Secondo Reuters, che ha riportato la notizia ieri pomeriggio, Thyssenkrupp starebbe “esplorando diverse opzioni strategiche per la sua divisione militare tra cui una fusione con Fincantieri per creare un campione nazionale insieme ad altre aziende del settore tedesche”. In particolare, si tratterebbe di una partnership 50-50 tra la divisione militare di Fincantieri e quella di Thyssenkrupp. Facciamo finta di non sapere che la divisione militare di Fincantieri sarebbe promessa “sposa” dei francesi. Ma su questo torniamo prima della fine.



La divisione militare di Fincantieri è ovviamente quella più strategica e sicuramente più appetibile economicamente visto che l’altra, quella che fa navi da crociera, subirà una crisi di domanda inevitabile ed è in un settore con molta più competizione, e meno margini, di quella militare. A questo proposito segnaliamo che pochi giorni fa Fincantieri ha annunciato una mega commessa militare negli Stati Uniti del valore di 5,5 miliardi di dollari.



Dodici mesi fa ci saremmo dedicati a un’analisi dei rischi e delle opportunità di conferire una partecipazione strategica, navi militari, dentro un “campione europeo”. L’analisi si sarebbe concentrata sui rischi e le opportunità per il sistema Paese e per la tutela del suo know-how e dei posti di lavoro. Le fusioni possono essere molto positive o molto negative: dipende da chi comanda e da che ruolo viene assegnato. Ci si può mettere assieme per costruire una portaerei, ma se il compito assegnato è costruire i fornelli della cambusa o i motori piuttosto che i cannoni la convenienza muta. Stesso discorso sui “dettagli”, dove come ci insegnano gli inglesi si nasconde il diavolo, delle partnership 50-50 che inevitabilmente si spostano verso il partner più forte soprattutto se nel frattempo devi chiedere udienza con il cappello in mano per qualche miliardo di aiuti europei.



Questo appunto è quello che avremmo detto dodici mesi fa. Oggi però è tutto diverso e bisogna essere ciechi e sordi per non vedere e non sentire quello che sta succedendo. Quello che sta succedendo è che non è più possibile essere europei, come due anni fa, ed essere atlantici e ancora di meno è possibile essere alleati della Germania e degli Stati Uniti. La frattura che emerge con sempre maggiore forza in Europa dopo l’apertura della guerra fredda tra Cina e America è sempre più drammatica, sempre più visibile per chiunque abbia un minimo di onestà intellettuale e non abbia i paraocchi dell’ideologia o della disinformazione.

Ci raccontano che se Biden, o i democratici, vincessero a novembre le cose potrebbero cambiare e si potrebbe tornare magicamente al 2016. Ne dubitiamo profondamente per tante ragioni e poi perché la “nuova” politica americana sta diventando bipartisan alla velocità della luce. A proposito di Francia: la deriva filocinese della Germania non ha similitudini nello storico alleato di Parigi.

Quello che sta accadendo è che l’Italia sta finendo progressivamente nell’orbita tedesca e soprattutto cinese. L’inerzia del Governo e il cappio che ci ha messo l’Unione europea che ci costringe ad affannarci per la cifra ridicola, vista la crisi, di 55 miliardi di euro lavorano per farci finire definitivamente nell’orbita cinese e tedesca. Alla fine, in autunno, nella crisi devastante e nel caos politico ci aggrapperemo a chiunque potrà salvaguardare minimamente il nostro stile di vita economico. L’uomo forte per cui l’Italia sembra ogni giorno più matura è l’ultimo dei problemi. Comunque viene molto dopo quello della nostra collocazione internazionale. Quello sì che fa paura. Immaginatevi un uomo forte nell’area di influenza cinese. Le violazioni della Costituzione di questi giorni ci sembreranno marachelle dell’asilo.

Gli Stati Uniti oggi sono attanagliati dalle presidenziali e in più fanno fatica a salvarci per la nostra dipendenza dall’area euro. La Fed salverà l’economia americana mentre la Bce condanna un terzo dell’Europa a una crisi devastante per garantire e ampliare un certo equilibrio di potere e attingere alle profonde tasche dei risparmi italiani. La Bce è un unicum assoluto tra le banche centrali. È responsabilità? In questa fase e con questa crisi? Ma chi ci crede? Vogliamo essere responsabili sulle macerie e con il frigo vuoto? Se non ci fosse da piangere ci sarebbe da ridere.

La notizia di ieri quindi è un sintomo della faglia che si è aperta e dovrebbe farci paura. Il nostro “ruolo” nel mondo tedesco è quello che è toccato alla Grecia. Però peggio. Perché oggi vorrebbe dire finire nell’orbita cinese. Lo stesso Stato che oggi tira giù le croci dalle chiese e uccide i medici “dissidenti”. Se questo è il nostro futuro vorremmo almeno avere il diritto di scegliere prima che venga presentato o “imposto” come inevitabile per salvare il salvabile. Ci facciano votare; ormai sappiamo chi sta da che parte. Meglio poveri e liberi che poveri e schiavi.

Sì lo sappiamo, sembra fantapolitica, ma non lo è affatto e basta cogliere i segni: da Fincantieri al miliardo di euro da investire in Emilia Romagna per la macchina elettrica cinese finanziato da un’azienda di Stato cinese. Una notizia uscita proprio ieri mattina. La crisi italiana precipita a causa di un Governo imbarazzante nella sua incompetenza e al cappio finanziario europeo. Deve precipitare prima che gli americani possano provare a contrastare la deriva e cioè prima dell’inizio del 2021 perché fino a quel momento sarà solo campagna elettorale dura e senza esclusioni di colpi.

Chissà se chi regge le fila in questo momento si rende conto fino in fondo della parte che sta recitando con la complicità evidente di attori che sembrano aver perso il filo della propria storia e che ci stanno vendendo in un affare che sembra pessimo o diabolico. O tutti e due.

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