Trasformare storie di vita in un libro
In Francia si torna a parlare del fine della vita, non solo in vista di una riforma legislativa, ma anche della nascita di una nuova figura: quella del “biografo ospedaliero”. Il ruolo, inventato da Valeria Milewsky, è quello di volontari che raccolgono le storie dei malati terminali, che raccontano la propria vita, dando testimonianza della propria esistenza, lasciandone traccia. Il libro scritto verrà poi consegnato alla persona indicata dal paziente, per far sì che ogni vita vissuta lasci il segno. Valéria Milewski, direttrice dell’associazione «Passeur de mots et d’histoires» e linguista, ha avuto l’idea nel 2007.
Al Corriere.it, ha raccontato: “Mi piacciono le persone, le storie ordinarie, e mi piace ascoltare e scrivere”. Così ha cominciato questo viaggio, mettendosi in contatto con l’ospedale di Chartres. Dal 2010 è dipendente dell’azienda sanitaria e scrive circa 20 biografie all’anno, da 10 a 400 pagine. I libri vengono poi consegnati ai familiari dei malati. L’esempio di Valéria è stato seguito in tutta la Francia: sono circa 25 i “biografi ospedalieri” che operano dal nord al sud del Paese. Il prossimo aprile, a Parigi, la linguista proporrà al ministero della Salute di istituire un titolo universitario.
Cosa fa un biografo ospedaliero
Valéria Milewski, al Corriere.it, ha spiegato: “Viviamo in una società dove si dice sempre meno e dove la trasmissione tra le generazioni si indebolisce ma il lutto è sempre più lungo e più complicato. La biografia ospedaliera esiste per questo scopo: permette ai vivi di essere riparati”. La linguista offre il suo aiuto nel reparto di emato-oncologia. Il medico Frédéric Duriez ha raccontato: “Vedo malati che si trasformano quando intraprendono questo progetto. In questo modo restano vivi, continuano ad esistere anche al di fuori della cartella clinica. Le ultime settimane o mesi di vita hanno un senso”.
Per loro, lasciare una testimonianza scritta della propria esistenza, ricostruendo la propria vita, è fondamentale per vivere nel modo migliore gli ultimi mesi. La biografia ospedaliera può essere anche un modo per riparare il passato o per chiedere scusa a qualcuno. Ma chi può diventare un biografo ospedaliero? Come spiega il Corriere.it, la figura è una persona adulta che abbia esperienza nell’accompagnamento di persone in fin di vita, oltre che capacità di scrittura e ascolto. “La vera morte è l’oblio – ha concluso Valéria Milewski -. Il libro crea una sensazione di eternità“.