Un altro record italiano, un altro record per la storia dei nostri titoli di Stato. All’indomani del comunicato del ministero dell’Economia e delle Finanze relativo all’emissione di un nuovo Btp a dieci anni (scadenza 1° dicembre 2030) si apprende che per tale strumento finanziario le richieste sono state pari a oltre 100 miliardi di euro (fonte Askanews) rispetto a un collocamento che dovrebbe essere di 14 miliardi. Nonostante «la transazione sarà effettuata nel prossimo futuro, in relazione alle condizioni di mercato», il dato sul versante della domanda è senza precedenti.



Un’ottima notizia soprattutto in chiave di fiducia da parte del mercato che, paradossalmente, sembra voler comunque controbilanciare il proprio sentiment attraverso la vendita sul nostro decennale già quotato (rif. Btp future): dai massimi mensili (142,85) si è arrivati agli attuali 141,62 punti. A seguito di tale riduzione si è potuto assistere un significativo incremento del livello di spread: nell’arco della giornata appena trascorsa è stata superata la soglia dei 200 punti rispetto ai 189,2 della chiusura precedente. Una reazione che in molti trovano inaspettata, ma, se contestualizzata all’intero mercato del debito pubblico internazionale, scopre il temuto e atteso sorpasso che da qualche settimana avevamo ipotizzato e ribadito nell’ultimo intervento: il differenziale tra lo spread italiano e quello greco è tornato a favore di quest’ultimo.



La Grecia vede le proprie quotazioni attorno ai 185 punti, mentre l’Italia, come detto, ha toccato l’area dei 200 per successivamente attestarsi a 190 punti. Si tratta di una lieve differenza, ma, come già argomentato, è importante sottolineare il ridimensionamento del sottostante ellenico dai propri massimi annuali (394 punti a marzo).

Pochi giorni fa, a commentare il nostro spread, ci ha pensato il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco attraverso le sue “Considerazioni finali”: «Il differenziale tra il rendimento sui titoli di Stato decennali italiani e quello sui corrispondenti titoli tedeschi, che era stato inferiore a 140 punti base per gran parte del mese di febbraio, è cresciuto rapidamente fino a circa 300 punti verso la metà di marzo; era ieri pari a 185 punti. La sua discesa nelle ultime settimane è confortante; riflette l’azione della politica monetaria e le iniziative europee per il sostegno dell’attività produttiva e il lavoro e per il rilancio degli investimenti. Ma il differenziale è ancora quasi il doppio di quelli di Spagna e Portogallo, su valori che non trovano giustificazione nei fondamentali della nostra economia, che pure sono da consolidare e sui quali dobbiamo costruire». E proprio per modificare questi “ingiusti valori” della nostra economia è necessario intervenire.



Lo stesso Governatore, attraverso le proprie considerazioni, si sofferma su alcuni aspetti: «Nel quadro macroeconomico del Governo si prevede per il 2020 un disavanzo pari al 10,4 per cento del Pil e un aumento del peso del debito pubblico sul prodotto di 21 punti percentuali, al 156 per cento. Un lascito così pesante impone una presa di coscienza della dimensione delle sfide di fronte a noi. L’economia italiana deve trovare la forza di rompere le inerzie del passato e recuperare una capacità di crescere che si è da troppo tempo appannata».

Anche rispetto agli altri Paesi viene preso in esame l’eventuale pericolo di scarso dinamismo: «I ritardi rispetto alle economie più avanzate non possono essere colmati con un aumento della spesa pubblica se non se ne accresce l’efficacia e se non si interviene sulla struttura dell’economia. L’azione della politica monetaria, che pure resterà a lungo straordinariamente accomodante, non potrà sostituirsi agli interventi necessari per innalzare il potenziale di crescita». Sul tema delle risorse: «Le risorse vanno indirizzate dove si possono ottenere i rendimenti sociali più elevati; per farlo serve un miglioramento continuo e profondo nei servizi pubblici offerti, con le necessarie semplificazioni e con la giusta attribuzione e consapevole assunzione delle responsabilità». Con specifico riferimento alle infrastrutture: «Va recuperato il ritardo accumulato nelle infrastrutture, sia quelle tradizionali, da rinnovare e rendere funzionali sia quelle ad alto contenuto innovativo, come le reti di telecomunicazione, necessarie per sostenere la trasformazione tecnologica della nostra economia».

Una particolare osservazione viene fatta in materia di economia sommersa ed evasione: «Ciò che soprattutto ci differenzia dalle altre economie avanzate è l’incidenza dell’economia sommersa e dell’evasione, che si traduce in una pressione fiscale effettiva troppo elevata per quanti rispettano pienamente le regole. Le ingiustizie e i profondi effetti discorsivi che ne derivano si riverberano sulla capacità di crescere e di innovare delle imprese; generano rendite a scapito dell’efficienza del sistema produttivo. Un profondo ripensamento della struttura della tassazione, che tenga anche conto del rinnovamento del sistema di protezione sociale, deve porsi l’obiettivo di ricomporre il carico fiscale a beneficio dei fattori produttivi».

Debito pubblico, aumento della spesa pubblica, impiego delle risorse, lotta all’evasione (e sommerso), e ripensamento della struttura della tassazione: questi i principali punti per una nuova azione (anche in veste programmatica) da delegare all’esecutivo.

Noi stessi condividiamo la necessità di poter iniziare un «impegno unitario» perché «nell’interesse di tutti» e pertanto concludiamo con lo stesso auspicio del Governatore: «Oggi da più parti si dice: “insieme ce la faremo”. Lo diciamo anche noi: ma purché non sia detto solo con ottimismo retorico, bensì per assumere collettivamente un impegno concreto. Ce la faremo con scelte mature, consapevoli, guardando lontano. Ce la faremo partendo dai punti di forza di cui qualche volta ci scordiamo; affrontando finalmente le debolezze che qualche volta non vogliamo vedere. Molti hanno perso la vita, molti piangono i loro cari, molti temono per il proprio lavoro. Nessuno deve perdere la speranza».

Per il presente e il futuro confidiamo che nessuno perderà la propria speranza. Anche i mercati finanziari vivranno tale speranza?