poi con il proseguire della crisi si scatenerà l’inflazione.

Quello che qui sto proponendo è solo uno scenario, ma la cosa che mi colpisce è che la soluzione del denaro per tutti si sta diffondendo e nessuno sembra tener conto di questo pericolo. La situazione è in continua evoluzione ed è quasi impossibile prevedere cosa accadrà, anche solo nel breve periodo.

Nel frattempo si moltiplicano i segnali di un sistema economico e finanziario in fibrillazione. Il 24 marzo lo spread sul mercato dell’oro si è ampliato di circa 100 volte il solito, rendendo le operazioni di breve termine impossibili da effettuare. Questa situazione surreale (il mercato finanziario dell’oro è tra i più grossi e trafficati del mondo) è stata scatenata dal fatto che le tre maggiori aziende di raffinazione di oro, tre aziende svizzere tra i maggiori produttori di oro al mondo, sono chiuse per coronavirus. Quindi, mentre il prezzo dell’oro fisico è in qualche modo bloccato, quello del future, cioè del prezzo atteso nel futuro dell’oro, è in forte salita.

Questa è la riprova clamorosa della non efficienza del mercato globale, in particolare del mercato finanziario. E questo è il motivo per cui tutto rischia di crollare: essendo tutto fondato sul dogma liberista dell’efficienza del libero mercato.

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