Alle 22.32 di ieri sera, Giovanni Floris nel suo Di martedì parlava di fonetica del colpo di tosse dell’asintomatico con una specialista a me sconosciuta. Prima, lungo dibattito sul nuovo Dpcm. In contemporanea, Bianca Berlinguer a Carta bianca discettava con Oscar Farinetti e Paolo Mieli su debito pubblico e ricette per il rilancio. Scusate ma circa 24 ore prima l’Europa e il suo cuore non erano finiti ancora una volta sotto attacco? Tutti i tg della notte non parlavano di “nuovo Bataclan” a Vienna, raccontando di un commando islamista armato che seminava morte in sei zone centrali della capitale austriaca con simmetrica potenza di fuoco?
Uno può pensare che l’approssimarsi dello spoglio alle presidenziali Usa abbia giocoforza ribaltato i palinsesti, costringendo quindi a una dolorosa cernita di priorità. Ma ieri mattina alle 10.30 ho inviato una mail ai colleghi del Sussidiario, nella quale elencavo cosa stesse andando in onda nelle varie tv. Ripeto, 10.30 del mattino. Quindi, ancora in piena onda emotiva e con il presunto secondo attentatore ancora potenzialmente in fuga, almeno stando a quanto reso noto dalle autorità austriache. Ecco l’elenco, breve ma a mio avviso decisamente stimolante. Su RaiUno si parlava di truffe agli anziani, su RaiDue nientemeno che di proprietà e benefici delle castagne, su RaiTre del piccolo Andrea e dei tempi lunghi della giustizia relativi al suo caso, su Rete4 una fondamentale replica della fiction Carabinieri, su Canale5 venivamo deliziati dal racconto di tale Arianna David riguardo la sua disavventura con uno stalker, mentre su Italia1 andava in onda una puntata del telefilm The mentalist. E su La7, emittente che si fa vanto del suo profilo di approfondimento giornalistico? Si parlava di Covid. Tv8? Il medico di famiglia risponde. RaiNews, almeno? Covid e Dpcm. Infine, SkyTg24: elezioni negli Stati Uniti. Se non ci credete, controllate sui siti dove sono disponibili le repliche dei programmi: ore 10.30 precise del 3 novembre.
Non vi pare che ci sia qualcosa che stona in questa narrazione? Sette ore prima, tutti i tg della notte avevano toni apocalittici e facevano a gara negli approfondimenti, buttando giù dal letto professori universitari e analisti. Poi, mentre ancora formalmente Vienna era in semi-stato di assedio, business ad usual.
Ora, io capisco che ormai le parole non abbiano più un peso e si possa scomodare termini come strage, attacco all’Europa, nuovo Bataclan senza ancora sapere cosa stia realmente succedendo, ma occorrerebbe, quantomeno, un minimo di decenza. Perché passare dall’evocazione di un altro 11 settembre all’apologia del peto in ascensore come forma di protesta, risulta sgradevole a chi ancora ritiene di non avere l’anello al naso. E comincia a sentire una forte puzza. Non del sopracitato peto ma di bruciato.
Perché il sospetto di una conventio ad excludendum della verità sottotraccia che riguarda questo disgraziato continente si fa molto concreto, quando l’abbaglio collettivo che si crea riesce ad accreditare per ore l’azione contemporanea di un commando coordinato e con preparazione militare in sei aree differenti del centro di Vienna e alla fine salta fuori un pregiudicato 20enne, già noto alle autorità. Evito di proseguire con abbagli, iperboli e altre facezie emerse nel corso delle dirette notturne, quantomeno per rispetto nei confronti di vittime e feriti. I quali, meglio essere chiari, ci sono stati.
Qui nessuno si sta lanciando in complottismi negazionisti, in ardite tesi riguardo l’utilizzo di frames o fotomontaggi o altre idiozie simili: un estremista 20enne con alle spalle 22 mesi di galera per il tentativo di unirsi all’Isis in Siria è riuscito a procurarsi un fucile mitragliatore e dare sfogo alla sua paranoia religiosa. Non sarebbe la prima volta, in Europa. Certo, l’arma pesante fa riflettere, quantomeno alla luce delle ultime esecuzioni a colpi di coltello o investimenti con automobili. Salto di qualità, stante la rivendicazione dello stesso Stato islamico giunta ieri sera, mentre nei talk show si parlava di colpi di tosse rivelatori del virus e debito pubblico? Chi lo sa, nessuno ne ha parlato.
