Non spetta alle Regioni decidere sul fine vita, è il Parlamento a dover legiferare. Lo stop al dibattito sulla legge di iniziativa popolare promossa dall’associazione Luca Coscioni, e sottoscritta in Friuli Venezia Giulia e Veneto, è arrivato dall’Avvocatura di Stato, secondo cui l’atto può essere impugnato dalla Corte costituzionale. Gabriella Palmieri Sandulli, ai vertici dell’istituzione che fornisce consulenza giuridica e rappresentanza legale alle amministrazioni statali in tutti i procedimenti, ha risposto alla richiesta del presidente del Consiglio regionale del Veneto, Roberto Ciambetti, il quale chiedeva se l’iter andasse bloccato o meno. «L’eventuale approvazione della proposta di legge in questione potrebbe esporsi a rilievi di non conformità al quadro costituzionale di riparto delle competenze legislative tra Stato e Regioni», l’avvertimento dell’Avvocato Generale dello Stato, riportato dalla Verità.



Dunque, la legge potrebbe essere impugnata dal governo e finire davanti alla Corte costituzionale. Il progetto in questione auspica procedure semplificate e tempi rapidi di risposta da parte delle aziende sanitarie riguardo il suicidio medicalmente assistito a spese dello Stato. Il parere dell’Avvocatura dello Stato non è vincolante, d’altra parte è altamente improbabile che l’ufficio legislativo del Veneto possa portare avanti l’iniziativa. Anche il Friuli Venezia Giulia aveva chiesto il parere dell’Avvocatura dello Stato, ricevendo lo stesso suggerimento di lasciar perdere in quanto sul fine vita deve decidere lo Stato, per garantire «uniformità di trattamento sul territorio nazionale».



FINE VITA, COSA SUCCEDE A PROGETTI DI LEGGE DOPO PARERE AVVOCATURA DELLO STATO

«Non ci sottrarremo al nostro dovere. Dobbiamo garantire regolarità e correttezza dell’iter. Il parere dell’Avvocatura sarà sottoposto al vaglio del nostro ufficio legislativo», ha aggiunto Roberto Ciambetti. Stando a quanto riportato dall’Avvenire, sono tre gli scenari possibili per il Veneto: la Commissione potrebbe bloccare i lavori o consentire il voto, ma per non precedere, o ancora riunirsi per votare e arrivare in Aula. Carlo Bolzonello, presidente della Commissione Sanità in Friuli Venezia Giulia, sottolinea che sul fine vita «era necessario rimettere la questione su un binario corretto, stabilendo alcuni princìpi cardine, a cominciare dal fatto che a nessuno è concesso di porre fine alla sua vita con la complicità del Sistema sanitario. Un criterio esplicitato dalla nostra Costituzione».



A tal proposito, le audizioni che hanno caratterizzato i lavori della III Commissione «sono state particolarmente utili, aiutandoci a capire che bisognava tornare su questo tema centrale. Ribadendo la necessità di stabilire le competenze su chi debba legiferare in materia, per indicare gli strumenti utili ad attuare un qualcosa che di fatto esiste, ma non certo a stabilire dei tempi di attuazione che sono estremamente soggettivi». Per Bolzonello va rafforzata l’alleanza tra famiglie e sanità per individuare percorsi idonei per il malato e attivare tavoli di valutazione medica omogenei, con protocolli certi, per ottenere procedure uniformi e potenziare le cure palliative e – nei casi previsti – ricorrere alla sedazione profonda.