Non ha dubbi Marco Boato, un passato politico molto lungo – prima tra i fondatori di Lotta Continua, poi dei Cristiani per il socialismo, quindi passato ai Radicali per approdare oggi ai Verdi di cui è membro del consiglio federale nazionale – a trovare chi ha le colpe della crisi della sinistra: Matteo Renzi. È lui, ci ha detto in questa intervista, ad aver portato il Pd su posizioni liberiste, come peraltro è accaduto anche negli Usa e in molti paesi europei dove la sinistra si è dimenticata del ceto operaio, distruggendo ogni collegamento con quella classe, ma soprattutto ad aver “spezzato brutalmente quel seppur timido tentativo di Martina, dopo il voto del 4 marzo, di aprire un dialogo con il M5s che si era dimostrato interessato a dialogare, portando i 5 Stelle ad allearsi con la Lega”.



È d’accordo con quanti dicono che la sinistra italiana non sta facendo una vera opposizione al governo in carica, che non è in grado di farla?

Il problema c’è, è concreto, lo si è visto anche sul voto in Parlamento sulla Tav.

A quando risale questa incapacità della sinistra di farsi interprete di una opposizione reale e soprattutto di aver perso i voti della classe operaia?



C’è una crisi profonda della sinistra italiana e riguarda non solo il nostro paese. Pensiamo alla socialdemocrazia tedesca, ad esempio, il partito socialista più longevo al mondo. Stessa cosa nel Regno Unito. Certamente ogni paese ha un suo contesto diverso, ma pensiamo ancora agli Stati Uniti e al Brasile in tempi più recenti. Le destre vincono con i voti che vengono dai ceti operai e poveri.

Per quanto riguarda il nostro Paese?

Per l’Italia il fenomeno c’è ed è molto forte. È vero che prima del 4 marzo c’era  stata una serie di governi di centrosinistra, da Letta a Renzi a Gentiloni. Credo che le responsabilità risalgano a quando Letta venne eliminato brutalmente da Renzi. Inizialmente Renzi ha ottenuto qualche successo, poi ha compiuto un disconoscimento totale delle organizzazioni operaie, ha imposto una concezione liberista alla sinistra, con un calo di consensi e di partecipazione democratica che alla fine ha lasciato un segno spaventoso con le elezioni del 4 marzo.



Elezioni in cui il M5s ha ottenuto il doppio dei voti che ha adesso, mentre per la Lega è accaduto l’opposto. Che significa?

Questo è un dato di fatto, sono francamente sconcertato e molto amareggiato anche sul piano religioso, essendo io cattolico praticante. Il contrasto tra quello che dice il Papa tutti i giorni e l’utilizzo che la Lega fa dei simboli religiosi mi lascia senza parole.

Forse la colpa, per usare una parola stra-abusata, è del “buonismo” della sinistra? Gli italiani stanno dimostrando di amare uno come Salvini, l’uomo forte.

La scelta alternativa a Salvini non è il buonismo, che io comunque preferisco all’attuale cattivismo. La scelta è un governo razionale che sappia ragionare e affrontare i motivi delle migrazioni che riguardano non solo l’Italia, ma tutto il mondo. Oggi tutti i canali, salvo qualche raro caso come i corridoi umanitari, sono stati chiusi, ma proprio questi canali umanitari sono esempi di come si potrebbe agire. Tornando alla sua domanda, il problema è che l’alternativa a Salvini non è dire venite tutti in Italia. Da uomo politico credo in un atteggiamento politico razionale e serio, che affronti la problematica e non solo le sue conseguenze.

Lei ritiene che il Pd debba impegnarsi a recuperare i voti dei tanti elettori di sinistra che hanno votato M5s, o cercare di venire a patti con loro?

Secondo me tutte e due le cose. Riguardo al Pd ma non solo al Pd, anche ai Verdi, ci sono milioni di elettori che negli ultimi anni e in particolare dal 4 marzo si sono spostati dal consenso alla sinistra nelle sue varie formazioni a quello per i 5 Stelle. Nelle due ipotesi che dice lei, personalmente ritengo che dopo il 4 marzo quell’iniziale tentativo di Martina di dialogare con i 5 Stelle ponendo l’aut aut alla famosa politica dei due forni, fosse la strada giusta. I 5 Stelle si erano anche dimostrati interessati, preparando 10 punti programmatici che non erano affatto male. 

Poi cosa è successo?

È successo che il giorno dopo Renzi è andato da Fazio in televisione stroncando quanto Martina stava cercando di fare. Un comportamento senza scusanti: Renzi non era più un dirigente del partito, si è permesso di sparare a zero sul suo segretario con un suo amico giornalista invece che nella sede del partito. Così si è bloccato tutto ed eccoci qua. Dire “adesso ci mangiamo i pop corn e vi guardiamo fallire” è stato irresponsabile. È stato lui, Renzi, a portare i 5 Stelle ad allearsi con la Lega.

Oggi però le cose sono cambiate, i 5 Stelle dalla Lega hanno preso solo sonori schiaffoni, pensa che in caso di nuove elezioni Pd e M5s potrebbero questa volta trovare l’accordo?

Oggi con la delusione che c’è nei 5 Stelle forse questo dialogo si potrebbe fare, ma non so se c’è una classe dirigente del Pd che verrebbe scomunicata se volesse tentare questa strada. Io non sarei contrario a fare ancora oggi questo tentativo. Rispetto al disastro che rappresenta politicamente ed eticamente per l’Italia questa subcultura imposta dalla Lega, ben venga. Non uso il termine fascismo ma qualcosa come dicono in molti, cioè democrazia autoritaria. Oggi in Italia non siamo più di fronte a una democrazia liberale, lo dimostrano le amicizie di Salvini, gente come Orbán che ha detto che bisogna sconfiggere la democrazia liberale, e Putin, che tutti conosciamo.

(Paolo Vites)