EUTANASIA, CATTOLICI PD IN CRISI SULLE POSIZIONI DI SCHLEIN
In origine fu il Ddl Zan, poi la maternità surrogata e ora il suicidio assistito con l’eutanasia: le più grandi liti e distanze all’interno del Pd restano quelle tra i membri cattolici presenti nelle pur diverse correnti dem interne alla segreteria di Elly Schlein. L’ultima “miccia”, come noto, è esplosa in Veneto sulla scelta presa contro la linea del partito dalla consigliera regionale Annamaria Bigon che ha votato contro la proposta di legge sul suicidio assistito, di fatto affossandola con il suo voto decisivo: dopo le ire della segretaria Schlein pochi giorni dopo è giunta l’epurazione dal ruolo di viceconsigliera provinciale, motivata proprio con la scelta di “obiezione di coscienza” avanzata da Bigon.
A stretto giro i più eminenti membri catto-dem del Pd hanno espresso il proprio disappunto per le posizioni della segreteria centrale, minacciando a più riprese di passi di lato anche clamorosi: Graziano Delrio, Lorenzo Guerini, Debora Serracchoani ma anche Pierluigi Castagnetti e tutti gli ex renziani ancora presente tra le file dem e in “ombra” dall’arrivo di Elly Schlein al Nazareno. Le posizioni “radicali” della ex vicegovernatrice in Emilia iniziano a mettere sempre più a rischio la permanenza di alcuni parlamentari cattolici nel Partito Democratico che fu dei vari Prodi, Franceschini e, per l’appunto, Renzi. «Se il partito ti chiede di uscire dall’Aula, è giusto farlo e non decidere da sola», è questa frase detta da Schlein durante il “seminario Pd” a Gubbio ad aver fatto di colpo fallire il progetto di “team building” organizzato dalla segreteria nella spa in Umbria. Il netto giudizio su Bigon ha alimentato forti polemiche tra le anime catto-dem più perplesse per le posizioni sempre più “oltranziste” della leadership Pd.
PD E NON SOLO: IL FUTURO DEI CATTOLICI IN POLITICA
«Chiariamoci, se il mio partito, nato per essere custode dell’incontro tra i valori dell’umanesimo cristiano e di quello socialista, diventa una copia del partito radicale, che pure molto rispetto, allora non mi sentirei più a casa mia», ha detto negli scorsi giorni Graziano Delrio, ripreso oggi da Antonio Polito sul “Corriere della Sera” in merito al futuro dei cattolici nel Pd. Ci si chiede se il Partito Democratico possa scindersi in un’ennesimo micro-gruppo e in effetti la tentazione c’è in molti esponenti delusi dalla linea Schlein: ma è lo stesso CorSera ad evidenziare una problematica in più per i cattolici che potrebbero allontanarsi dal Nazareno (e perdonate il “biblico” gioco di parole, ndr).
«Il vero limite per i cattolici che volessero muoversi sta nel Centro: una volta era accogliente perché moderato e cristiano. Oggi dei tre tronconi rimasti, Renzi, Calenda e Bonino, uno è più laicista dell’altro, e tutti e tre in Europa stanno con Macron», sottolinea Polito facendo intendere come sui casi eutanasia, utero in affitto e simili, gli scontri ci saranno sempre ma almeno fino alle Europee difficilmente porteranno ad una frattura interna ai dem. Con l’interesse verso i risultati di giugno per capire se/come Schlein dovesse comportarsi, e così il Centro ex Terzo Polo: solo a quel punto i calcoli saranno estesi per capire se vi sia possibile un nuovo “esodo” (errare è umano, perseverare nei giochi di parole…) catto-dem fuori dal Partito Democratico.
All’interno del convegno al Senato organizzato sul “Suicidio dell’Occidente”, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano proprio dal “caso” del Veneto ha lanciato un nuovo appello ai cattolici in politica, ben oltre il tema Pd: «non demordere, nonostante l’irrilevanza. Sono trascorsi 20 anni dall’approvazione della legge 40 del 2004 che aveva posto un argine alla fecondazione artificiale […] Cosa è accaduto a quel popolo in 20 anni per ridursi a frangia marginale e nemmeno riconosciuta. Certo, gli spunti disorientanti si moltiplicano e non risparmiano il recinto ecclesiale però la confusione da parte delle guide non può trasformarsi in un alibi». Per il sottosegretario di Giorgia Meloni, la vera battaglia oggi è culturale prima ancora che politica: «lo stop alla proposta di legge eutanasica in Veneto è l’esito di una mobilitazione culturale e di un lavoro che ha privilegiato l’argomentazione ragionevole al semplicismo ideologico».