L’industria finanziaria italiana sostiene l’European Green Deal e la nuova strategia europea per la finanza sostenibile che si rende necessaria per rilanciare l’Unione nel post pandemia. Un segnale importante da parte della FeBAF (Federazione Banche Assicurazioni e Finanza) che con le sue associate, i principali soggetti rappresentativi del settore Abi, Ania, Anpib, Anfir, Assofin, Assogestioni, Assoreti, Assosim, Assoimmobiliare, Assoprevidenza, lanciano alla Commissione europea nella risposta alla consultazione sul rinnovo della strategia per la finanza sostenibile che si è chiusa lo scorso 15 luglio.



Una risposta e un documento degno di attenzione, in quanto vengono riaffermati i principi della finanza sostenibile, già contenuti nella Carta dell’investimento sostenibile e responsabile della finanza italiana redatta e promossa sin dal 2012 in un’ottica trasparenza e di medio-lungo periodo.

Tre le richieste principali di policy suggerite da FeBAF per diffondere la finanza sostenibile: rimuovere gli ostacoli agli investimenti di lungo periodo, dare stabilità e certezza regolamentare agli operatori, misurazioni adeguate agli effettivi livelli di rischiosità e agli orizzonti temporali degli investitori; promuovere informazioni di qualità e di agevole accesso per gli operatori; realizzare interventi fiscali a sostegno di attività e prodotti sostenibili, agevolare strumenti e pratiche nascenti, puntare a partnership pubblico-private.



Il documento sottolinea inoltre come il progetto debba procedere di pari passo con l’Unione dei mercati dei capitali (CMU), invita a una maggiore attenzione nei prossimi anni sull’educazione finanziaria e lo sviluppo sostenibile in materia di risparmio e di inclusione.

Un auspicio a policy maker e industria per tenere saldo il trinomio della sostenibilità: ambiente, società e governance (ESG) e avviare una nuova stagione europea sulla finanza sostenibile. E il messaggio, in collegamento agli effetti della pandemia e alle risposte che l’Ue sta approntando, il legame tra la finanza sostenibile e la riduzione dei rischi da disastri per sistemi più resilienti e meno vulnerabili a shock esterni.



Come abbiamo sottolineato anche in precedenti contributi, il tema degli investimenti finanziari, come sono investite le risorse, in quali strumenti e con quali obiettivi, diventa decisivo per ripartire, per orientare il recupero del Pil perso in questi mesi e sostenere un processo di ripresa e di crescita duraturo.

Superata la fase del sussidio e della redistribuzione, necessaria nel momento di emergenza, diventa essenziale impiegare il grande potenziale della ricchezza finanziaria come le risorse del Recovery Fund affinché ogni euro investito produca crescita e impatto, riduca le diseguaglianze sociali. Una battaglia impari, ma quanto più gli investimenti si orientano nel lungo periodo, verso la sostenibilità, tanto più si creano spazio e occasioni per un rilancio e una crescita responsabile.

Tra le direttrici e le azioni da intraprendere vi è la promozione e l’uso di strumenti finanziari allo scopo di far crescere la catena di valore per l’economia e l’indotto per il Paese. Strumenti finanziari per le infrastrutture, per il sistema scolastico, quello sanitario.

In questi giorni sul mercato italiano si sono affacciati nuovi prodotti finanziari, diversi da quelli tradizionali, come gli Eltif, i nuovi Pir alternativi, che possono diventare un contributo importante, specialmente in questa fase al rilancio dell’economia reale.

Da pochi giorni è stato lanciato da Azimut sul mercato nazionale il primo European Long Term Investments Fund (Eltif) conforme con la normativa sui Pir Alternativi introdotta dal recente DL Rilancio. Grazie a tale strumento i risparmiatori potranno investire in piccole e medie aziende non quotate, partecipando alle loro prospettive di crescita e alla creazione di valore, in totale esenzione fiscale sia sui redditi da capitale che sul capital gain, fino a un massimo di 150.000 euro all’anno per 10 anni.

Ophelia, questo il nome dell’Eltif di Azimut, investe su aziende non quotate con un fatturato compreso tra i 30 e i 250 milioni di euro con comprovata capacità di crescita sul mercato domestico e internazionale. Il fondo è in collocamento per un periodo di 9 mesi dall’avvio di giugno e fino al raggiungimento della dimensione target di 200 milioni di euro.  L’importo minimo di sottoscrizione è di 10 mila euro. Una strategia di investimento tipica dei fondi di private equity, tradizionalmente riservata alla sola clientela istituzionale, che beneficia dei vantaggi fiscali previsti per i Pir Alternativi.

È il primo fondo Eltif Pir-compliant, con agevolazione fiscale, destinato a un pubblico retail. Sino a poco tempo fa era difficile immaginare una simile evoluzione. Oggi anche il legislatore riconosce un incentivo che possa andare in questa direzione. Soluzioni di private equity e venture capital che favoriscono l’accesso agli investimenti in economia reale e al tempo stesso offrono ai clienti e risparmiatori occasioni di rendimento in un contesto di tassi a zero ed elevata volatilità.

Anche i PIR (Piani individuali di risparmio) alternativi, inseriti nel Decreto Legge Rilancio (art. 136)  sono un nuovo strumento che andrà affiancarsi a quello tradizionale che investe nelle PMI italiane non quotate per sostenere la ripresa, ma con caratteristiche  differenti come la composizione del portafoglio: investono direttamente o indirettamente  il 70%  in strumenti finanziari emesse da PMI non quotate (nei Pir tradizionali il 70% deve essere investito in PMI quotate e solo il 5% del 70% in PMI non quotate); possono investire in qualsiasi strumento anche illiquido, tipico degli Eltif, fondi chiusi di private equity, fondi di private debt (strumenti in cui non possono investire i Pir tradizionali che possono investire solo in strumenti liquidi) possono investire nei crediti delle medesime imprese e nei prestiti a esse erogati, con il limite del 20% per singola impresa (nei Pir classici il limite è del 10%).

La durata d’investimento è di 10 anni a differenza dei 5 nei Pir  tradizionali. L’importo massimo d’investimento è di 150 mila euro all’anno fino a ,.5 milioni in dieci anni  (nei Pir tradizionali è 30 mila all’anno fino 150 mila euro in cinque anni).

Restano invariate le agevolazioni fiscali con esenzione dalla tassazione sugli utili, interessi, cedole e dividendi generati dall’investimento ed esenzione delle imposte di successione. Lo sconto fiscale è concesso solo se l’investimento è mantenuto per cinque anni nei classici e dieci anni negli alternativi. In caso di disinvestimento anticipato non si potrà usufruire dei benefici fiscali

Una nuova misura di carattere strutturale volta a incentivare gli investimenti, sia in capitale di rischio sia in capitale di debito, nell’economia reale e, in particolare, nel mondo delle società non quotate, potenziando la capacità dei piani di risparmio a lungo termine (Pir) di convogliare risparmio privato verso il mondo delle imprese.

Segnali parziali ma interessanti, un contributo al rilancio dell’economia del Paese dove la maggior parte delle aziende soffre le conseguenze della pandemia e di una crisi di questo tipo in larga parte inaspettata.