“La guerra in Ucraina ci sta costringendo a vedere il mondo in modo diverso da come lo conoscevamo”. Entra subito nel vivo Claudio Descalzi nel presentare il piano strategico del cane a sei zampe 2022/25, un progetto a medio termine che dovrà però fare i conti con un’esigenza a brevissimo termine: contribuire a liberare l’Unione europea dalla dipendenza dal gas russo. Impresa difficile, ma a cui Eni, nell’ambito italiano, può offrire una prima risposta: “Siamo in grado di rendere disponibili sul mercato oltre 14 TCF (trillion cubic feet) di risorse addizionali di gas nel breve e medio termine”.
Un tesoretto che si aggiunge a riserve e risorse per 50 TCF e a 15 milioni di tonnellate contrattualizzate di gas naturale liquefatto entro il 2025 all’80% in quota Eni. Un prezioso contributo, insomma, all’ardua ma non impossibile missione di trovare rapidamente alternative al gas russo consentito, aggiunge l’ad dell’Eni, “dalla nostra strategia che ci ha consentito di essere pronti ad affrontare questa sfida. La nostra risposta immediata alla crisi attuale è stata quella di ricorrere alle nostre alleanze consolidate con i Paesi produttori per reperire fonti sostitutive di energia da destinare alle necessità europee”.
La strategia delle alleanze: Norvegia, Angola, Spac a Londra
Ma la tragedia umanitaria e l’emergenza che ne è seguita non possono far dimenticare le ambizioni del gruppo per la transizione energetica. L’ad di Eni, Descalzi ,ha così confermato gli obiettivi di tappa verso le emissioni zero (traguardo 2050): -35% entro il 2030, -80% nel 2040 rispetto al 2018. Con un 30% degli investimenti dedicati alle nuove energie entro il 2026, il 60% nel 2030. Anche in questo caso la strategia adottata dalla major italiana passa dalle alleanze con vari partner, attraverso la costituzione di società satellite basate su tecnologia e modelli operativi di casa e “forti alleanze con gli stakeholders”. È la filosofia alla base della costituzione in Norvegia di Vår Energi, la più grande IPO di una oil&gas da oltre un decennio, di Azule (joint venture con BP in Angola) e la recente quotazione di Energy One (la prima Spax quotata a Londra focalizzata sulla transizione energetica).
Presto la quotazione di Plenitude
In questa chiave si inserisce il decollo di Plenitude, per cui è già stato presentato in Consob il documento per la quotazione. Si tratta della società che opera nell’ambito della catena del valore dell’energia verde e che integra rinnovabili, soluzioni di energia per i clienti e un’ampia rete di ricarica per veicoli elettrici fino a oltre 30.000 punti di ricarica entro il 2025.
Una società per la mobilità sostenibile
In linea con questa strategia di Eni, si stanno riunendo bioraffinerie, stazioni di servizio e attività di ride sharing in un’unica entità dedicata alla mobilità sostenibile.
Un free cash flow di 25 miliardi in tre anni
Altro pilastro del piano Eni vuol essere una gestione finanziaria basata sul miglioramento della qualità del portafoglio “uscendo o diluendo la propria esposizione agli asset e paesi non-core, valutando acquisizioni strategiche tattiche per ottimizzare il portafoglio stesso” con l’obiettivo di generare un contributo di cassa netto positivo pari a circa 3 miliardi di euro. Nell’arco del piano in base allo scenario Eni, la società genererà un Flusso di cassa operativo cumulativo (ante capitale circolante al costo di rimpiazzo) pari a circa 55 miliardi di euro e un Free cash flow (ante capitale circolante al costo di rimpiazzo) pari a oltre 25 miliardi di euro contro i 17 previsti un anno fa. Merito del rialzo dei prezzi del petrolio che già si riflettono sull’aumento della remunerazione agli azionisti di Eni.
Il dividendo sale a 0,88 euro, buyback di 1,1 miliardi o anche di più
Il dividendo complessivo annuale di Eni salirà a 0,88 euro per azione da 0,86 euro per azione, sulla base del prezzo di riferimento del Brent tra 80 e 90 dollari al barile, sarà corrisposto in quattro rate trimestrali paritarie a settembre 2022, novembre 2022, marzo 2023 e maggio 2023. Inoltre, Eni aggiornerà la propria valutazione sullo scenario relativo al programma di buyback a luglio e ottobre. In presenza di scenari di prezzo del Brent superiori a 90 dollari al barile, Eni procederà ad aumentare gli acquisti di azioni proprie per un ammontare pari al 30% del Free Cash Flow incrementale associato. Un “regalo” che il mercato, almeno nella giornata di ieri, non ha gradito forse perché sperava in doni più munifici vista la corsa del petrolio.
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