Eppure, giova sempre ripeterlo, fino a 24 ore prima la narrativa generalmente accettata e rilanciata era quella dell’attacco al cuore dell’Europa, del nuovo Bataclan in salsa danubiana. Ripeto, qualcosa non torna. Troppo totale il depotenziamento di quella notizia, troppo generalizzato. Quasi frutto di un sincronismo mediatico, di un patto del silenzio. Qui la questione non è quella di aver ridimensionato l’accaduto, seppur nella sua gravità infinita. Ma di averlo fatto quasi sparire, depriorizzato a breve, messo in coda a dibattiti ritriti sul sesso degli angeli delle elezioni Usa ancora in corso e sul voto postale in Pennsylvania o Wisconsin. O, peggio, imporre al telespettatore il fatto che il nodo del coprifuoco alle 21 o alle 22 in seno alla tela di Penelope del nuovo, ennesimo Dpcm fosse più importante dei morti e dei feriti di Vienna, dell’attacco al cuore dell’Europa, del nuovo Bataclan.
Ma cosa importa di informare correttamente la gente su cosa le sta accadendo intorno, se alle 23.07 a Di martedì potevamo assistere all’ennesimo uno contro tutti del sottosegratario Sileri, fra mascherine obbligatorie per i bimbi delle elementari e tamponi a tempo di record solo per i calciatori e i politici. Temi interessantissimi, esiziali. Ma Vienna, dov’era? Non a Carta bianca. Né su Rete4. Neppure Mario Giordano ha dedicato l’intera puntata del suo talk a Vienna e allo scontro di civiltà, condendo il tutto magari con un bel servizio sugli sbarchi a Lampedusa. No, alle 23.10 l’argomento era ancora Virus e regole, c’è chi dice no. Gran cerimonieri, Vittorio Sgarbi e Orietta Berti. Poi, alle 23.25 precise, parte il servizio su Vienna con il titolo L’Europa è sotto attacco. Durata? Meno di due minuti, tutte immagini amatoriali sottotitolate. E si passa subito al servizio sul sagrestano ucciso nella chiesa di Notre Dame a Nizza, declinato in modo e tempo di polemica politica interna: Immigrati, così il killer di Nizza è stato lasciato libero di colpire. Vienna è tabù, persino su Rete4.
Attenti, perché quello che può sembrare solo un mio divertissement rappresenta in effetti uno degli articoli più preoccupati e amari che abbia mai scritto. E sapete perché? Perché al netto di Vienna e del suo oblio degno dell’eutanasia di una notizia, ieri si è mosso molto in Europa. Al netto dei mercati euforici, altro sintomo di un mondo impazzito, se davvero la prospettiva fosse quella di un’offensiva terroristica in grande stile che vada ad unirsi a lockdown generalizzati in ormai mezzo continente. Una notizia su tutte, rilanciata dalla Reuters su imbeccata di fonti anonime ma decisamente credibili. La Banca centrale europea potrebbe offrire un sostegno meno generoso ai governi indebitati, quando implementerà il nuovo pacchetto di stimoli, al fine di spingerli a richiedere prestiti all’Unione Europea legati agli investimenti produttivi.
Stando a quattro fonti che hanno parlato con Reuters, i responsabili della politica monetaria della Bce starebbero infatti discutendo se si debba ampliare nella disponibilità ed estendere nella durata il Pandemic Emergency Purchase Program (PEPP), programma attivo da marzo che garantisce una flessibilità senza precedenti nell’acquisto di bond in deroga alla capital key e al limite per emittente (oltre ad accettare anche titoli di Stato greci come collaterale) oppure il suo regolare Asset Purchase Program (APP), in base al quale gli acquisti dovrebbero invece rispecchiare le dimensioni relative di ogni Paese. Ovvero, ripristino della capital key.
Perché? Semplice, ciò che vi dico da settimane e settimane, così come pochi giorni fa vi avevo prospettato la quasi certezza nell’arrivo di condizionalità imposte dai Paesi del Nord all’aumento dello stimolo previsto per il board del 10 dicembre: il PEPP ha di fatto garantito finanziamento dei deficit sovrani e compressione artificiale degli spread a tal punto da aver spinto Spagna, Portogallo, Grecia e Italia non solo a snobbare il Mes ma anche – nel caso di Madrid – a mettere in discussione l’attivazione dei fondi in seno al Recovery Fund che non siano a fondo perduto. Insomma, a qualcuno piace vincere facile. E la Bundesbank, a quanto pare, si è travestita da Portobello e deciso che Big Ben ha detto stop. Strano, qualcuno vi aveva avvertito al riguardo, mi pare. Ma si sa, i giudici di Karlsruhe erano solo dei parrucconi condannati dalla Storia. La Bce ha ovviamente smentito, vero? No, stando alla Reuters, un portavoce dell’Eurotower “non ha commentato”. Sapete dove finirà il nostro spread e con esso l’illusione di finanziarci a vita a spese della Bce, se davvero saltasse la deroga alla capital key? Meglio che non lo sappiate, almeno per ora. Meglio parlare di fonetica dei colpi di tosse, sbarchi a Lampedusa e obiezione all’uso delle mascherine. Attenzione, il modello Vienna vale per tutto. E tutti. Dappertutto.