Procede il confronto di Giuseppe Conte con le delegazioni di M5s e Pd. “Mi metterò subito all’opera per una manovra che contrasti l’aumento dell’Iva, tuteli i risparmiatori, dia una solida prospettiva di crescita e sviluppo sociale”, aveva detto il Premier in pectore al Quirinale. “Il problema è che non si sa nulla del programma economico di Pd e M5s e riguardo alla manovra non è stato detto quanto deficit si vuol fare”, ci dice Francesco Forte, economista ed ex ministro delle Finanze e per il Coordinamento delle politiche comunitarie.



Sembra però scontato che l’Europa ci concederà un certo margine di flessibilità…

Sì, potremo rifarci alla regola sull’output gap, vista la crisi generalizzata, ma non si è parlato ancora di numeri e non bisogna dimenticare che per colmare questa differenza tra Pil potenziale e reale ci sono soltanto due modi: aumentare gli investimenti e/o ridurre le imposte in modo che aumenti la possibilità di utilizzare la capacità produttiva inespressa. Questo si dovrebbe fare per far ripartire un’economia, non misure come il Jobs Act. Il Governo potrebbe premiare fiscalmente i contratti di produttività, consentendo di applicare anche nel nostro Paese la riforma che Germania e Spagna hanno già attuato con buoni risultati. Ma non mi sembra che M5s e Pd siano in grado di muoversi in questa direzione.



Secondo lei quindi il Governo Conte-bis non può varare la manovra che servirebbe al Paese?

Abbiamo partiti che hanno approvato il Jobs Act e il Decreto dignità, che parlano di salario minimo e che non si capisce cosa vogliano fare rispetto al reddito di cittadinanza, una misura che accresce la convenienza a non accettare certe offerte di lavoro. Insomma, tutto il contrario di quel che può servire per risolvere i problemi dell’output gap. Quindi, mi domando innanzitutto in che modo questo Governo risolverà il problema della neutralizzazione delle clausole di salvaguardia sull’Iva facendo un deficit accettabile a livello europeo e soprattutto dal punto di vista dei mercati nel medio-lungo termine.



Cosa intende dire professore? I mercati sembrano aver apprezzato la nomina di Conte…

È chiaro che adesso, grazie alle annunciate politiche di espansione monetaria, si può anche aumentare il livello del debito pubblico in rapporto al Pil e anzi se ne trae giovamento sui mercati perché i propri titoli di stato offrono un rendimento più interessante degli altri, ma, come noto, questi fenomeni dopo un po’ si rovesciano: i Paesi che hanno più debiti che crediti vanno in difficoltà. Ai mercati non interessa fare oggi un ragionamento di lungo termine, perché correggeranno più avanti la loro valutazione. Mi domando in che modo possiamo festeggiare se per un anno o due facciamo le cicale. Questo mi sembra che sia il problema economico centrale.

E politicamente? Chi le sembra che possa comandare davvero in questo nuovo Governo?

Per ora, non sapendo la sua composizione, nemmeno se ci sono vicepremier, non si possono fare grandi valutazioni. Se non ci saranno vice, il Governo partirà già debole e pronto alle liti, con Conte chiamato a fare il “notaio” rispetto alla pretesa di Pd e M5s di comandare, ma senza un luogo dove cercare un compromesso come avveniva con Di Maio e Salvini. Restano comunque più quelli economici gli interrogativi: non si sa che deficit vogliono; inoltre, dicono che intendono ridurre le imposte o ai contributi sociali, ma a chi esattamente?

Si è parlato di possibili pressioni internazionali per la nascita di questo Governo. Cosa ne pensa?

Non ci vuole molto a immaginare queste pressioni. A livello europeo, per esempio, è ovvio che il fatto che Lega e M5s fossero insieme creava una situazione di polemica permanente con le istituzioni comunitarie. Ora questa minaccia fastidiosa non c’è più. Se poi il nuovo Governo Conte sarà debole, potranno continuare quei giochetti che hanno, per esempio, consentito alla Francia di mangiarsi non poche parti del nostro sistema industriale-bancario-agroalimentare coi governi precedenti. Pur di governare, saranno disposti a vendere l’argenteria. Sarà comunque importante vedere che direzione prenderà sullo scacchiere internazionale questo esecutivo, dopo che con quello giallo-verde c’è stata poca chiarezza rispetto all’alleanza atlantica.

L’endorsement di Trump a Conte dovrebbe già far capire dove si muoverà il Governo…

Guardi, secondo me c’è stato un equivoco pazzesco riguardo questo “avvallo” di Trump. Certamente, il presidente Usa non ama i governi di sinistra e non potrebbe apprezzarne uno dove ci sono i democratici. Altrettanto certamente non poteva dare il suo sostegno a Salvini, che come lui ha una vicenda Russiagate aperta. Conte è però meglio di un premier vicino o espressione dei dem. Per Trump è stato quindi un appoggiare il meno peggio.

(Lorenzo Torrisi)