«La Banca centrale europea è pronta ad adottare tutte le eventuali misure per garantire la stabilità dei prezzi e la stabilità finanziaria nell’eurozona», queste le parole della presidente della Bce, Christine Lagarde, nel corso della conferenza stampa all’Ecofin informale di Parigi. Una rassicurazione a tutti coloro che, in balia dell’incertezza sul versante Russia-Ucraina, volevano godere di un immediato sollievo.
A ben vedere, quanto affermato dalla Governatrice, richiama alla mente simili considerazioni in altri tempi che furono ma sempre circostanziati alla vita operativa della Bce. Tornano, infatti, le parole dell’allora Presidente Mario Draghi che, a gennaio 2019 in visita all’Europarlamento, rincuorava la platea finanziaria con un avviso: «Se le cose dovessero andare molto male, possiamo ancora riprendere altri strumenti nella nostra cassetta degli attrezzi». Un altro benaugurante spunto ma più recente, quello di circa un anno fa (marzo 2021) con l’attuale leader della Bce Christine Lagarde che, durante un’intervista Bloomberg tv, lanciava il proprio guanto di sfida ai mercati: «I mercati possono metterci alla prova quanto vogliono: la Bce ha strumenti eccezionali da utilizzare, e ne ha un’intera batteria».
In situazioni di crisi, in molti, potrebbero considerare queste avvisaglie (come tante altre) al pari di atti dovuti. Oggi, di fatto, quello che sta accadendo nel Vecchio continente può considerarsi senza alcun dubbio un elemento di preoccupazione in capo all’intero parterre non solo finanziario ma soprattutto in ambito sociale e civile. Per tale oggettivo stato di allerta, tralasciando per un solo momento il mero (e cinico) aspetto monetario, l’essere consapevoli di avere alle spalle un’istituzione super partes come può essere una banca centrale deve, obbligatoriamente, calmierare gli animi di tutti: compreso anche il più frenetico dei soggetti più tumultuosi e caratterizzati dalla loro sempre presente indole anti-sistema.
A lato dell’intervento della Governatrice Lagarde rimane un’unica perplessità che la stessa interessata non ha volutamente affrontare. Alla domanda sul quale potesse essere il futuro percorso di normalizzazione della politica monetaria nell’area euro a causa dell’invasione russa sull’Ucraina, la Presidente della Bce, ha solo osservato: «Ogni risposta adesso è prematura e inappropriata: abbiamo una strategia monetaria precisa e dipendiamo dai dati (della situazione economica e monetaria, ndr) che dipendono dalla situazione, dobbiamo valutarli e lo faremo nella prossima riunione del consiglio dei governatori (già programmata per marzo)».
Una sorta di rimando istituzionale a tempi più favorevoli, poiché, oggi, è assolutamente impensabile – anche per i “grandi della terra” – avere idee chiare sul futuro di un conflitto a fuoco tra i più inaspettati e intempestivi che la storia dovrà ricordare.
Raramente accade e questa volta – fa male ammetterlo – neppure la finanza attraverso uno dei suoi principali attori è stata in grado di poter limitare le paure dei moltissimi osservatori. Salvo cambi di scena dell’ultima ora, tale debolezza potrà rivelarsi come un vero e proprio effetto boomerang a danni di molti.
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