Ritorniamo a parlare di sostenibilità negli investimenti finanziari con un’importante novità normativa e regolamentare di questi ultimi giorni, destinata ad accelerare l’adozione globale degli investimenti ESG (Environmental, Social and Governance). L’Unione europea, storicamente più attenta sui temi della sostenibilità nel quadro politico ed economico, fa da apripista con un ambizioso programma legislativo per rendere i criteri ambientali, sociali e di governance un elemento centrale della regolamentazione dei servizi finanziari a livello continentale.



L’Action Plan for Financing Sustainable Growth della Commissione europea ha portato all’elaborazione di diverse leggi sulla finanza sostenibile. Uno dei pilastri di questa iniziativa è il regolamento sull’informativa di sostenibilità dei servizi finanziari Sustainable Finance Disclosure Regulation, sintetizzata con l’acronimo SFDR, pubblicato a dicembre 2019. La Commissione europea ritiene che questa sia una delle iniziative prioritarie per la transizione verso un sistema economico-finanziario più sostenibile e resiliente, prefissando una tempistica sfidante per la messa in opera di quanto previsto dalla norma. Il 10 marzo 2021 è quindi entrato in vigore il Regolamento (Ue) 2019/2088 SFDR che impone obblighi di informativa ESG ai partecipanti ai mercati finanziari, i cosiddetti financial market participants o FMP. Un primo, importante passo per promuovere un mercato europeo dei prodotti sostenibili, più trasparente e rafforzare un sistema alle prese con le sfide poste dal cambiamento climatico, ambientale e sociale.



L’impatto del Regolamento SFDR produrrà effetti non solo sugli obblighi informativi, ma anche sui processi d’investimento, organizzativi e di compliance. Si rivolge a una platea molta ampia, tra cui enti creditizi, imprese di investimento, di assicurazione, Sgr, enti pensionistici aziendali o professionali, altri operatori, i consulenti finanziari. Parliamo di comunicazioni agli investitori, attraverso specifici requisiti che interessano i documenti di offerta, la comunicazione commerciale, le relazioni periodiche, i siti web di tutti i soggetti obbligati alla disclosure di sostenibilità. 



La piena attuazione del Regolamento SFDR sarà completata dagli standard tecnici di regolamentazione RTS (Regulatory technical standards) – non ancora emanati – che rappresentano la normativa di secondo livello. La proposta è avvenuta di recente ed entrerà in vigore nel corso di questo anno. 

Il 4 febbraio 2021 infatti le ESAs – le autorità Ue di supervisione ovvero quella bancaria (EBA), quella delle assicurazioni e pensioni (EIOPA) e dei mercati (ESMA) – hanno pubblicato e trasmesso alla Commissione europea la bozza di Report finale sugli RTS, che copre le aree tematiche della rendicontazione sui principali impatti avversi alla sostenibilità, sulle decisioni e i consigli di investimento, le modalità di manifestazione delle informazioni sul mercato pre-contrattuale e periodica sulle caratteristiche e gli obiettivi di sostenibilità del prodotto attraverso il sito internet e i modelli di informativa. 

Alla luce di queste tempistiche, la Commissione europea ha comunque sottolineato che l’applicazione del regolamento non è subordinata all’adozione formale e all’entrata in vigore dell’applicazione degli RTS, che seppur in bozza possono comunque costituire un’utile guida all’interpretazione della normativa, in quanto già al primo livello vengono stabiliti i principi generali dell’informativa relativa alla sostenibilità, in particolare su aree come l’integrazione dei rischi per la sostenibilità nel processo decisionale di investimento e la trasparenza degli impatti negativi delle attività di investimento sulla sostenibilità e i prodotti finanziari che si qualificano ai sensi degli articoli 8 e 9 del regolamento.

Gli operatori in questa fase sono quindi tenuti a prestare un’attenzione maggiore nell’attuazione degli obblighi del Regolamento SFDR. E già da ora i prodotti finanziari e le attività dei gestori saranno sempre più confrontabili rispetto alla modalità con cui incorporano la sostenibilità nelle politiche di investimento.

Dal 10 marzo, quindi, i soggetti destinatari del regolamento trasparenza (banche, assicurazioni, Sgr, consulenti, fondi pensione e altri) dovranno inserire nei propri siti web e nell’informativa precontrattuale come intendono integrare i rischi di sostenibilità nelle politiche di investimento. Toccherà al risk manager della società spiegare come intende gestire i potenziali rischi di eventi avversi all’ambiente, al sociale e alla governance, situazioni che possono impattare sui rendimenti dei prodotti in gestione od offerti in consulenza.

Questo il primo ineludibile passaggio di primavera 2021. Poi la Commissione Ue, preso atto dei ritardi causati dalla pandemia, dovrà stabilire quando andranno a regime gli altri due elementi chiave: spiegare come le attività e i prodotti (di Sgr, banche, assicurazioni, ecc.) potranno impattare in modo negativo sui fattori di sostenibilità che sono sempre gli stessi: ambiente, sociale e governance. E da ultimo la trasparenza relativa ai singoli prodotti che perseguono obiettivi di sostenibilità o che semplicemente li promuovono. 

Tanto basta per dedurre e ricordare che la finanza sostenibile non è uno slogan, né un mero principio, non può ridursi a un paio di etichette e acronimi (ESG, SRI, Ecolabel) da elencare e spiegare al cliente investitore. Tanto più se dietro le etichette si nascondono, per esempio, fenomeni di greenwashing, una sorta di pubblicità ingannevole, che usa l’ecosostenibilità come leva di marketing che non si traduce in effettive azioni da parte dell’azienda, semmai il contrario. Una tendenza di alcune aziende a proclamare presunti comportamenti sostenibili per influenzare positivamente l’opinione pubblica e ottenere un maggior profitto, ma privi di riscontro effettivo nella realtà. 

Occorre conoscenza, un approccio critico e attento per districarsi tra specchietti per le allodole, costi nascosti e piani edulcorati quando si va a caccia di affidabilità e sostenibilità. Per questo è importante la regolamentazione da parte delle istituzioni governative, dall’alto verso il basso, che definisca in maniera precisa ed efficace quali debbano essere i criteri da rispettare, condizione necessaria per apportare un vero cambiamento in grado di favorire lo sviluppo di una reale finanza sostenibile. 

Un obiettivo importante la sostenibilità. Ci chiede un cambio di paradigma, di modificare i nostri modi di produrre, di consumare, di investire. Possiamo guardare con occhi nuovi anche al mondo della finanza? Una finanza nuova e un risparmio nuovo, ancor più in questa fase pandemica dove il risparmio deve diventare investimento e motore per la ripresa dell’economia? Sì, se c’è visione, conoscenza, volontà politica, alleanza strategica tra pubblico e privato. 

Costruire il futuro è un compito a cui siamo chiamati tutti non solo lo Stato, le imprese, le organizzazioni della società civile, i cittadini. Per mobilitare la grande risorsa del risparmio, specialmente nella fase della ripartenza, e convincere i risparmiatori e i correntisti che lo lasciano sui conti correnti, bisogna costruire dei progetti che dentro i meccanismi di mercato diano dei ritorni, siano incentrati su grandi temi dello sviluppo e l’innovazione, cosa tutt’altro che scontata vista la difficoltà di stesura del Recovery Plan. 

Occorre scongiurare il rischio che prevalga sfiducia e scoramento, definendo al meglio il senso e le cose che dobbiamo fare. Una finanza più trasparente e sostenibile è un vantaggio per tutti, è una grande opportunità per tornare a guardare con fiducia al futuro. 

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