Da un punto di vista strettamente economico e tecnologico non c’è dubbio che Fincantieri stia dimostrando di essere un’industria di altissimo profilo a livello nazionale e soprattutto internazionale. Lo dimostrano due semplici dati. In occasione del vertice bilaterale franco-italiano che si è tenuto giovedì a Napoli è stata siglata una vera e propria partnership nel contesto della cantieristica navale militare tra Francia e Italia che consentirà di dare vita ad nuova realtà industriale sul piano internazionale, e cioè a Navaris, sorta dalla fusione tra il gruppo francese Naval Group e quello italiano di Fincantieri.



Fra gli obiettivi di questa partnership strategica vi saranno non soltanto la modernizzazione delle fregate franco-italiane della classe Orizzonte, ma soprattutto il rafforzamento della European Patrol Corvette. Non c’è dubbio dunque che su medio-lungo termine l’obiettivo sia quello di costruire un gruppo navale europeo solido e competitivo.



Di analoga importanza, sotto il profilo industriale e tecnologico, è stato il varo della corvetta Al Zubarah commissionata proprio a Fincantieri dal ministero della Difesa del Qatar presso lo stabilimento di Muggiano. Oltre a svolgere funzioni di pattugliamento la corvetta avrà anche capacità offensive. Inoltre il fatto che Fincantieri stia realizzando per conto della marina del Qatar una flotta di sette unità di superficie e anche di sottomarini dimostra in modo evidente il consolidamento a livello internazionale della nostra industria cantieristica.

Tuttavia, affinché questi successi non rimangano fini a se stessi, affinché cioè questi successi non diventino soltanto una valenza di carattere economico, è necessario che siano supportati – alludiamo in modo particolare alla joint venture con la Francia – non solo da una politica militare europea comune ma soprattutto da una politica militare da parte dell’Italia con obiettivi strategici ben delineati. Al contrario, da un lato la Francia porta avanti obiettivi di natura geopolitica che sono in contrapposizione a quelli italiani in modo lineare e spregiudicato, mentre dall’altro lato l’Italia, almeno fino a questo momento, non è stata in grado di portare in essere alcuna scelta chiara e realistica nel teatro libico.



 

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