Per facilitare l’accesso alla morte, Emmanuel Macron starebbe lavorando ad un modello francese di fine vita, mentre il governo punta a semplificare ulteriormente l’accesso all’aborto. Stando a quanto rivelato da Le Figaro, il ministro delegato da quello della Salute all’organizzazione territoriale delle professioni sanitarie, Agnès Firmin Le Bodo, ha redatto 21 articoli per integrare il Codice della salute in Francia e che vengono presentati come un «avanzamento» in grado di assicurare la «dignità» ai malati terminali. Il documento punta a facilitare la «dolce morte»: non c’è riferimento all’eutanasia o al suicidio assistito, ma di «aiuto attivo a morire». Inoltre, è sparita la definizione di «cure palliative», invece c’è l’espressione «cure di accompagnamento».
Nel progetto si parla anche di «soccorso al contrario» per «accelerare il decesso limitando le sofferenze». Quindi, i medici non dovrebbero esercitare il loro ruolo di soccorso, ma nel senso opposto a quello voluto. Anziché ostacolare la morte, si ritroverebbero ad ostacolare la vita. Il testo di Firmin Le Bodo prevede che «la somministrazione di una sostanza letale» sia «per principio» effettuata «dalla persona stessa» che desidera morire. Ma il piano prevede anche la presenza di un medico o infermiere che potrebbero essere obbligati all’intervento se la persona che vuole farla finita «non sia in misura di procedere fisicamente» all’iniezione della sostanza letale.
FINE VITA, COME FUNZIONA IL MODELLO FRANCESE “AL CONTRARIO”
I paletti di questo progetto sono blandi. Ad esempio, riguardo la possibilità di fornire l’aiuto attivo a morire solo a persone con «malattie gravi e incurabili con una speranza di vita a breve o medio termine» (6-12 mesi) o a coloro che vivono una «sofferenza fisica refrattaria o insopportabile». Invece, sarebbero escluse le sofferenze «esclusivamente legate a disturbi psichici o psicologici». Così viene ignorato il rifiuto della legalizzazione dell’aiuto attivo a morire espresso nel febbraio scorso da 800mila infermieri, medici e addetti al settore sanitario dei sanitari riuniti in 13 organizzazioni professionali.
Una fonte ministeriale ha riferito a Le Figaro che però «c’è ancora del lavoro da fare sul testo», ma «il presidente vuole spiegare in prima persona» le scelte fatte. Firmin Le Bodo ha confermato che il Parlamento discuterà del testo sul fine vita nel febbraio 2024. Le indiscrezioni sulla futura norma sul fine vita desta la preoccupazione di monsignor Vincent Jordy, vicepresidente della Conferenza episcopale francese. Infatti, al giornale francese ha scritto che «una legge simile rappresenterebbe uno sconvolgimento della nostra civiltà, fondata sul principio del “non uccidere”». Per il vescovo sarebbe la «rottura di una diga i cui effetti sarebbero imprevedibili».